CATANIA – L’azzurro è il suo colore preferito. Adora accostarlo alle tonalità più decise del blu e del verde acqua, che gli ricordano tanto Acitrezza. Affetto sin da bambino da tetraplegia spastica, Salvatore Barcella, è l’esempio tangibile che una passione può colorare realmente l’esistenza. Smorzare il grigio-nero di alcune giornate, sfumarlo e trasformarlo, pennellata su pennellata, in arancio. Se la sua disabilità ha reso impossibile l’utilizzo di entrambi gli arti, con le sue labbra riesce difatti ad esprimere parole, immagini e suoni. A Viagrande, nel CSR (Consorzio Siciliano di Riabilitazione) presso cui vive, una stanza tutta per sé è sempre pronta ad accogliere quotidianamente la sua inclinazione verso l’arte. Il suo mondo. La sua libertà.
A che età ha cominciato?
A 30 anni. Un’operatrice dell’Aias di Catania, vedendomi vagare con la sedia elettronica fra i corridoi, un giorno mi mise davanti alcuni tubetti di colore, una tavolozza, dei pennelli e mi disse: “fai ciò che vuoi”. Da allora non ho più smesso.
Cosa preferisce dipingere?
Nature morte e soprattutto paesaggi perché riescono a sprigionare la mia fantasia, a farmi evadere. In inverno specialmente mi rimandano all’estate al luglio che trascorro quasi sempre nella mia casa sul lago di Lugano.
Quanti quadri avrà realizzato fino ad ora?
Ho perso il conto. Molti li ho donati in occasione di eventi sociali, altri li ho venduti a privati. Negli anni ho partecipato a diverse edizioni del concorso regionale di pittura e poesia a Catania piazzandomi al primo posto, organizzato personali presso l’Ente Fiera etneo e a Milano presso il Salone delle Mostre della Santissima Trinità. Dall’84 inoltre sono l’unico, nel sud Italia, ad aver stipulato un contratto con la “Vereinigung der Mund und Fussmalenden Kuenstler in aller Welt”, un’organizzazione internazionale dedicata agli artisti che dipingono sorreggendo il pennello con la bocca o con il piede a causa di disabilità fisiche congenite o successive.
Fra gli estimatori dei suoi quadri, pure Franco Zeffirelli…
Nel 94, di passaggio a Catania, visitando una mia esposizione rimase colpito da un mio dipinto che decise di aggiungere alla sua collezione privata. Lo ricordo ancora quel quadro: cielo azzurro, campo verde pieno di fiori gialli e rossi.
Cosa pensa di Catania?
È la mia città e potrebbe essere più vivibile se nei cittadini si riscontrasse maggiore sensibilità nei confronti dei temi sociali, nello specifico, dei disabili. I miei genitori hanno sempre cercato, sin da piccolo, di inculcarmi l’importanza del dialogo e della conoscenza. Così, negli anni 70, trascorrevo interi pomeriggi davanti la porta di casa, sulla sedia a rotelle, parlando con i vicini e scherzando con gli amici. Ora è tutto cambiato. Noto più malvagità, lo scopo dell’esistenza risiede esclusivamente nel denaro.
Cosa manca in città?
Innanzitutto le piste ciclabili, presenti invece in tutte le città civili, con spazi riservati esclusivamente ai soggetti in sedia a rotella. Inoltre, esistono ancora parecchi cittadini affetti da gravi patologie motorie che, a causa della disinformazione dei familiari o, peggio ancora, per vergogna non usufruiscono delle strutture locali atte a rendere più dignitosa l’esistenza di chi è affetto da handicap. Per combattere tutto ciò sarebbe fondamentale effettuare un censimento in grado di segnalare tali casi. Bisognerebbe poi fare un viaggio nel mondo degli istituti, per analizzare concretamente le condizioni in cui versano i pazienti. Al CSR di Viagrande non possiamo lamentarci, altrove non so.
A proposito, quanto sono importanti gli istituti riabilitativi?
Sono fondamentali. Prima di istituirli occorrerebbe però, secondo me, studiare la location più consona in cui edificarli. Ad esempio il CSR di Viagrande in cui vivo, da quando quello catanese è stato trasformato in struttura ambulatoriale, mi consente di trascorrere le giornate in un habitat confortevole, pieno di cure e a contatto con la natura, anche se però non riesco più a vivere la mia città come prima. Quando stavo a Catania, ero solito uscire con il mio motorino elettrico, comperare autonomamente le sigarette, sbrigare faccende personali. Ora tutto ciò accade più raramente. Il Governo dovrebbe attuare una normativa in grado di sostenere i disabili dotati di potenzialità, sorreggendoli realmente nella loro lotta all’indipendenza.
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