di Renato Garbin. Foto di Renato Garbin e Donato Scuto. Servizio video e montaggio Renato Garbin.
Ci sono degli eventi musicali che attendi con ansia anche per mesi, appena sai che a tal data ci saranno in questo o in quel teatro, auditorium, anfiteatro o stadio di tal città o paese ti catapulti per ascoltare la buona musica.
La prospettiva di sentire e, forse anche intervistare, ma anche scambiare solo due battute al microfono, Francesco Cafiso, è stata da subito entusiasmante e quindi attesissima per parecchio tempo.
E, finalmente, ecco che il momento è arrivato, in una location molto bella, ossia il Grand Hotel Villa Itria a Viagrande, poco distante da Catania, grazie al patron dell’evento Giuseppe Costantino Lentini, titolare di Insideventi.
In questa occasione, sul palco c’era solo un pianoforte a coda, che è stato poi suonato da Mauro Schiavone, che ha accompagnato Francesco Cafiso in questa magnifica serata musicale, appunto, tanto attesa.
In effetti non è che conoscessi da moltissimo tempo questo Artista, ma in seguito ad ascolti che mi erano stati proposti ancora a metà 2015, sono stato letteralmente colpito e incuriosito dal suono che Francesco sa tirare fuori dal suo sax.
Di sassofonisti ne conosco diversi, anche solo per fama, ne conosciamo tutti di eccellenti, ognuno ovviamente con un proprio grande valore artistico. Addirittura, nell’ambiente catanese c’è una formazione con tutte le varianti del sax, che si chiama “Sax and the City”.
Francesco Cafiso ha caratteristiche uniche, nel suo genere,veramente particolari, anche per la sua stessa carriera d’Artista…che inizia a sei anni. Vuol dire molto, vero, nascere in una famiglia per cui la musica è un fatto normale, culturale, di cui non si può fare a meno come del pane.
Francesco è rimasto attratto da subito dal sassofono, anche se poi, studiando musica, ha conseguito, nel 2006, presso l’Istituto Superiore di Studi Musicali a Catania, una laurea di primo livello per flauto traverso, cui ha fatto seguito una laurea di secondo livello di specialistica in jazz, presso il Conservatorio Corelli di Messina, nel 2010, come si osserva dando uno sguardo alla sua straordinaria biografia, che sembra davvero incredibile, per le esperienze vissute nei suoi ventisei anni di vita, incarichi, viaggi, successi ovunque avesse proposto il suo modo, il suo stile di suonare.
A nove anni si confrontava già con musicisti del calibro di Bob Mintzer, Maria Schneider, Gianni Basso e altri e successivamente un lunghissimo elenco di grandi professionisti.
Se poi un fenomeno finisce per incontrare sulla sua strada chi lo sa riconoscere, come è stato per l’interessamento, prima di un Wynton Marsalis, che lo ha notato nel corso del Pescara Jazz Festival del 2002 e poi con altri nomi storici, dopo avere già avuto esperienze, affinate grazie a lezioni speciali di tecnica ricevute da un altro grande, tale Alvin Batiste, con altri grossi nomi del jazz e della musica in genere, allora la strada per l’Olimpo è apertissima e, com’è accaduto al nostro giovane, proseguire suonando quindi accanto a mostri sacri del genere, ricevendo quindi alti riconoscimenti e grandissime soddisfazioni professionali.
Riportare la sua biografia in queste righe vorrebbe dire, dunque, scrivere un grande libro, ma spero davvero, se già non l’hanno fatto, lo si facesse perché sarebbe davvero una storia avvincente.
E quando ti rendi conto del valore di questo personaggio, ti potrebbe anche sembrare quasi inarrivabile eppure, eccolo qui, a portata del microfono di Globus Television e anche di Globus Magazine, nonché di Almax Magazine, di Progetto Almax, con una semplicità e unamise comune ai giovani d’oggi, del bravo ventiseienne che potresti incontrare tutti i giorni.
