ACI BONACCORSI – Lo studioso di filosofia Salvatore Daniele ha tenuto nel mese di aprile nella sala “Prisma” di Palazzo Cutore ad Aci Bonaccorsi un ciclo di incontri su un tema di costante attualità: il processo a Socrate. Oggi nella sala della Biblioteca Comunale “Luigi Sturzo” gli rivolgiamo alcune domande in merito a questa tematica.
- Andando subito al sodo: quali sono i motivi profondi per cui Socrate viene processato nell’Atene democratica del periodo post guerra del Peloponneso?
“Socrate viene processato per le sue critiche di tipo etico alla prassi democratica. In particolare per la sua critica basata sul principio di competenza. Secondo questo principio la politica deve essere un’attività specialistica fondata su particolari competenze e conoscenze. Il principio di competenza colpisce al cuore il principio democratico enunciato da Pericle e da Protagora, secondo cui ciascun cittadino è abilitato a prendere parte al processo decisionale della politica”.
- Quali sono secondo Socrate queste competenze specialistiche?
“Sono le competenze specifiche politico-amministrativo e queste erano, per tradizione, possesso ereditario delle classi aristocratiche. Ma la competenza decisiva è di tipo etico: la visione del bene comune”.
- Come si raggiunge quest’ultima competenza?
“Innanzitutto attraverso una presa di coscienza dei propri limiti conoscitivi che spinge alla ricerca filosofica e poi attraverso il dialogo (non il dibattito) in cui i problemi vengono analizzati a fondo”.
- Spieghiamo la differenza tra dibattito democratico e dialogo socratico.
“Secondo Socrate il dibattito democratico mette una parte contro l’altra e vede il prevalere di una tesi sull’altra, al di là del contenuto di verità della tesi stessa. Nel dialogo socratico invece si pone un problema e si cerca, anche collaborando, una soluzione veritiera. Inoltre, nel dialogo socratico non è da considerarsi una sconfitta dover rivedere le proprie posizioni iniziali”.
- Ma allora la democrazia ateniese è da buttare?
“No. Assolutamente no. La democrazia ateniese è una grande conquista, un esperimento assai raffinato, che avrebbe dovuto avere maggior fortuna. Il principio della “isonomia” ateniese anticipa addirittura il concetto di sovranità popolare della nostra costituzione. Le critiche di Socrate, tuttavia, ne evidenziano elementi di debolezza”.
- Com’è visto il filosofo Socrate dal popolo ateniese?
“Mentre le èlite lo vedono come un nemico della costituzione ateniese, il popolo lo vede come uno dei tanti intellettuali sfaccendati che sanno utilizzare le parole e lo assimila ai sofisti. Il popolo lo crede veramente un corruttore di giovani, anche per via delle amicizie con personaggi discussi come Alcibiade e Crizia”.
- Qual è il rapporto tra Socrate e i famigerati “trenta tiranni”?
“Nonostante l’amicizia personale con Crizia, non c’è alcun rapporto di collaborazione politica. Socrate rifiuta nettamente la violenza e inoltre i trenta tiranni rappresentano un puro ritorno al passato, al dominio dispotico della vecchia aristocrazia di sangue. La nuova aristocrazia proposta da Socrate deve essere un’aristocrazia del pensiero e della conoscenza, soprattutto, come abbiamo detto, del bene comune che si raggiunge attraverso il dialogo”.
- Sappiamo che Socrate era nella condizione di poter fuggire per sottrarsi alla condanna a morte. Come mai è rimasto?
“È rimasto per ottemperare ad un principio morale non negoziabile, assoluto, secondo il quale non bisogna mai commettere ingiustizia, neppure quando la si è subita; fuggendo dal carcere egli avrebbe commesso ingiustizia contro le leggi della polis alle quali doveva obbedienza e contro lo stato stesso che non può reggersi se i privati cittadini si credono in diritto di violare le leggi. Socrate, dunque, sacrifica il suo supremo interesse personale all’interesse generale della collettività. Per questo Platone modella su Socrate la figura del vero filosofo e dell’autentico politico, consapevole che la politica è servizio in vista del bene comune e non mero esercizio di potere. Ciò che accomuna, secondo Socrate, sia l’èlite democratica che l’aristocrazia reazionaria”.
- Per concludere: quanto è attuale oggi la questione socratica?
“Il problema del fondamento della democrazia discusso da Socrate, oggi viene riproposto in modo uguale anche se con un linguaggio diverso. Anche oggi ritorna, sempre più spesso, il pensiero socratico e platonico che a prendere decisioni politiche impopolari e necessarie debbano essere dei governanti “tecnici”, con un’investitura istituzionale. A loro, però, non viene richiesto quel tirocinio filosofico che era nelle intenzioni socratiche garanzia del tendere al bene comune. Oggi i tecnici, di cui si parla, sono più vicini a degli specialisti nei vari settori che non a quei tecnici della saggezza teorizzati da Socrate”.
Orazio Caruso