Il cardiologo diventa sensibile narratore e scruta le ragioni del cuore nel dramma di due amanti

Un libro fatto di tanti piccoli momenti, cresciuto nel vissuto quotidiano di una società che si racconta attraverso lo scambio epistolare dei due protagonisti, sullo sfondo di una Catania che cede ai piaceri del primo Novecento, per poi riprendersi dai dolori della prima Guerra Mondiale.
Ignazio La Spina, stimato medico cardiologo, ha già dato prova di grande acume nelle sue precedenti opere, più vicine alla saggistica che al romanzo, in precedenti lavori.
Nel “Merlo della Buganvillea” (Edizioni A&B editrice, collana Eliconea, presentato ieri a Viagrande) rivive, grazie alla penna del narratore, il dramma di due amanti, Laura e Alfredo, che ad inizio secolo, oppressi dalle convenzioni sociali, sperimentarono il dolore della separazione, dovuta a scelte di vita non sempre dettate dalla libera consapevolezza della propria esistenza, oppressi da una società perbenista e classista, ancora poco incline ai compromessi e agli scandali. La sensibilità dello scrittore, raccoglie così un lascito prezioso, regalo di un’anziana paziente, che dona al suo medico le lettere originali da cui trae spunto il romanzo, arricchito anche da preziose testimonianze fotografiche e da disegni dell’epoca, che lo rendono “ritratto” di usi e costumi che appartengono al nostro più recente passato.
Forse è solo attraverso il dolore e la privazione che il sentimento puro può raggiungere i vertici del sublime e diventare unico, in un’accezione sconosciuta oggi ai rapporti amorosi, così fugaci e mutevoli, pronti ad incresparsi di fronte alle minime difficoltà. L’amore che lega Alfredo e Laura, prima impedito dalla carriera ecclesiastica di lui, unico modo per assicurarsi una cultura, poi reso impossibile dal matrimonio “combinato” di lei con un amico dell’amato, è al contrario un amore solido e tragico al contempo, che nemmeno le convenzioni sociali della Sicilia di inizio Novecento può affievolire, destinato a lottare contro la ragione, per piegarsi solo ad un atto estremo di coraggio o di resa totale.
Un libro piacevole anche per l’affresco culturale e sociale che dipinge tra usi e costumi dell’epoca, senza intaccare il dramma personale vissuto dai protagonisti, ma lasciando che sia la loro stessa voce a parlarne, quasi rinnovando il timore dello scrittore di invadere con le sue riflessioni l’atmosfera che dalle lettere, immutata, si trasmette al lettore moderno. Un romanzo vissuto come un ricordo, attraverso gli occhi degli altri, per lanciare un messaggio di amore e passione che può ancora essere lezione di vita, in tempi in cui tutto sembra consumarsi troppo velocemente; la passione lenta e mai consumata del tutto dei due protagonisti può così invitare alla riflessione sul senso ultimo di tutte le cose, sul significato più puro della parola amore.

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