Francesco Cafiso è simpatico, sta allo scherzo e sa essere davvero di spirito, a beneficio di un dialogo aperto e costruttivo, anche se il tempo a disposizione non è stato quello necessario per approfondire bene la conoscenza con la persona straordinaria qual è.
Francesco Cafiso è un fenomeno che è nato molto giovane, praticamente ha mollato subito il biberon e ha messo in bocca il sax, giusto il tempo di mettersi a camminare…
“Forse il biberon non l’ho mai avuto, mi hanno messo già da subito il sassofono, quasi…”
E poi, ad un certo punto…un grande incontro, con Wynton Marsalis …
“Si, tutto questo è successo nel 2002 e io, insomma, sono stato chiamato dal Direttore Artistico del Pescara Jazz Festival, che è uno dei Jazz Festival più importanti d’Italia, a suonare con Franco D’Andrea per aprire il set con Wynton Marsalis e la sua orchestra. E’ successo tutto in modo semplice, perché lui mi ha ascoltato, gli è piaciuta subito la mia musica, poi ha deciso di invitarmi a seguirlo nel tour dell’estate successiva, quindi parliamo dell’estate del 2003, ed io lì ho fatto l’esperienza ad oggi più importante della mia vita, perché mi sono catapultato in una esperienza estranea alla mia, nuova, diversa…Insomma, io venivo da Vittoria, una piccola cittadina e, quindi mi sono ritrovato a scoprire le città più importanti d’Europa, ero da solo, non parlavo l’inglese, non conoscevo nessuno, quindi è stata davvero una bella esperienza perché è stata molto formativa e importante. Al rientro in Italia da questo Tour, c’è stato un grande exploit mediatico che mi ha fatto conoscere un po’ dappertutto e da lì ho iniziato a portare in giro la mia musica”.
Come hai convissuto con queste persone, i Marsalis, che sono sei fratelli, praticamente?…
“Si, sono, ovviamente Wynton, poi Branford, poi Jason e poi… vedo che sono quattro, in realtà”.
Ecco, Branford era, è anche lui un sassofonista…un contraltista e sax tenore…
“Ehm, contralto non lo so, sono sicuro che fosse più tenorista, poi c’è il fratello, Jason che suona il vibrafono e la batteria e anche il padre, che è un musicista e suona il piano forte, insomma è proprio una bella famiglia di musicisti”.
E nella tua famiglia, musicisti…
“Mio padre è sempre stato un appassionato di musica e ha cercato di trasmettercela, a noi figli, cioè a me e a mia sorella. Anche se lui non ha mai suonato uno strumento e ha semplicemente amato la musica…Mia sorella, anche lei ha fatto un percorso di studi musicali, poi ad un certo punto davanti al bivio tra Università e musica e ha deciso di studiare all’Università”.
E tu, invece hai fatto un percorso musica, musica, musica…Fino ad arrivare anche a Sanremo, grazie anche a Tony Renis (Direttore Artistico di quell’Edizione del 2004 n.d.r.), perché lui stava molto in America, conosceva molto bene l’ambiente Jazz e quindi ha portato in Italia, a Sanremo, questo fenomeno che ha viaggiato ed è cresciuto in America…
“Si, si, Tony Renis è sempre stato una grande persona così, grazie a lui e a Carlo Pagnotta che è il Direttore Artistico di Umbria Jazz, ho avuto questa bella opportunità di suonare al Festival di Sanremo che comunque ricordo con molto piacere perché non sono sceso a compromessi nel senso che ho suonato jazz in una fascia oraria in cui il jazz non è ammesso”.
Insomma ha suscitato un po’ di clamore, questa cosa…
“Si, fortunatamente, proprio perché appunto, c’è il falso mito che la musica jazz non riesca ad arrivare ad un pubblico molto vasto, ma non è assolutamente vero, quindi si tende a metterla da una parte io, invece, ho avuto questo privilegio di suonare un brano della tradizione jazzistica, uno dei cavalli di battaglia di uno dei più grandi musicisti, si chiama Jerom, insomma una grande esperienza”.
