“Ho lavorato con un gruppo di attori e tecnici in gran parte tra i 30 e i 34 anni. Volutamente abbiamo mantenuto un taglio educativo, affinché i giovani coinvolti potessero trasmettere ai loro coetanei una identica sensibilità”. Così esordisce Giovanni Virgilio, parlando di La bugia bianca, la sua opera prima, presentata oggi a Roma.
Siciliano, attivo dal 2003 come aiuto regista e produttore esecutivo, Virgilio sceglie per l’esordio una storia che parte dal ventennale della guerra in Bosnia Erzegovina e ne studia gli effetti sulle generazioni di oggi. “Molti – dice – pensano che quello della Bosnia sia un capitolo chiuso, ma è invece ancora apertissimo. Le conseguenze di quelle ferite erano ancora visibili nelle strade cittadine fino a quindici giorni fa, e il nostro obiettivo è anche quello di mettere in primo piano la necessità di non dimenticare e non chiudere gli occhi. Se è vero che le conseguenze della guerra si riversano sui viventi, su chi ha subito violenze, ne deriva che ad emergere soprattutto è un omaggio alle donne della Bosnia Erzegovina, fatto senza presunzione ma con profondità di intenti. Raccontiamo una realtà nella quale le donne hanno subito stupro e violenza per poter dare vita e procreare”. Tra i presenti alla c.s. ci sono Francesca Di Maggio (Veronica) e Federica De Benedittis (Katrina). Entrambe esordienti, sono d’accordo nel sottolineare la difficoltà dei rispettivi personaggi. “Ho subito molto la difficoltà di cambiare più volte l’atteggiamento verso Veronica” dice Di Maggio. “Abbiamo girato in un piccolo paese –precisa De Benedittis- e dovevo trasmettere molte sensazioni in tempi brevi”. Isabel Russinova è Maia, la mamma di Veronika. “Non la mamma vera ma quella che la ragazza scopre adottiva. Ruolo ostico e antipatico quello della bugiarda. Ma la mia bugia si scioglie in realtà in un amore forte, che cerca di blindare la figlkia e farle scudo di fronte alle avversità”. Nel ruolo di Emina, Nela Lucic unisce bene le due anime del copione: bosniaca di nascita, vive e lavora in Italia da anni, molto aderente al personaggio.
Alla domanda sul rapporto avuto con il molto materiale visivo esistente sulla guerra nella ex Jugoslavia, Virgilio risponde: “Non volevo fare un documentario. Ci sono già troppe immagini in giro, e spesso il rischio è di ripeterle alla stessa maniera. Volevo invece far vedere una Bosnia diversa, moderna, fatta di giovani, di pace, di uomini che maturano. Volevo fare un film in grado portare al cinema gli spettatori della televisione. Sono un regista all’antica, ho girato facendo ricorso a molti piani fissi e quasi tutto il film è finto e ricostruito a Viagrande, paese alle pendici dell’Etna, a 6 km. da Catania dove ci sono i Viagrande Studios, un luogo attrezzato per questo tipo di produzione”. Costato 108.000 euro, il film esce in sala il 22 ottobre distribuito da ASAP Cinema Network in 15 copie, con possibilità di aumentare.