Nello splendido salotto di Villa Càrcaci di Viagrande (CT), giorno 21 settembre si è tenuto un incontro con la poesia di Alfio Patti. L’iniziativa, voluta da Tiziana Càrcaci Iannotta, che ha parlato dell’attività poetica e artistica di Patti, e introdotta dalla giornalista Silvia Ventimiglia, ha goduto di un pubblico selezionatissimo ed interessato. Diversi gli interventi. Presenti numerosi poeti e scrittori.
Tiziana Càrcaci ha messo in evidenza gli obiettivi e il percorso linguistici del poeta sangregorese che si è posto, nei suoi 30 anni di studi sulla poesia siciliana, tutti i problemi linguistici del siciliano.
«Alfio Patti – ha detto Tiziana Càrcaci – fa uso della lingua siciliana, e non del dialetto, magari con qualche inflessione tipicamente etnea, ma nel pieno rispetto della grammatica e soprattutto dell’ortografia, “pecora nera” di chi si accinge a scrivere in dialetto».
«Più che un aedo – ha concluso Tiziana Càrcaci – io vedo Patti come un “paladino di ferro e fuoco”, un cantore di Sicilia pronto a denunciare i mali della sua epoca attraverso la parola che per lui diventa spada».
Vale la pena oggi fare poesia in siciliano? Vale ancora fare poesia sociale? E’ dovere del poeta descrivere i drammi del proprio tempo? I siciliani sono un popolo curvo oppure i figli dei Vespri? Insomma tanti sono stati i temi dibattuti.
Per la giornalista Silvia Ventimiglia “Alfio Patti va conosciuto più in profondità e meglio. Egli ha ideato uno stile artistico, oltre quello poetico, tutto originale. Dalla parola scritta passa alla parola cantata con disinvoltura ideando spettacoli di cunti e canti che diventano vere e proprie conferenze culturali atipiche, che coinvolgono e che fanno conoscere la Sicilia sia dal profilo artistico ma anche filosofico, storico, poetico.»
A leggere alcuni brani poetici di Alfio Patti è stata Laura Rapicavoli oltre che lo stesso autore.
In conclusione una breve performance musicale ha chiuso una serata all’insegna della cultura diretta e immediata; autentica e partecipata. I commenti sono proseguiti durante il drink offerto dalla padrona di casa, Tiziana Càrcaci Iannotta.
La fotografia è stata curata da Gianni De Gregorio.
«Quannu s’ammazza a parola
s’ammazza u pinseri
e l’omu s’arridduci
ferra di sciara
e mazzuni di scogghiu.»
(da: Jennuvinennu)