Monti: "Tirare la cinghia e crescere" e il ministro pianse sui sacrifici

Ansa

ROMA –  “Fino ad oggi nel nostro paese abbiamo visto tanti decreti salva qualcosa, che erano espressione di interessi particolari. Questo chiamatelo decreto salva Italia“. Così il premier Mario Monti ha definito, nella conferenza stampa fiume (oltre due ore) tenuta subito dopo il consiglio dei Ministri, la manovra per fronteggiare la crisi. Un pacchetto di misure pesante: 20 miliardi netti, 30 lordi che rispondono a quelle che sono state le richieste della Commissione Ue.

LA SCHEDA LE MISURE 1

Con al fianco i ministri Corrado Passera, Elsa Fornero, Piero Giarda e il viceministro Vittorio Grilli, Monti ha usato toni gravi per spiegare le scelte fatte: nuove tasse, tagli, ma al tempo stesso anche interventi che possano servire, oltre che a risanare, anche ad innescare il processo di crescita del Paese. Il premier ha insistito sul fatto che le misure varate riflettono la difficile situazione del paese. “I sacrifici non ce li chiede l’Europa, sono necessari per i ritardi accumulati dal paese”.

IL COMUNICATO DI PALAZZO CHIGI 2

“Abbiamo varato una manovra per la crescita redistribuendo i sacrifici con equità, sono state prese misure significative sull’evasione fiscale e vogliamo lottare contro i privilegi, contro il nepotismo e le rendite. Per certi aspetti dobbiamo tirare la cinghia ma mettiamo subito in atto meccanismi per la crescita”. I sacrifici per Monti “devono essere visti nella prospettiva di un risveglio dell’economia italiana e della società italiana”.

La manovra monstre oltre alle oggettive difficoltà (quarta correzione in pochi mesi per il pareggio di bilancio e tempi ristretti), doveva muoversi tra i paletti posti dalle principali forze politiche che lo sostengono in parlamento. Il provvedimento presenta alcune rilevanti novità rispetto alle indiscrezioni degli ultimi giorni. In particolare, il governo non introduce il ritocco dell’Irpef, ma allarga l’imposta di bollo, finora limitata ai conti correnti, ai titoli mobiliari e agli altri prodotti finanziari.

Inoltre i capitali che hanno beneficiato dello scudo fiscale (circa 100 miliardi di euro) saranno sottoposti a una imposta una tantum dell’1,5%. Il premier spiega perché non c’è la patrimoniale. “Avremmo potuto dire: ‘Bene, dichiariamo che mettiamo da subito all’opera dei meccanismi conoscitivi per avere un’imposta sulle grandi fortune. Avremmo ottenuto che forse tra due anni ci sarebbe stato un pò di gettito, ma nel frattempo ci sarebbe stata la fuga”.

Niente intervento sull’Irpef. Certi erano gli interventi sulle pensioni (scatterà il sistema contributivo come previsto, ma lo stop all’indicizzazione delle pensioni riguarderà solo quelle sopra i 960 euro e non tutti gli assegni come ventilato), sull’Iva e sulle tasse sulla casa (una vera stangata sugli immobili), che sono puntualmente arrivati.

La nuova Ici, ha spiegato il vice ministro all’economia Grilli, colpirà tutti gli immobili, compresa la prima casa che però beneficerà di una detrazione fino a 200 euro. Le aliquote saranno diversificate: 0,4% sulla prima casa e 0,75-76 sulle seconde, “stiamo ancora aggiustando”.

Molto più alta del previsto la rivalutazione degli estimi catastali i cui valori aumenteranno di circa il 60% per avvicinarli a quelli di mercato. Ci si aspettava anche un intervento sulle aliquote dell’Irpef, che invece non c’è stato, e con una certa sorpresa. La possibilità di un aumento è stata sì presa in considerazione, ma scartata quasi subito perché – è stata questa la considerazione fatta in Cdm – avrebbe irritato gli italiani che pagano puntualmente le tasse. Una misura impopolare, dunque.

I “ricchi”, inoltre, dovranno pagare più tasse per auto di grande cilindrata, barche e aerei.

Ora tocca alla politica. “In parlamento avremo il giudizio che le forze politiche riterranno di esprimere su di noi – ha detto il premier – in un quadro di profonda consapevolezza del cammino stretto che il paese ha di fronte e sulla necessità di percorrerlo velocemente. Faccio molto, molto, affidamento sul senso di responsabilità delle forze politiche”.

LE PRIME REAZIONI DEI PARTITI 3

“Ho già detto in parlamento – ha proseguito Monti – che noi dobbiamo meritare di avere la loro fiducia, ma le forze politiche sanno che devono anche loro riscuotere, in misura maggiore che nel recente passato, la fiducia dei cittadini. Ci troviamo in una situazione molto particolare. Abbiamo l’appoggio delle forze politiche che ci hanno dato una maggioranza senza precedenti, ma abbiamo delle geometrie complesse: alcune forze politiche ci chiedono continuità; altre ci chiedono discontinuità”.

