Agricoltura biologica, in Sicilia il 18% delle aziende italiane. Boom bio tra i giovani agricoltori

ANGA - Confagricoltura, “La Regione aiuti i giovani imprenditori agricoli potenziando il PSR”.

Agricoltura biologica, in Sicilia il 18% delle aziende italiane. Boom bio tra i giovani agricoltori
L’agricoltura siciliana conferma la sua forte vocazione biologica. È quanto si evince dall’ultima mappatura delle imprese che operano in regime di agricoltura biologica realizzata da ACCREDIA (l’Ente Unico nazionale di accreditamento designato dal governo), Unioncamere e InfoCamere. Secondo la mappatura, ricavata attraverso i dati delle Camere di Commercio di tutta Italia, le aziende biologiche sono 59.461 su tutto il territorio nazionale. Tra queste il 55,8%, hanno sede nel Mezzogiorno e ben 9.444 in Sicilia.

Si tratta di numeri importanti che denotano un trend di crescita costante che rappresenta un’opportunità di sviluppo per la nostra Regione”, afferma Salvatore Massimino, rappresentante catanese di ANGA – Giovani di Confagricoltura e produttore biologico di grano duro e legumi. “Sono molti i giovani imprenditori che, consci di questo fenomeno, hanno convertito i propri metodi di produzione dal convenzionale al biologico”. “Le produzioni ecosostenibili sono, infatti, un’importante opportunità per differenziare le produzioni siciliane e riuscire ad aggredire mercati nazionali e internazionali affamati di tali produzioni”, aggiunge il rappresentante dei giovani agricoltori.

Secondo i giovani di Confagricoltura, “un ruolo strategico in questa vicenda è quello che dovrebbero svolgere le politiche di indirizzo del Programma di Sviluppo Rurale 2014/2020”.

In particolare la misura 11 del PSR ‘Agricoltura biologica’ prevede un aiuto per chi adotta tali metodi di coltivazione e nel 2015 ha visto la partecipazione di oltre 3500 aziende agricole siciliane”, spiega Massimino. “Uno degli scopi della misura è però vanificato dai continui ritardi nel pagamento dei premi spettanti agli agricoltori. I premi dovrebbero sostenere, in particolare, le aziende che si sono introdotte per la prima volta nel sistema di certificazione e si trovano a dover fronteggiare i costi richiesti per ottenere la stessa, senza poter godere del vantaggio competitivo della vendita del prodotto certificato. Per i primi anni (due o tre secondo il tipo di coltura), invece, le suddette aziende si trovano in regime di conversione all’agricoltura biologica e quindi costrette a vendere in convenzionale”, sottolinea Massimino.

Secondo Francesco Mastrandrea, Presidente regionale dei Giovani di Confagricoltura, “il sostegno all’imprenditoria agricola giovanile meriterebbe di essere al centro delle politiche di indirizzo dell’amministrazione regionale, ma con chi ha governato la Regione negli ultimi cinque anni non è stato così”.

Dalla nuova amministrazione regionale abbiamo avuto i primi importanti riscontri in termini di regolarizzazione dei rapporti con Agea per lo sblocco dei pagamenti relativi alle misure agroambientali”, aggiunge Mastrandrea.

La programmazione regionale volge però al termine e restano ancora importanti traguardi da raggiungere, su tutti la richiesta avanzata dai giovani di Confagricoltura di potenziare la misura 6.1 che prevede aiuti all’avviamento di attività imprenditoriali per i giovani agricoltori.

L’ultimo bando regionale dedicato alla misura 6.1 ha visto la partecipazione di oltre 4500 under 40 intenzionati ad avviare attività agricola, di cui appena il 20% sembrerebbe poter usufruire delle agevolazioni previste dalla misura“, afferma il presidente regionale dell’Anga.

Per dare spazio a chi rappresenta il futuro della nostra terra sarebbe inoltre opportuno ripubblicare al più presto la misura 11, ‘agricoltura biologica’, magari con una corsia dedicata ai giovani, al fine di far loro ricevere uno start-up necessario per alimentare sogni e speranze di un intero territorio”, conclude Mastrandrea.

Maurizio Ciadamidaro




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