Il primo uomo a volare da Calais a Dover su ali a propulsione.
LONDRA. Si è buttato da un aereo a 2.500 metri di quota con le sue ali ultraleggere attaccate alla schiena e, spinto da quattro piccoli motori jet, ha attraversato la Manica da Calais a Dover raggiungendo una velocità di oltre 160 chilometri orari: Yves Rossy, in arte Fusionman, è entrato ieri nel Guinness dei primati come primo uomo a compiere la traversata da solo, librandosi su delle ali meccaniche come un moderno Icaro.
«Posso solo dire una cosa: grazie, a tutte le persone che hanno compiuto quest’impresa insieme a me», ha detto il 49enne svizzero, un ex pilota militare che ora lavora per la Swiss International Airlines. «È stato fantastico – ha aggiunto Rossy dopo l’exploit – ora mi sento molto più calmo di prima. Sono il solo ad aver volato sopra la Manica in questo modo: spero che molti altri avranno l’opportunità di farlo».
Rossy, che giovedì aveva dovuto abbandonare l’impresa per via delle nuvole che all’improvviso si erano addensate sul Canale, è partito ieri dalla costa francese poco dopo le 13 (14 in Italia) ed ha raggiunto la costa britannica in circa 10 minuti, ripercorrendo lo stesso tragitto tracciato 99 anni fa dal francese Louis Bleriot, il primo uomo ad attraversare la Manica a bordo di un aereo.
La traversata di ieri rappresenta per Fusionman il culmine di anni di ricerche e studi. L’ex pilota di Mig III e F15 con una passione per il parapendio ed il paracadutismo, ha effettuato il primo volo con le ali meccaniche di sua invenzione nel giugno del 2004 vicino a Ginevra.
La prima impresa sotto gli occhi dei media mondiali a maggio di quest’anno, quando Fusionman ha volteggiato sopra i cieli di Bez, nel cantone svizzero di Vaud, per circa sei minuti.
Nonostante ora, dopo circa 30 voli, Rossy ed il suo team di ingegneri abbiano perfezionato la strumentazione, ogni volo deve essere ancora pianificato nei minimi dettagli: la semplice aggiunta di una piccola telecamera sulle ali ultraleggere – che insieme al motore e al carburante pesano soltanto 55 chili – può infatti avere un impatto significativo su quanto tempo riesce a mantenere la quota.
Oltre alle ali in fibra di carbonio, Rossy aveva con sè un paracadute che ha aperto per l’atterraggio e indossava un casco ed una tuta ignifuga, simile a quelle dei piloti di Formula Uno, per proteggersi dall’immenso calore sprigionato dai quattro piccoli jet a pochi centimetri da lui. Il meccanismo delle ali è così preciso che Rossy lo controlla con piccoli movimenti della testa e della schiena.
(font: La Sicilia – Gioia Giudici, 27 settembre 2008)
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