Il ritorno degli dei sul Vulcano

DOCUMENTARI. La regista catanese Simona Bonaccorso ha girato «Il rito dell’Etna».

Ottanta minuti per un “abbraccio” filmico all’Etna, ricco di scorci rappresentativi della Sicilia, con scene girate in diverse location all’interno del vasto e suggestivo territorio del nostro vulcano. “Il rito dell’Etna“, film documentario di una giovane regista catanese, Simona Bonaccorso, 28 anni, esattamente di San Giovanni La Punta, corre dai crateri sommitali a Linguaglossa, a Viagrande, per poi spostarsi anche all’Isola Lachea, al Golfo di Milazzo e includere anche qualche scena di Tindari. Ma il colpo di fulmine, che rinnova l’innata scintilla tra la regista e il suo vulcano arriva tra i resti dell’ex monastero di San Nicolò l’Arena a Nicolosi.
«Ero tornata in Sicilia per i sopralluoghi nelle location già scelte per le scene del film – ha spiegato Simona, già diplomata in regia e produzione audio-video a Roma presso lo Ied (Istituto europeo di design), che continua a vivere e specializzarsi nella capitale dove collabora con l’associazione culturale Naif Film – Per le autorizzazioni sono andata nella sede del Parco dell’Etna. Lì mi sono innamorata dei resti del vecchio monastero e ho cercato di adattare una parte della sceneggiatura a questa location.
Così è nata la scena del “sogno”
».
Una scena che nel lavoro di Simona Bonaccorso sta proprio come la ciliegina sulla torta.
Lo scenario alle pendici dell’Etna è infatti la cornice di una storia che abbraccia presente e passato, antico e moderno.
«Questo film – racconta Simona – nasce dall’idea di sponsorizzare il territorio in chiave onirica e surreale. Così ho iniziato a visitare il vulcano, ma non volevo limitarmi ad un discorso descrittivo, volevo raccontare “l’anima” del vulcano. Per questo mi sono servita della mitologia greca, ho immaginato il ritorno degli dei che rappresentano delle macrocategorie della nostra società e ho inventato il rito del fuoco, quasi un legame d’amore della ninfa Etna con il territorio che poi regala lo spettacolo visivo dell’eruzione perfetta».
Il lavoro della giovane regista catanese svela quindi un’attenta analisi di alcuni aspetti della società contemporanea, a cui giunge attraverso nitidi “zoom” sulla politica, sull’effimera smania di popolarità, sulla criminalità, sul difficile mondo del lavoro ricco di morti bianche e occupazione irregolare. Così, in questo lavoro che vede Simona per la prima volta anche nel ruolo di sceneggiatrice, si svela tutta la passione di una giovane artista, che dopo aver lasciato la Sicilia per formarsi professionalmente, volta lo sguardo alla sua terra, per dedicarle un secondo lavoro, dopo “La memoria perduta” racconto audiovisivo ambientato ad Acitrezza e Aci Castello.
Il rito dell’Etna“, realizzato con la collaborazione tra l’associazione MoveMent in Sicily e la Naif Film, con un cast tecnico e artistico specializzato, sarà pronto per la distribuzione via web, proposto agli enti pubblici per la produzione di dvd e inviato ad alcuni festival per la proiezione in sala entro la prossima primavera.

(font: La Sicilia – Sonia Distefano, 20 settembre 2010)

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