Testa che nun parra si chiama… cucuzza!

Silvia VentimigliaFaccio violenza alla mia natura che mi consiglia, generalmente, di lasciar correre e di non rispondere a provocazioni di qualsiasi natura tanto più quando sono messe in atto “tanto per…”, senza volontà di ferire, ma solo per il gusto di dare fiato ai polmoni o per giustificare comportamenti che, altrimenti, non sarebbero spiegabili.

Stavolta, però, faccio violenza alla mia natura, dicevo, perchè vengo gratuitamente colpita in un aspetto della personalità, la mia, cui tengo infinitamente. Chi mi conosce davvero, sa, che – ad attacchi relativi alla mia presenza fisica – ahimè, non posso che rispondere con una fresca risata. Vorrei essere bella, alta, magra ecc… non lo sono, sigh! Di contro, non mi considero affatto una persona, come dire, “tirata”. L’esserlo considerata mi urta infinitamente. Tanto più che, secondo me, chi è tirata di tasca lo è… di cuore. Ed io, più che non considerarmi tale… non lo sono, affatto!

Da cosa nasce questa diceria, riportatami in maniera simpatica da qualche amico buontempone? Vengo e mi spiego.

Qualche giorno fa, esattamente il 4 luglio scorso (Attenzione, seguire il susseguirsi delle date è importante) venivo contattata telefonicamente ed invitata a “sposare l’idea” di partecipare ad un’iniziativa culturale a Viagrande. Niente di “prestabilito”, mi si diceva… solo un’idea alla cui partecipazione venivo chiamata per “riconosciute ma non meglio identificate qualità” dimostrate durante la campagna elettorale. Mi si diceva che l’idea era quella di un movimento apolitico, un insieme di persone che non avevano altro interesse se non il bene di Viagrande ecc…

Perchè no? Mi sono detta. Tanto più che la recente competizione mi ha lasciato addosso una gran voglia di fare. Poteva essere uno sbocco…

Bene; arrivata alla riunione conoscitiva, indetta per il successivo 7 luglio, mi ritrovo in un consesso costituito, per la stragrande maggioranza, da persone che alla suddetta competizione elettorale sono rimaste fuori dai cosiddetti “giochi” o, in mancanza dei diretti interessati, da parenti stretti (e strettissimi) degli stessi. Mi è sembrato si trattasse di una sorta di “governo ombra”. Già questo, considerando che – in un contesto democratico esiste l’opposizione – mi ha creato qualche imbarazzo. Ma solo per un attimo. Sono sempre aperta alla partecipazione ed all’ascolto!

La più grande sorpresa, l’ho avuta quando, presentando quella che doveva essere un’IDEA ci veniva consegnata una copia di Statuto ed Atto costitutivo, segno che le persone dalle quali ero stata contattata, solo per spirito di servizio, si erano date un gran da fare per sollevare noi “adepti” dallo spremerci le meningi e dare un nostro, proprio contributo d’idee. Ci toglievano anche l’imbarazzo di scegliere il nome ed il logo della costituenda Associazione. Ma che gentili!!!

Il bello doveva ancora venire. Scorrendo le fotocopie, ritrovavo i nomi dei componenti il direttivo che noi avremmo dovuto solo, in definitiva, sottoscrivere: Presidente, Coopresidente ecc… Alle mie perplessità, mi veniva risposto che trattavasi di nomi indicativi (insomma, come dire Tizio, Caio e Sempronio): strano che fossero esattamente indicativi delle persone che sedevano ad un ipotetico (certo!) tavolo direttivo!!! A quel punto mi veniva in mente l’esilarante teoria del mio amico Paolino Licciardello delle 4 “C”. Peccato non fosse stato invitato! Anche strano, per la verità. Per la stima e l’affetto che Gli porto, sarò di parte ma, la domanda sorge spontanea: se il consesso era, nella mente degli organizzatori, composto da persone di “qualità”, come mai il caro Paolino (e con Lui tantissimi altri viagrandesi capaci e, soprattutto, pensanti) non era stato invitato a parteciparVi? Quella considerazione, non me ne vogliano gli altri presenti, faceva traballare quel piacere di esserci con il quale mi ero avvicinata all’iniziativa.

Sempre nel corso della seduta, poi, venivano fuori meccanismi da me non compresi e relativi alle quote da versare, allo spessore della partecipazione ecc… ma, come ho avuto modo di denunciare, io non ho esperienza di associazionismo e, come tale, mi limitavo ad ascoltare e a fare qualche timida osservazione. Solo qualche sobbalzo quando – con uno snobbismo anacronistico al giorno d’oggi – qualcuno affermava essere troppo misera la quota di partecipazione, fissata in 100 euro… Ci sono famiglie che, con questa cifra, ci fanno la spesa per due settimane!!!

Questo ciò che avveniva alla prima riunione allargata perchè, poi, sono stata invitata ad un’altra riunione per così dire ristretta. L’esserci, a parte che sfuggirmene il motivo, mi ha creato imbarazzo rispetto a tutti gli altri che non erano stati invitati. Qual’era la ratio? Non l’ho capito allora. Non lo capisco ora ma ringrazio della fiducia accordatami, anche se non richiesta.

Ed arriviamo al 14 luglio, data della seconda riunione allargata. I toni garbati, alle legittime rimostranze (non solo mie), sempre gli stessi: vedremo, faremo ecc… Come quando si cerca di rabbonire dei bambini capricciosi. Di modifiche sostanziali non si è parlato. Ci viene chiesto di aderire. Punto e basta. Ma perchè tutta ‘sta premura? La misura, per me, è colma. Mi congedo: affermo con gentilezza che l’idea, inizialmente, mi piaceva (tanto da aver coinvolto un mio cugino notaio i cui suggerimenti, però, non sono stati seguiti) ma non le modalità con le quali si procede. Punto e basta. Concludo che – secondo me – vi è stato un difetto di comunicazione. E, nell’era della comunicazione, non è un errore trascurabile… Ho fatto ricorso a tutto il mio aplomb quando, nel salutare, ho sentito un commento del tipo “Non solo ci siamo fatti un **** così per Loro. Per giunta parlano!”. Cosa avrei dovuto rispondere? Non solo mi avevano fatto perdere del tempo prezioso e per giunta… Invece, mi sono congedata con un “in bocca al lupo” affinchè la nascente Associazione faccia realmente qualcosa per Viagrande e non sia solo la piattaforma per chi vorrà presentarsi alla prossima competizione elettorale. Questa, purtroppo, è l’impressione che ne ho ricevuto.

Ora torniamo al presente. Dopo questa ultima riunione, a Piano Gelsi qualcuno mi prende simpaticamente in giro… “mamma mia, per 100 euro!!! e così discorrendo. Prima uno, poi un secondo ed ancora una terza… sorrido. Sono abituata a vedere il bicchiere sempre mezzo pieno. Se la mia decisione di non aderire (per i motivi sopraesposti) non è stata gradita è perchè, evidentemente, la mia partecipazione era fortemente voluta… quanto meno in veste di “Cucuzza”!

Che dirVi? C’è qualcun altro che ha da propormi qualcosa di interessante per il bene di Viagrande? Sono qui! E che stavolta non mi faccia venire in mente la… teoria delle 4 “C”, per favore!
Alla prossima!

Silvia Ventimiglia

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