Una festa danzante a base di coppola, pizzini e nostalgie inquietanti. “Un modo irriverente di vedere la Nostra Sicilia, un ritorno al passato, al primo Novecento di quella Sicilia rurale, feudale, contadina di stampo prettamente agricolo che poi esportò fuori dai confini tante illustri personalità ma anche alcune particolari caratteristiche fatte di Vossignoria e di Mammasantissima“. Eccolo l’invito alla festa Baciamolemaniparty, che si svolgerà sabato sera all’hotel Villa paradiso dell’Etna di Viagrande, uno dei più frequentati alle pendici del vulcano, e che ha sollevato un vespaio di polemiche e l’indignazione di Libera, l’associazione di don Ciotti. Gli organizzatori della festa, sulla pagina Facebook dell’evento, danno anche le consegne su come vestirsi: uomini “con coppola, gilet, camicia bianca e pizzini“, per le donne “vedi la Mariagrazia Cucinotta o la Monica Bellucci di Màlena“. Un dress code che “rispecchia la sicilianità“. La serata verrà accompagnata dalle note del film “Il padrino” e già più di trecento persone hanno garantito la partecipazione.
La festa a base di stereotipi e pericolosi amarcord ha suscitato la reazione indignata di Libera, che ha voluto ricordare attraverso una nota che “la mafia non è un party“. “In nome di tutte le vittime della mafia e dei loro parenti che rappresentano la parte migliore della storia del nostro Paese – si legge – crediamo che ci sia davvero poco di simpatico nel riaggiornare il mito della peggiore Sicilia criminale e ci vergogniamo del riferimento iconico alla sicilianità con coppola, gilet, camicia Bianca e pizzini“. Quindi l’auspicio che “tali manifestazioni di colpevole nostalgia non abbiano seguito presso la larga parte di cittadinanza che crede nel valore della Memoria“. Nelle ultime ore sulla pagina ufficiale della serata sono piovute critiche, alcune prontamente rimosse dagli amministratori, da parte di molti utenti. “Mi chiedo quale povertà di idee possa concepire una festa con questo tema – scrive Lia – amici miei viaggiate, la Sicilia ha tante cose magnifiche per essere celebrata, non certo la mafia e i suoi dress code!”
È intervenuto anche Fabrizio Famà, figlio dell’avvocato penalista Serafino ucciso a Catania dalla mafia nel 1995, sottolineando la gravità del riferimento ai pizzini, uno degli accessori che secondo gli organizzatori non potrà mancare alla festa di sabato. “Nella consuetudine mafiosa – scrive Famà – le decisioni importanti come chi uccidere venivano prese scrivendo dei messaggi in codice su dei pezzettini di carta, ecco cosa sono i pizzini, ditemi cosa c’è di goliardico in questo. Probabilmente – conclude – anche la morte di mio padre è stata decisa con un pizzino“.
“La mafia non e’ folklore e a quel passato di ‘vossignoria’ e ‘mammasantissima’, preferiamo la storia di quella Sicilia che ha combattuto e combatte ogni giorno la criminalità in ogni sua forma e infiltrazione. Eventi come il ‘Baciamo le mani party’, organizzato nel catanese, penso siano irrispettosi per le vittime di mafia e le loro famiglie“. Lo dice Gianpiero D’Alia, presidente dei senatori dell’Udc e segretario regionale siciliano dei centristi.
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