Quello celebrato ieri mattina nella Chiesa Madre di Viagrande, più che un funerale sembrava una festa bella, gioiosa e intima, con la banda che apriva il corteo funebre eseguendo la marcia d’ordinanza dei carabinieri e altre marce militari e con l’Inno di Mameli intonato appena il corteo ha imboccato il viale dei Cipressi. Salvatore Munafò, 96 anni, appuntato dei carabinieri in pensione, il giorno del suo funerale lo aveva organizzato in tutto e per tutto: dalla banda, alle marce da eseguire, all’impresa delle pompe funebre, alla persona che avrebbe dovuto pronunziare l’orazione funebre, (aveva scelto l’ex sindaco Enzo Sanfilippo, che fu carabiniere ausiliario e che è stato applaudito al termine dell’orazione). Munafò, assegnato alla caserma di Viagrande nel 1952, da quand’era in pensione era sempre presente in tutti i funerali che si celebravano nella chiesa madre di Viagrande e per tutti aveva sempre frasi piene di bontà e di dolcezza.
Quando ancora indossava la divisa, Salvatore Munafò si faceva notare per il suo incedere con passo marziale, un misto di autorevolezza e bonomia. Ai ragazzi di quell’epoca, oggi tutti con i capelli bianchi, inculcò il senso del rispetto per le istituzioni, per l’uniforme, per la roba degli altri (inseguiva anche i ragazzacci che nottetempo rubavano frutta negli ubertosi vigneti del centro): la sua «punizione» verso chi commetteva marachelle era uno sguardo penetrante e una tiratina all’orecchio destro. Il suo incedere marziale lo ha conservato sino a qualche giorno fa, quando, sia pure con l’aiuto del bastone, continuava a far la spesa per lui e per la moglie. Molte le persone che hanno partecipato al rito funebre, con la bandiera dell’associazione nazionale carabinieri in congedo a sventolare su tutti, i suoi vecchi commilitoni, gli ultimi due luogotenenti che hanno retto i Cc di Viagrande (Rosario Torrisi e Saverio Girardi).