Dieci le persone raggiunte dal provvedimento restrittivo fra Fiumefreddo, Mascali e Santa Teresa Riva. L’organizzazione importava cocaina ed eroina grazie a trafficanti milanesi, calabresi, ma anche serbi e albanesi. Lo stupefacente veniva spacciato non soltanto nel Catanese, ma anche nei locali di Taormina e Giardini Naxos.
La vicenda, ad onor del vero, è un po’ datata, ma fornisce in ogni caso elementi su cui è possibile riflettere. Contrariamente a quel che si pensava, infatti, già dal 2006 l’eroina aveva preso ad arrivare in quantitativi sempre maggiori nelle piazze principali dello spaccio della Sicilia orientale. Si tratta, del resto, di un mercato che tirava e che continua a tirare, come dimostrano i sempre più frequenti sequestri di questa sostanza eseguiti da anni dalle forze dell’ordine, ma forse come dimostra anche l’inquietante episodio «registrato» un paio di giorni fa nel cortile di una scuola di Viagrande, dove è stato rinvenuto materiale solitamente utilizzato da chi assume questo stupefacente.
Non solo cocaina e marijuana, quindi. Da queste parti vanno anche le droghe sintetiche come l’ecstasy, l’hashish proveniente dai Paesi nordafricani e poi, come detto, l’eroina. Tutta roba che si smercia facilmente – senza voler demonizzare nessuno – soprattutto nelle discoteche, dove i giovani con minor sale in zucca pensano di accelerare ingerendo questa «robaccia» lo sballo del sabato sera.
Non a caso, stando almeno a quanto accertato dalla squadra mobile etnea, la banda di spacciatori smantellata nella giornata di ieri e allora coordinata dall’onnipresente Paolo Brunetto, uno che fra Fiumefreddo, Calatabiano, Mascali e centri vicini ha sempre contato tantissimo (vista la riconosciuta “vicinanza” con le famiglie catanesi degli «Ercolano-Santapaola»), aveva come baricentro del proprio raggio d’azione la fascia jonica della Sicilia orientale, quella in cui ricadono le piazze di Fiumefreddo e Mascali, è vero, ma anche Taormina e Giardini Naxos, che di divertimento ne offrono abbastanza e che visto il gran numero di locali presenti nel loro territorio offrono appoggi sicuri a chi campa con lo spaccio di stupefacenti.
Ecco, stando a quanto scoperto dalla polizia nel corso dell’indagine coordinata dai sostituti procuratori della Repubblica, Giuseppe Gennaro e Rocco Liguori, gli stessi che hanno sollecitato e ottenuto dal Gip Carlo Cannella l’attuale ordinanza di custodia cautelare in carcere, i dieci soggetti raggiunti dal provvedimento restrittivo campavano proprio di questo.
Certo, Brunetto si trovava in una situazione di vertice in seno al gruppo, così come il suo braccio destro per la zona di Mascali, Roberto D’Aquino. Ma in certi casi non importa chi comanda, bensì come fare soldi. E di soldi, con la droga, i dieci arrestati erano pronti a farne parecchi. Non a caso nel corso delle indagini sono stati registrati contatti con grossisti che facevano base in Olanda, in Lombardia, in Calabria, ma anche in Albania e Serbia. Purtroppo per il gruppo, però, gli investigatori sono arrivati prima che l’affare assumesse contorni importanti, sequestrando il 30 giugno del 2006 ben 537 grammi di cocaina provenienti dalla Lombardia (e arrestando tre persone), nonché il 29 agosto del 2006 un chilogrammo di cocaina pura proveniente da Amsterdam e trasportato, guarda caso, su un Tir della «Ambra Transit», ditta di autotrasporti di proprietà dello stesso Brunetto.
Chiaro, in questi quattro anni è impossibile pensare che i pusher, al pari delle forze dell’ordine che hanno sbarrato loro la strada, siano rimasti con le mani in mano. Ma l’importante è avere fatto sentire loro sul collo, ancora una volta, il fiato dello Stato.