L'emigrazione passata e presente. Dalla vecchia valigia di cartone al nuovo trolley

Emigrazione.... dal 1920... ad oggi

Oggi si legge spesso: “Cervelli in fuga dall’Italia“; “La nuova emigrazione in ripartenza“; “I giovani senza lavoro e senza futuro“.
In realtà l’emigrazione é un fenomeno fisiologico e naturale legata ad una molteplicità di fattori. Essa rispecchia l’andamento ciclico dell’economia.
Infatti, in periodi di espansione economica e di quasi piena occupazione, abbiamo soltanto i normali movimenti migratori, per ragione di studio o di temporaneo lavoro, da una Regione all’altra ed all’interno della stessa Nazione.
Soltanto in periodi di recessione economica o di “austerity”, come quella che stiamo vivendo, assistiamo a fenomeni di emigrazione di massa, verso altri Paesi anche di Continenti diversi.
Subito dopo l’unificazione d’Italia, abbiamo assistito al più grande ed imponente esodo migratorio della storia. Basti pensare che, nell’arco di poco più di un secolo, sono state registrate più di 24 milioni di partenze da ogni parte d’Italia, con prevalenza del Mezzogiorno.
Si trattò di un esodo che toccò tutte le regioni italiane, con una priorità dell’esodo settentrionale, che riguardò prevalentemente il Veneto, il Friuli Venezia Giulia, il Piemonte e la Liguria. Un esempio attuale: il nuovo Papa Francesco ha origni italiane. Infatti il bisnonno del Cardinale Mario Bergoglio é nato a Portacomaro, in provincia di Asti. Da lì il padre del Pontefice emigrò a Torino prima di emigrare in Argentina. La situazione si capovolse nei decenni successivi interessando per lo più le regioni meridionali, come la Sicilia e la Campania.
CHI PARTE E CHI RESTA. Ancora una volta si ripete il dramma dell'emigrazione meridionale: alla stazione di Wolfsburg, in Germania, un treno scarica uomini venuti dal Sud in cerca di un lavoro. Davanti ad essi si apre un futuro reso più difficile dalla solitudine, dall'incomprensione e spesso dal disprezzo razzista di chi sfrutta la loro fatica.

Fino al 1920, il maggior numero degli espatri si ebbe verso gli Stati Uniti, con un rallentamento dei flussi migratori per circa un trentennio. A partire dagli anni 50 si assistette ad una differenziazione delle mete migratorie. Il 25% continuò a preferire mete transoceaniche che includevano Oceania, Africa e Asia; un 5% si diresse verso i paesi del bacino del Mediterraneo; un altro 5% verso i paesi dell’Europa del Nord; mentre oltre 1/4 si spostò verso le Regioni industrializzate del Centro-Nord Italia.
L’emigrazione di cittadini italiani ( specie meridionali ) poco scolarizzati, era da imputare a fattori prevalentemente economici, ma anche al perdurare del “latifondismo agrario” che si reggeva sullo sfruttamento dei salariati agricoli, privi di qualsiasi diritto previdenziale e sindacale. Anche la proprietà terriera molto frazionata riusciva a sfamare le famiglie a malapena. Accanto ai motivi di espulsione esistevano i fattori di attrazione, che provenivano dalla Francia, dalla Svizzera ed altri paesi… Analogamente, anche l’Argentina incoraggiava l’immigrazione per le colonizzazioni delle sue terre; mentre in Brasile vi era molta richiesta di braccia da impiegare nelle Fazendas.
Tra il 1938 e il 1947 giunsero in America due figure eccellenti: Franco Modigliani ( economista e premio Nobel nel 1985 ) e Rita Levi Montalcini ( ricercatrice nel campo medico scientifico e premio Nobel nel 1986, per avere scoperto il Never Growth Factor ). L’elenco sarebbe molto lungo e mi scuso per la sua incompletezza.
Negli Stati Uniti gli italiani si concentrarono nelle grandi città del Nord Est preferendo lavori salariati, impieghi nelle fabbriche, nelle miniere e nella costruzione di strade e ferrovie.
Dal 1960 e fino al 1965, la maggior parte degli espatri avvenne verso i paesi industrializzati europei, con qualche eccezione che ha riguardato “le eccellenze”.
Questa emigrazione interessò quattro milioni di persone provenienti dalle regioni meridionali, le quali si diressero verso le aree dell’Europa Settentrionale ed anche verso il triangolo industriale del Nord Italia.
Grazie al miglioramento delle condizioni economico-sociali, negli anni 70 e 80 l’emigrazione di massa ha subito una drastica riduzione, specie dei lavoratori poco qualificati.cervelli in fuga
Si assiste però, ad un lento fenomeno migratorio di esperti, e di soggetti altamente qualificati e di ricercatori, verso aree geografiche europee ed extraeuropee, i quali riescono ad inserirsi presso le varie Università e centri di ricerca ad alta specializzazione.
Nonostante sia già trascorso oltre un secolo dalla grande emigrazione italiana nel mondo, molti elementi stanno ad indicare il perdurare di un senso di appartenenza etnico, dei discendenti degli italiani nei confronti del loro paese d’origine.
Ciò ha creato, nei 14 milioni di cittadini statunitensi, il diffondersi dello studio della lingua italiana, l’intensificazione degli scambi commerciali di prodotti etnici, originariamente di tipo alimentare e successivamente estesi alla moda e al design.

