Goffredo di Rue Grande, è la nuova “impresa” dello scrittore viagrandese Alfio Grasso: un racconto in versi dal sapore antico ma dalla morale sempre attuale. Goffredo, eroe crociato, dopo aver affrontato la prova estrema della guerra, tornato nella sua Rue-Grande (Viagrande ndr!) non riesce a vincere la battaglia contro i suoi più bassi istinti, cadendone vittima per esserne divenuto schiavo. In una serie rocambolesca di vicissitudini incalzanti dove ritroviamo tutti i topos letterari del genere: l’avventura, l’approccio (o meglio il tentativo di approccio) amoroso, le donne, i tradimenti, gli sberleffi e i lazzi il nostro eroe, a cui stavolta la vita richiede di divenire eroe del suo quotidiano, imparerà che niente è come appare se si rinuncia al discernimento razionale dei veri valori per cui val la pena di vivere e che la vita è a volte ben più ridicola di ciò che si vorrebbe, se si perde la capacità di sublimarla. Queste e altre vicende si intrecciano di ottava in ottava, in un susseguirsi denso e vivace che tiene il lettore avvinto fino all’ultima pagina, in un crescendo di situazioni al limite del grottesco, di quando in quando inframmezzate da massime morali nelle chiuse a distico (“quando si getta qualcosa con disprezzo, vorresti dopo riaverla ad ogni prezzo”). Infatti pur travolgendo tutti i personaggi in disavventure sempre più comiche, l’intento dell’autore però non è dissacratorio e fine a se stesso quanto piuttosto solidale verso l’ “umanità”, sottolineata sin dalle prime battute, di questi personaggi che incarnano vizi e virtù universali in un messaggio che trascende i tempi e le circostanze. Programmatica in tal senso la dedica “A tutti i cavalieri della società contemporanea, perché nelle loro crociate individuali, non dimentichino mai di essere uomini”. Affinché dunque il senso più alto dell’humanitas sia sempre il valore assoluto a cui tendere. Il racconto è stato anche definito una “rilettura” di Carlo Martello torna dalla battaglia di Poitiers di Fabrizio De André, la famosa ballata scritta a quattro mani con l’amico Paolo Villaggio, a cui si ispira per la scelta dell’ambientazione storica e per l’ideale di umanità cifra del messaggio del vate genovese.
ALFIO GRASSO
Alfio Grasso, nato a Catania nel 1980, laureato in Scienze Storiche e Politiche e specializzato in Storia Contemporanea, è giornalista pubblicista con collaborazioni al “Giornale di Sicilia” e all’emittente TRA.
Socio dell’Accademia Internazionale “Il Convivio”, ha ricevuto numerosi premi e segnalazioni di merito. Socio fondatore del Cenacolo Culturale “Antonio Aniante” lo ha coordinato dal 2006 al 2008.
Attualmente è Portavoce del Sindaco di Viagrande (CT).
Tra le sue pubblicazioni ricordiamo: Fabrizio De André. Anarchia e Poesia (Bonanno, 2005), Salvatore Scuderi. Il caposcuola del protezionismo siciliano (Bonanno, 2008), per i nostri tipi Morire per non morire (2001) e Apocalisse (2003).
(font: Akis – Chiara Sicurella, 26 giugno 2010)