Arrestati quattro rapinatori della «Banda delle ville». A luglio furto con sequestro in contrada Poggio Impiso

Si chiamano Salvatore Faro, Massimo Grasso, Gianluca Lombardo e Fabrizio Nizza; abitano tutti fra il viale Moncada e il viale Bummacaro, a Librino, e sono i quattro pregiudicati fermati martedì scorso dai carabinieri perchè considerati sicuri esecutori delle due rapine in villa consumate fra lo scorso 31 agosto e il primo settembre in territorio di Pedara, nonchè probabili appartenenti alla banda che negli ultimi due anni ha imperversato in tutta la provincia di Catania, prevalentemente nell’hinterland, piazzando una trentina di colpi (o gran parte di essi) a macchia di leopardo e più o meno sempre con le stesse modalità.

I QUATTRO ARRESTATI. Da sinistra, Salvatore Faro, Massimo Grasso, Gianluca Lombardo e Fabrizio Nizza.

Sono stati i militari del reparto operativo del comando provinciale, collaborati dai colleghi della compagnia di Acireale, ad incastrarli. Ciò a parziale conclusione (sì, parziale…) di un’indagine che ha avuto un’improvvisa accelerazione negli ultimi giorni in virtù di un colpo di genio degli investigatori, coordinati dal procuratore Michelangelò Patanè, dall’aggiunto Carmelo Zuccaro e dal sostituto procuratore Andrea Bonomo.
Dopo le due rapine di Pedara, infatti, i carabinieri sono stati capaci di individuare uno dei quattro componenti della banda che aveva messo a segno quei colpi e che era stata costretta a una fuga precipitosa in seguito all’immediato arrivo di una “gazzella“, determinato da una telefonata al 112 di una delle vittime (riuscita ad allentare i nodi con cui era stata legata e poi a sciogliersi). Si tratta del trentaquattrenne Massimo Grasso, che in quella circostanza si garantì la fuga bloccando un automobilista in transito per le strade di Pedara, che poi venne costretto ad accompagnare il pregiudicato fino alle porte di Librino.

Da quel momento il Grasso venne tenuto sotto stretta sorveglianza e quando l’uomo si recò in un’agenzia di viaggi per prenotare una crociera assieme al quarantunenne Salvatore Faro, i carabinieri, un po’ demoralizzati perchè dalle intercettazioni telefoniche e ambientali non era venuta fuori una sola parola sulle rapine consumate o da consumare, decisero che era il caso di tentare il tutto per tutto: accertarono che genere di crociera i due avevano prenotato (un giro nel Mediterraneo, con partenza il 20 settembre e rientro il 27), imbarcarono sulla nave un loro maresciallo, piazzarono una “cimice” nella cabina dei due soggetti e cominciarono ad ascoltare tutte le loro discussioni.
Finalmente in vacanza, rilassati, certi che in mare aperto nessuno avrebbe potuto ascoltarli, il Faro e il Grasso cominciarono a parlare di quelle scorribande, dei loro rapporti “professionali” col ventiquattrenne Gianluca Lombardo e col trentaseienne Fabrizio Nizza (quest’ultimo della nota famiglia considerata affiliata al clan Santapaola, clan cui farebbe parte, secondo gli investigatori, anche lo stesso Faro), di «quel cornuto che aveva chiamato i carabinieri dopo la prima rapina» e di «quel cretino di Gianluca (Lombardo, ndc), che era fuggito sporco di sangue su un furgone rubato, che poi aveva abbandonato giusto in viale Moncada 10».

Tutte tessere del puzzle investigativo di grande importanza, anche se forse il meglio doveva ancora arrivare. Negli ultimi giorni di crociera, infatti, uno dei due soggetti, che aveva giocato parecchio al casinò della nave (i carabinieri sono certi che sul tavolo verde siano stati puntati i proventi delle due rapine: 150 mila euro, fra denaro e preziosi, l’entità di quel bottino), disse al compare: «Ho perso troppo, domani quando arriviamo andiamo a fare un’altra rapina». Evidente il rischio di reiterazione del reato e conseguente il provvedimento di fermo di indiziato delitto firmato in Procura. I due sono stati arrestati non appena sbarcati a Catania. Poco dopo sorte analoga è toccata al Lombardo e al Nizza.

I CRIMINI DELLA BANDA

Trenta colpi in un anno e mezzo nel Catanese

Sono stati circa una trentina i colpi piazzati con questa tecnica fra l’estate del 2010 e tutto il 2011. All’inizio i malfattori hanno colpito a «macchia di leopardo», agendo a Vizzini, Macchia di Giarre, Motta Sant’Anastasia, Giarre e Paternò, poi hanno cambiato strategia, preferendo l’hinterland catanese (Viagrande, San Giovanni la Punta, Acireale, Acicatena, Pedara, Acicastello). Di più: ieri gli investigatori hanno spiegato che le ville da rapinare dovevano essere quanto più possibile vicine alle grandi arterie di collegamento. Ciò per far sì che i malfattori, normalmente con auto rubate, potessero facilmente arrivare alla Tangenziale ovest, per poi dirigersi verso Librino, dove era il loro quartier generale e dove si sospetta possano risiedere gli altri componenti del gruppo che da due anni e forse più terrorizza i proprietari delle villette della provincia etnea.

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