A partire dagli anni 80, il migliorato benessere delle famiglie italiane, insieme ad un più elevato livello culturale delle stesse, ha permesso ai loro figli la libertà di frequentare le Università straniere ed europee ( incentivati dal progetto europeo ERASMUS ). Tutto ciò si inquadra in un funzionale ed intelligente flusso migratorio, per la conoscenza e la diffusione delle lingue straniere, direttamente in loco.
Tale esigenza é nata prevalentemente dalla normale evoluzione, a cui abbiamo assistito in questi ultimi trent’anni a seguito della internazionalizzazione delle imprese e delle attività economiche, che oggi tutti noi chiamiamo “globalizzazione”.
Il fenomeno si é maggiormente diffuso per tutti gli anni 90 e fino all’entrata in vigore della ” moneta unica europea “.
Al termine degli studi universitari, la maggior parte dei giovani faceva rientro in Italia, avendo sottobraccio una laurea, un Master e la conoscenza di qualche lingua straniera da poter spendere nel proprio Paese.
L’uovo di Pasqua si é rotto ed i sogni sono andati in frantumi. Perché tutto ciò ? Coloro i quali hanno pensato di creare l’Unione economica e monetaria non hanno rispettato ” i principi di comune solidarietà ” che i vari Stati aderenti si erano dati. Non sono state create le ” Istituzioni Politiche ” unitarie che avrebbero permesso l’emanazione di una normativa comune, per far marciare i vari Paesi con le stesse riforme strutturali, la stessa politica economica, fiscale, oltre che monetaria. Ed invece… fatta l’Unione Monetaria, ciascun Paese andava per la propria strada. Oggi, ne stiamo osservando le conseguenze, poiché ciascun Paese pensa a se stesso, fino a quando ” la bella Europa monetaria ” scomparirà dal mondo geo-politico definitivamente.
È stata fatta una Unione monetaria tra Paesi aventi culture diverse, mentalità diverse, tassi di crescita e di sviluppo diversi. Alcuni Paesi aderenti all’UEM pensavano di poter risolvere così i propri problemi nazionali, mentre invece non si é creata l’Unione monetaria tra i popoli, ma soltanto Unione monetaria a beneficio delle banche, delle multinazionali, delle società di intermediazione finanziaria e delle varie lobby. Chi ha beneficiato della moneta unica, é stata la Germania, insieme ad altri Paesi nordici lungimiranti, a danno di altri Paesi come: Grecia, Italia, Spagna, Portogallo ed Irlanda. Evidentemente i politici tedeschi e quelli di altri Paesi sono dei ” cavalli di razza ” per aver affrontato le giuste riforme da oltre 10 anni, e creato opportunità occupazionale, di sviluppo economico e di crescita, anche attraverso le esportazioni. Mentre invece, la classe politica dei Paesi meno sviluppati hanno pensato ad altro !!!
cervelli in fuga