Ho avuto modo di vedere un tuo concerto con la Filarmonica di Strasburgo, eri ancora giovanissimo, che effetto ti ha fatto suonare in mezzo ad una grande orchestra?…
“Questa cosa è successa esattamente un anno fa, se non ricordo male, ed è stata una bella esperienza, perché ero lì in occasione del Festival Mondiale del Sassofono. Era bellissimo camminare per le vie della città e vedere tutti questi sassofonisti in giro, bellissimo, il Paese dei Balocchi, sembrava… Ho suonato con una Orchestra molto importante, ho eseguito un brano di una compositrice contemporanea…Bello!”
E poi hai anche valicato il Jazz, che ha a sua volta tantissime sfumature, che so dallo Swing al Free Style, che so disprezzato molto dallo sassofonista Branford Marsalis, ad esempio ed altre cose…
“Si, in effetti ci sono più stili”.
Esatto, più sfumature, diciamo, no? Però sei andato oltre, hai suonato anche con Antonella Ruggiero, addirittura con Jovanotti, beh anche con Stefano Bollani, eccezionale, come pure per altri personaggi, quindi non fai solo Jazz, ma puoi andare che so, anche nella New Wave, New Age…
“Mi piace avere un atteggiamento aperto nei confronti della musica, a me importa che sia fatta bene, che sia musica di qualità e che riesca soprattutto ad emozionare e a comunicare e, quindi, ho fatto tante belle esperienze accanto a musicisti non di estrazione prettamente jazzistica…E va benissimo perché è anche un modo per crescere, per arricchirsi…Poi è importante avere a che fare sempre con bella gente e per questo devo essere sincero sono sempre stato comunque molto fortunato a condividere la musica con belle persone, perché questo può fare la differenza, perché ti fa stare meglio ed è un bene, sul palco”.
Adesso nei progetti più recenti…non dirò mai “l’ultimo disco” perché secondo me porta un po’ sfortuna, perciò diciamo il più recente, questo intitolato “3”
“No, lo puoi dire, perché per me…”
Ce ne saranno altri, dai…
“Ma si, assolutamente…Però questo è un progetto molto ambizioso che segna la fine di un capitolo della mia vita perché si tratta dei miei primi venticinque anni, aprendone sicuramente uno nuovo e quindi è una bella esperienza, che mi ha arricchito tanto, mi ha allargato proprio i miei orizzonti, adesso si ricomincia con nuove cose, nuove idee e si va sempre avanti”.
Magari anche con qualche videoclip…
(sorride n.d.r.) “Perché no?”
Benissimo, allora, si… concludiamo qua, ti lasciamo al tuo relax, prima del live con Mauro Schiavone che fa parte della tua band, insieme ad altri cinque, sei elementi, mi pare…
“Si, Mauro ha collaborato per fare gli arrangiamenti e l’orchestrazione di tutti e tre i dischi e in più fa parte sia del duo, che del sestetto, quindi è il mio pianista ufficiale, un mio grandissimo musicista con cui ho il piacere di suonare e di condividere tantissime belle esperienze”…
Dunque spero di vedervi e sentire suonare con la band al completo, prima o poi…Ok, un grande in bocca al lupo per questa sera e anche per i prossimi eventi…
“Grazie, a presto!”…
Insomma, avrei davvero voluto prolungare la chiacchierata, possibilmente più in relax, ma il tempo prima del live stava stringendo, purtroppo, velocemente e devo dire che è stata, comunque, una bella esperienza. Spero di seguire i prossimi progetti di questo giovane, ma già grandissimo artista che merita moltissima attenzione nel mondo della musica.
Alla prossima “missione” da compiere, quindi!!!