L’88% dei siciliani contrario alla realizzazione di una centrale nucleare nell’Isola.
A due settimane dalla tragedia in Giappone e nel pieno del conflitto in Libia, torna d’attualità in Italia la questione delle scelte energetiche. Il disastro di Fukushima ha incrementato le paure e i dubbi dei siciliani che si dichiarano contrari a un ritorno del nostro Paese al nucleare. È quanto emerge da una indagine realizzata dall’Istituto Nazionale di Ricerche Demopolis su un campione di oltre mille intervistati, rappresentativo della popolazione siciliana. La caduta di consensi sull’opzione nucleare inizia nell’Isola poco più di un anno fa, all’indomani del decreto del governo che disciplinava la realizzazione e localizzazione dei nuovi impianti: si passa infatti dal 51% di favorevoli del 2008 al 36% del febbraio 2010. Sino al 14% di oggi: l’emergenza in Giappone ha portato oltre un siciliano su cinque a un profondo ripensamento.
Un’opinione, condizionata in parte dall’impatto emotivo degli eventi giapponesi, destinata probabilmente a mutare ed a sedimentarsi nelle prossime settimane. Ma resta il fatto che 8 cittadini su 10, intervistati dall’Istituto Demopolis, dubitano oggi delle rassicurazioni di quanti fino a ieri proclamavano la sicurezza assoluta degli impianti.
Mentre il Nord Ovest del Paese evidenzia tuttora una ostilità più contenuta, lo scetticismo cresce al Centro e al Sud. La Sicilia si rivela la regione italiana con il maggior tasso di contrarietà ad un ritorno al nucleare. Se la riduzione della dipendenza energetica dell’Italia è la motivazione prevalente di chi è favorevole, molteplici sono le ragioni evidenziate da quanti nell’Isola si dichiarano contrari all’energia atomica: la percezione di insicurezza degli impianti, la chiara preferenza per le fonti rinnovabili, ma anche e soprattutto, in Sicilia, i timori legati al rischio di eventi sismici in un territorio decisamente molto fragile sul piano idrogeologico. A un quarto di secolo da Chernobyl, il nucleare torna dunque a far paura. Il dato generale di contrarietà, rilevato dall’Istituto Demopolis, si accentua e cresce all’88% nell’ipotesi di una eventuale localizzazione dell’impianto nella regione di residenza. Una conferma dell’effetto NIMBY. La quota di favorevoli si abbassa infatti al 9% nell’ipotesi di costruzione nell’Isola, mentre solo 3 cittadini su 100 accetterebbero oggi che venisse realizzata una centrale nucleare nella provincia in cui vivono. L’evoluzione della situazione giapponese influirà sicuramente sull’opinione dei cittadini che, comunque, fra poco più di 2 mesi, saranno chiamati alle urne per un referendum popolare, il cui esito oggi apparirebbe scontato nell’ipotesi di raggiungimento del quorum. Al di là della sospensione di un anno decisa mercoledì scorso dal Governo, sarà proprio il tasso di partecipazione alla consultazione referendaria a dire, il 12 giugno, la parola definitiva sul possibile ritorno dell’Italia all’energia nucleare.
Pietro Vento
(Direttore Istituto Demopolis)
NOTA METODOLOGICA
L’indagine è stata condotta dal 21 al 24 marzo 2011 dall’Istituto Nazionale di Ricerche Demòpolis su un campione di 1.006 intervistati, rappresentativo dell’universo della popolazione siciliana maggiorenne. Direzione e coordinamento della ricerca di Pietro Vento, con la collaborazione di Giusy Montalbano e Maria Sabrina Titone.
Supervisione della rilevazione demoscopica con metodologia CATI-CAWI di Marco Tabacchi. Nota metodologica completa su: www.demopolis.it.