Oggi in Italia, come in Grecia, Portogallo, Spagna ed Irlanda, stiamo assistendo ad una emigrazione intellettuale di massa. Il tutto, nella più totale indifferenza e complicità dei “media” e della “classe politica”. Non più emigranti agricoltori, con la valigia legata con lo spago che si imbarcavano su bastimenti per raggiungere l’America o altre località, in cerca di fortuna, ma dei giovani laureati e specializzati in varie discipline, molto apprezzati e ben accolti dai Paesi emergenti. Le politiche di austerità imposte dalla Signora A. Merkel, insieme al recente e continuo capitalismo finanziario selvaggio, hanno convinto molte famiglie a lasciare l’Italia e gli altri Paesi che si affacciano sul Mediterraneo, alla ricerca di migliori condizioni di sviluppo economico-sociale, ma anche occupazionale.
L’emigrazione intellettuale, iniziata nei primi anni del 2000, è cresciuta in maniera esponenziale in questi ultimi tre anni, a partire dal 2009 ed ancora oggi in forte crescita.
Se consideriamo che per la crescita e l’educazione di un giovane da zero a 25 anni le famiglie spendono mediamente dai 150.000 Euro a 200.000 Euro , a cui dobbiamo aggiungere una quota pro-capite di spesa pubblica per educazione, sanità, servizi vari ecc. pari a 200.000 Euro, ogni persona che se ne va dall’Italia, costituisce una perdita secca di 400.000 Euro di investimento realizzato in Italia con i sacrifici dei genitori, ed i cui beneficiari saranno altri Paesi.
Questi giovani emigrati vanno a produrre valore e sviluppo in altri Paesi, dove lungimiranti politici, imprenditori e manager li accolgono a braccia aperte, ed a costo zero.
E l’Italia, insieme ad altri Paesi, incapaci di assicurargli un futuro si impoverisce !!!

CONCLUSIONE
cervelli in fuga
Se si vuole voltare pagina, bisogna che: si facciano le giuste riforme in tutti i settori economici e della Pubblica Amministrazione; si faccia una buona riforma del sistema fiscale e del mercato del lavoro, non escludendo i cassintegrati e gli inoccupati; si taglino i rami secchi e gli sprechi nella Pubblica Amministrazione; si eliminino la corruzione, l’evasione fiscale, i costi della politica ed il numero dei parlamentari ( parte di Loro dorme, russando durante i dibattiti parlamentari, così come si può vedere su YOUTUBE da alcune riprese Video ); si eliminino gli stipendi d’oro dei Direttori e dei Manager bancari, insieme alle profumate indennità di buonuscita ( Vedasi soltanto per curiosità, l’indennità di liquidazione percepita dal dott. Alessandro Profumo, Presidente di Unicredit per avere un’idea! 40 milioni di Euro vi sembrano pochi ?); si dettino un insieme di norme rivolte al mercato dei capitali, per meglio regolamentare le operazioni finanziarie che si pongono in essere, ed applicando alle stesse la giusta imposizione fiscale, e scoraggiando i movimenti di capitali a fini speculativi; si riducano le disuguaglianze sociali tra i cittadini, tutt’ora esistenti; si applichi la Carta Costituzionale riguardante i diritti umani e quant’altro non elencato in queste brevi considerazioni personali.
In mancanza di una forte e decisa volontà politica non ha senso far parte dell’Unione economica e monetaria, poiché saremmo la “cenerentola dell’Europa “.

Alfio Selvaggio

 

NB Istituzioni interessate: ANSA, GOVERNO ITALIANO, BANCA D’ITALIA, FEDERAL RESERVE, BANCA CENTRALE EUROPEA, ABI ( Associazione Bancaria Italiana ).

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