Le nuove pensioni. Queste le principali misure previste per la riforma della previdenza: estensione del metodo contributivo a tutti i lavoratori, aumento dell’età di vecchiaia per le donne del settore privato, abolizione delle finestre mobili (e assorbimento di questi periodi nell’età effettiva di pensionamento), aumento delle aliquote sugli autonomi ma soprattutto una vera e propria stangata sulle pensioni di anzianità. A quale si aggiunge un blocco della rivalutazione delle pensioni rispetto all’inflazione per il biennio 2012-2013 con la sola esclusione dei trattamenti al minimo (467 euro al mese nel 2011).

LA SCHEDA SULLE PENSIONI 4

Il pianto del ministro. La conferenza stampa ha offerto anche una prima assoluta: il pianto di un ministro della Repubblica. E’ successo a Elsa Fornero, titolare del Welfare, mentre illustrava tutte le norme pensionistiche. Quando è arrivata al blocco della rivalutazione degli assegni la voce si fermata. Non è riuscita a finire la parola “sacrificio”, si è commossa, ha pianto.

Un momento di grande umanità, del tutto inatteso. La Fornero era giunta quasi alla fine della sua esposizione. “Ultima cosa – ha cominciato a dire nella sua conclusione – forse la più dolorosa. I vincoli finanziari oggi sono severissimi: nessuna riforma nell’anno della sua introduzione dà risparmi. E’ un meccanismo lungo tra le generazioni. E allora abbiamo dovuto, e ci è costato anche psicologicamente, chiedere un sacr…”.

Il ministro non ha terminato la frase che si riferiva al blocco della rivalutazione delle pensioni al caro-vita. In soccorso del ministro Fornero è intervenuto lo stesso premier  che, togliendola dall’imbarazzo, ha preso la parola per proseguire l’illustrazione delle misure previdenziali previste dalla manovra. “Credo che stesse per dire: sacrifici”, ha detto Monti.

IL VIDEO LE LACRIME DELLA FORNERO 5

Via i doppi stipendi. Il presidente del Consiglio ha annunciato interventi da subito per ridurre i costi della politica e più in generale le spese di funzionamento dell’apparato pubblico. L’intervento più corposo è la riorganizzazione delle province che potranno avere solo 10 consiglieri, riprendendo in qualche modo quanto prevedeva inizialmente la manovra bis di Ferragosto con l’abolizione “sic et simpliciter” delle province con meno di 300 mila abitanti, poi rientrata.

Poi lo stop ai doppi stipendi. Monti ha letto la nuova norma introdotta nella manovra: “I soggetti chiamati all’ufficio della presidenza del consiglio, di ministro e sottosegretario per tutta la durata dell’incarico cessano da qualunque altro trattamento retributivo gravante sul bilancio dello Stato”.

Stato garante delle liquidazioni. Un’altra misura approvata dal Cdm prevede che lo stato si faccia garante per le banche sulle liquidazioni con l’obiettivo garantire liquidità. Una misura introdotta dopo che l’Europa, alla richiesta delle banche di avere una copertura da parte della Bce, ha deciso che spettava ad ogni paese avviare misure in questo senso.

La norma contenuta nella manovra prevede che il ministero dell’Economia “fino al 30 giugno 2012 è autorizzato a concedere la garanzia dello Stato sulle passività delle banche italiane, con scadenza da tre mesi fino a cinque anni, o a partire dal 1 gennaio 2012 a sette anni per le obbligazioni bancarie garantite”.

Ora l’ipotesi fiducia. Durante il Consiglio dei ministri si è parlato anche dell’iter in Parlamento della manovra. Il premier ha spiegato, anche in conferenza stampa, che chiederà lumi ai presidenti di Camera e Senato. Il ricorso alla fiducia, anche per la necessità di un percorso “rapido”, non viene escluso ed appare, sostengono fonti parlamentari, come l’ipotesi più probabile.

Il primo ok di Rehn. “Un pacchetto di misure tempestivo e ambizioso che dà un segnale necessario di un nuovo approccio di politica economica”: è il commento dettato a tarda sera dal commissario Ue per gli Affari economici e monetari Olly Rehn.

La manovra approvata dal Governo Monti, continua Rehn, rappresenta “un passo molto significativo per rimettere in ordine le finanze pubbliche e sostenere la crescita economica, preservando l’equità sociale e la correttezza attraverso misure su tasse, pensioni, riforma della pubblica amministrazione, liberalizzazioni e incentivi alle imprese”.

Certo “il basso potenziale di crescita dell’economia italiana non può essere corretto in una notte” ma le misure “aiuteranno a rimuovere alcuni colli di bottiglia alla crescita”. Secondo Rehn è comunque “cruciale mantenere il ritmo nelle riforme economiche e nel rinnovamento politico per assumere ulteriori decisioni che possano portare a una maggiore crescita e a maggiore e migliore occupazione in modo equo”.

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