Omaggio a Debussy nel Centenario della Morte

Concerto sinfonico vocale al Teatro Massimo Bellini, sabato 10 e domenica 11 febbraio. Direttore Daisuke Muranaka, soprano solista Valeria Esposito.

Omaggio a Debussy nel Centenario della Morte
CATANIA – Impressionista, come fu considerato fino a tutto il Dopoguerra? O piuttosto sedotto dal simbolismo di marca preraffaellita? Com’è difficile – e fors’anche inutile – classificare ad ogni costo un compositore aperto al nuovo e alla sperimentazione come Claude Debussy. Si può ignorare quella febbre di ricerca che lo vide salpare verso le opposte sponde dell’espressionismo? Nel centenario della morte, avvenuta a Parigi nel 1918, il più autorevole compositore della Terza Repubblica, ci appare in tutto il suo articolato itinerario, indirizzato verso una “poetica dell’indeterminatezza”, solcata da echi e risonanze vaste e profonde, come emerge dagli studi più avvertiti o dalle illuminanti interpretazioni di Pierre Boulez. Il trittico sinfonico Nocturnes, per coro femminile e orchestra, eseguito per la prima volta in forma integrale ai Concerts Lamoureux nel 1901, costituisce il titolo che meglio incarna tale percorso: una ricerca appunto, sono parole dello stesso Debussy «tra le diverse possibilità che offre un solo colore; quello che sarebbe in pittura uno studio di grigi».

Valeria EspositoProprio con questo soggiogante capolavoro, liberamente ispirato all’opera del pittore statunitense James Whistler, si apre l’omaggio che il Teatro Massimo Bellini dedica all’importante anniversario: un sontuoso concerto sinfonico corale che verrà eseguito sabato 10 febbraio alle 20,30 con replica domenica alle ore 17.30. Una prova tanto impegnativa quanto esaltante attende l’Orchestra e Coro, guidati da Daisuke Muranaka, direttore d’orchestra di fama internazionale come il soprano Valeria Esposito. Il coro è istruito da Gea Garatti Ansini.

Il suggestivo programma prevede ancora due tappe miliari della produzione di Debussy: una full immersion nel suo caleidoscopico universo, trascorrendo dalle rarefatte atmosfere del poema lirico La Damoiselle élue, per soprano, coro femminile e orchestra, per approdare ai tre schizzi sinfonici che compongono La Mer.

Pubblicato per la prima volta nel 1850 nella rivista «The Germ», organo dei Preraffaelliti, il poema The Blessed Damozel di Dante Gabriel Rossetti è un una conversazione impossibile tra due innamorati che dialogano oltre la morte, «punto d’incontro tra la riscoperta di un Medioevo leggendario e tragico, dove presto si sarebbero unite le sorti di Tristano e Isotta, e il tema dell’amor galante, caro alla letteratura britannica del XIX secolo», come scrive Giuseppe Montemagno nel programma di sala. Anche qui non manca il riferimento pittorico: artista eclettico, Rossetti firmò ben due trasposizioni in immagini dell’opera. Debussy ne musicò la traduzione francese di Gabriel Sarrazin nel 1888, riorchestrata nel 1902. Tre anni più tardi debutta La Mer, ancora ai Concert Lamoureux. Sottolinea Montemagno: «Radicale è il cambio di temperie, rispetto ai precedenti Nocturnes: tanto quelli erano evanescente evocazione della notte nelle sfumature del grigio, quanto la nuova trilogia (De l’aube à midi sur la mer, Jeux de vague, Dialogue du vent et de la mer) assume caratteri irruenti e tersi, fortemente definiti come quella Grande onda di Kanagawa, forse il più celebre ukiyo-e di Katsushika Hokusai, che l’editore Jacques Durand riproduce sul frontespizio della partitura». E che il Teatro Bellini ha riprodotto sul manifesto e sulla copertina del programma di sala.

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