Lo spettacolo di Dario Fo in versione siciliana
Grande prova di Antonio Venturino
Dario Fo non si è sbagliato per nulla quando ha deciso di dare ad Antonio Vittorino la liberatoria per la messa in scena di “Mistero Buffo” in dialetto siciliano. A confermare la scelta azzeccata del premio Nobel per la letteratura il successo ottenuto dallo spettacolo proposto sabato scorso dall’attore, originario di Piazza Armerina, presso la Sala Etna dell’Ora Luxury Hotel di Viagrande che per più di due ore ha tenuto il pubblico incollato alle poltrone.
Mistero Buffo è una versione già replicata, con grande successo, in oltre 800 occasioni che anche questa volta non ha deluso le aspettative di coloro che conoscevano già l’opera di Fo e di chi non aveva idea di cosa fosse.
Il testo di Fo è ispirato ai racconti popolari del Medio Evo, epoca in cui nasce la figura del giullare e del cantastorie, che toccano il tema religioso ma anche di attualità. Attraverso queste tematiche Venturino, con sfumature e sonorità del dialetto siciliano e con la sua enorme capacità comunicativa, ha saputo rinverdire i fasti della commedia dell’arte.
L’attore siciliano, che insegna tecniche della Commedia dell’Arte in Inghilterra, ha scelto il vernacolo piazzese, molto simile alle parlate franco occitaniche di Dario Fo, per raccontare in modo esilarante alcuni dei misteri della fede come il miracolo delle nozze di Cana e la guarigione dello storpio e del cieco.
Una lettura molto particolare quella fatta da Venturino sulla base dell’opera di Fo che non sempre viene capita da tutti. Nonostante ciò riscuote sempre un enorme successo poiché, come lui stesso ha affermato, “il teatro è scambio di comunicazioni, sia positive che negative“.
Molti infatti, a primo impatto, rimangono colpiti dal modo in cui Venturino tratta di argomenti religiosi ma solo a fine spettacolo si comprende che la figura di Gesù, pur essendo interpretata ironicamente, ha come scopo l’attacco al potere.
Non è un caso, dunque, se la rappresentazione di Mistero Buffo è molto apprezzata proprio da religiosi ed ecclesiastici che vedono nell’opera un ottimo mezzo per far arrivare un messaggio positivo al pubblico.