Il secondo evento eruttivo dell’anno 2015, sull’Etna, è iniziato in sordina nel pomeriggio del 12 maggio. Gli strumenti dell’INGV di Catania hanno cominciato a registrare un sensibile aumento del tremore vulcanico, sebbene nulla di preoccupante, e in serata la popolazione ha visto una piccola “fiammella” alzarsi innocua dalla cima del Nuovo Cratere Sud Est.
La situazione si è evoluta nel corso della giornata del 13 maggio, con il rapporto dell’istituto di Geofisica e Vulcanologia che così informava: “si è osservata una graduale intensificazione dell’attività eruttiva, accompagnata da un aumento dell’ampiezza del tremore vulcanico e lo spostamento della sorgente del tremore vulcanico verso la superficie in corrispondenza del NSEC. […] Una serie di piccoli crolli ha accompagnato l’apertura di una bocca effusiva posto immediatamente sotto l’orlo orientale. Durante le ore successive, la lava ha lentamente colmato questa bocca; poi la colata si è lentamente espansa lungo la frattura del 28 dicembre, in direzione nord-est; l’avanzamento della colata lavica è stata accompagnata più volte da minori crolli di porzioni instabili del fianco orientale del cono”
Nella giornata del 14 maggio l’attività sommitale, pur rimanendo “non preoccupante” si è notevolmente intensificata. Forti boati hanno accompagnato per tutto il pomeriggio e fino a notte inoltrata gli abitanti dell’intera fascia pedemontana, sia a est che a ovest, uditi distintamente fino a Catania. Ricadute di cenere vulcanica si sono registrate sui territori di Viagrande, Nicolosi e Acireale mentre la colata lavica uscita dalla frattura ha proseguito la sua discesa in Valle del Bove raggiungendo la zona cosiddetta di Monte Simone, sul percorso già scavato dalla colata dello scorso dicembre. Il primo evento eruttivo dell’anno si era verificato il 1° febbraio scorso, seguito da tre mesi di quiete.
articolo e fotografia di Grazia Musumeci