In nome di un’antica sapienza che riconosce nella forma un movimento, un romanzo di formazione è tale solo in nome di un continuo divenire che ha la fine inclusa nella propria essenza.
Il protagonista, esortato a proseguire da una volontà che non sa del tutto identificare ma sente, in qualche modo, essere anche la sua, intraprende un viaggio fatto di incontri necessari, sotto l’attento sguardo di ciò che ogni cosa permette.
E se un viaggio non è tale senza una meta, l’epilogo è concepibile ma, per essere afferrato, esige il coraggio di andare avanti, senza ingannarsi. Partecipando a qualcosa di più grande dell’individualismo.