Mi trovo di nuovo a commentare un’altra pregevole nota di una giornalista di La Sicilia che mostra un encomiabile impegno nei confronti dei temi culturali.
Esistono, a mio avviso, due tipi di pregiudizio riguardo la cultura e la sua fruizione. Per il primo essa è qualcosa di non necessario, superfluo, se non addirittura frivolo e futile, essendo ben altri i bisogni della vita individuale e sociale; per il secondo, all’opposto, essa è qualcosa di troppo elevato e profondo, accessibile solo ad una ristretta elite di fruitori, gli intellettuali, essendo un’inutile fatica il tentativo di divulgarla. Entrambi i pregiudizi sono falsi e il secondo mi sembra il più nocivo perché volendo rinchiudere la cultura e le sue espressioni in una torre d’avorio isolata dal mondo, fornisce un’apparenza di giustificazione al primo. In realtà, come fa efficacemente notare l’editorialista, la cultura è un bisogno che fa parte della vita alla pari degli altri, soddisfa l’esigenza e la voglia di pensiero, di conoscenza, di riflessione etica, di bellezza. Non serve fissare ferree gerarchie o scavare fossati invalicabili. La vita umana, personale e comunitaria, è fatta di varie esigenze che si pongono su un piano orizzontale, anche se ovviamente alcune sono più urgenti, ma nessuna è trascurabile. E non è certo necessario essere uno storico dell’arte o un musicologo per apprezzare un dipinto o un concerto, è sufficiente quell’‘intuizione sensibile’, o quel senso comune estetico di cui tutti siamo dotati; non bisogna essere un letterato o un filosofo per trarre utili spunti di riflessione da una conferenza su questi temi, basta essere disponibili al confronto da entrambi le parti, di chi parla e di chi ascolta. Nell’oscuro medioevo un poeta così esortava i suoi contemporanei: “Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza”.
Salvatore Daniele