Pochi giorni fa è arrivata l’ufficialità:
Fabio Fatuzzo, a poche settimane dalle dimissioni dalla presidenza dell’Acoset per la sentenza del “processo cenere lavica” (che lo ha condannato all’interdizione dai pubblici uffici) torna in azienda da direttore generale, su nomina dei sindaci dei comuni etnei.
La questione, d’opportunità, ha di fatto messo in secondo piano l’elezione di Rizzo alla presidenza (
leggi). E’ opportuno che un presidente dimissionario, per l’incompatibilità dettata dall’interdizione dai pubblici uffici, torni al timone dello stesso ente nella qualità di direttore generale nominato?
Per la cronaca, assieme a Giuseppe Rizzo sono stati eletti a far parte del Cda anche i sindaci di Viagrande e Tremestieri, Venera Cavallaro e Ketty Rapisarda, rispettivamente. Questi ultimi vanno ad unirsi ai già presenti Vincenzo Santanocito (sindaco di San Pietro Clarenza) e Giuseppe Cutuli(primo cittadino di Aci Sant’Antonio) i cui mandati scadono, però, il prossimo mese di luglio.
Come al solito la politica, o almeno la politica nell’accezione che ormai non rappresenta più nessuno, domina il quadro degli incarichi nelle società partecipate. La nomina del presidente dell’Acoset ne è l’ultima testimonianza: assegnata al solito politico, col solito gioco spartitorio senza, probabilmente, valutare competenza e professionalità. Così come è accaduto nel 2010 per l’ex presidente Fatuzzo (
leggi).
Fin qui nulla di nuovo, direte. A far storcere il naso a molti, anche all’interno dello stesso centrosinistra, è il fatto, accennato sopra, che Fatuzzo, dimessosi a seguito della condanna penale che lo ha interdetto dai pubblici uffici, uscendo dalla porta, è rientrato dalla finestra! E’ stato infatti nominato Direttore Generale della stessa azienda. Inspiegabilmente, sembra che l’incarico di Direttore Generale di una azienda a partecipazione pubblica possa essere ricoperto anche da un “interdetto” dai pubblici uffici. Un aspetto in merito al quale anche gli stessi uffici legali dell’azienda stanno cercando di far luce.
Per la legge, sono pubblici ufficiali coloro i quali esercitano una pubblica funzione legislativa, giudiziaria o amministrativa. Agli stessi effetti è pubblica la funzione amministrativa disciplinata da norme di diritto pubblico e da atti autoritativi e caratterizzata dalla formazione e dalla manifestazione della volontà della pubblica amministrazione o dal suo svolgersi per mezzo di poteri autoritativi o certificativi. L’Acoset è una azienda a partecipazione pubblica, erogatrice di un pubblico servizio. Come può il suo Direttore Generale, così come il suo Presidente, carica dalla quale Fatuzzo si è dimesso, non essere un pubblico ufficiale, pur esercitando all’interno di una azienda “pubblica” una funzione amministrativa “pubblica”, relativa alla erogazione di un “pubblico servizio”, pagato dai “pubblici” cittadini?
Fin qui la questione d’opportunità, che ha di fatto messo in secondo piano l’elezione di Rizzo alla presidenza.
La questione però, da qualsiasi punto di vista la si guardi, è anche politica. E slatentizza l’incapacità di convergenza all’interno del centrosinistra, con Partito Democratico e Movimento del Megafono che appaiono sempre più dicotomici.
Dopo le nomine sono infatti arrivate, puntuali, le polemiche. Il coordinatore provinciale della lista Crocetta, Giuseppe Caudo ha attaccatoAnthony Barbagallo, il deputato regionale del Pd che ha sponsorizzato l’operazione: “Ha scelto di dialogare con i suoi ex compagni di viaggio del Pdl e dell’Mpa”. “I commissari crocettiani – ha affermato Caudo – non erano presenti, così come i sindaci vicini all’area di governo della Regione. Le percentuali azionarie erano solo del 50% e Pedara è stata determinante in questa scellerata operazione politica”.
Ai “crocettiani”, come si evince dalle dichiarazioni di Caudo, non va giù che sia stato scelto Rizzo, con l’appoggio di PDL e del Mpa. La poltrona era evidentemente destinata a qualcun altro ma i sindaci vicini a Crocetta hanno fatto l’errore di non presentarsi alla convocazione, ritenendo che non si sarebbe raggiunto il numero legale.
Secondo Caudo, le nomine della società dipendono da un accordo politico: “Il presidente della Regione ha presentato la finanziaria con un miliardo di euro di tagli, l’Ars 11 milioni di di euro di tagli, il commissario della provincia di Catania ha accorpato due cariche. Ci sembra assurdo che all’Acoset, invece, si costruisca una nuova carica, quella del direttore generale, che non c’è stata negli ultimi anni. A cosa serve questa carica? A far eleggere l’ex presidente che si è dovuto dimettere perché condannato con interdizione dai pubblici uffici. In questo quadro c’è un accordo politico – che non ci vede assolutamente d’accordo – tra il Pdl, gli uomini di Lombardo e, purtroppo, tra un sindaco del Partito Democratico. Non con il Partito Democratico”.
Il primo cittadino in questione, ricorda Causo, è il sindaco di Pedara Anthony Barbagallo: “Ha scelto di dialogare con i suoi ex compagni di viaggio del Pdl e dell’Mpa, del centrodestra catanese. Noi pensiamo che non sia assolutamente ammissibile che venga eletto un presidente come Rizzo, di cui riconosciamo l’onestà intellettuale, e che venga eletto con i voti del centrodestra della zona etnea catanese. Riteniamo, al contrario, che quella figura sia inutile: costa centomila euro agli utenti dell’Acoset, una società che non viaggia nell’oro”
Lo stesso Caudo, sostenuto dal Direttivo provinciale e alla presenza del deputato regionale Antonio Malafarina, ha spiegato pubblicamente che il Movimento si dissocia da questa scelta politica. Anche perché, ricorda Caudo, “ha assolutamente escluso i pareri dei due sindaci assenti Nino Borzì di Nicolosi e Remo Palermo di San Gregorio, entrambi contrari a questa decisione”. Il coordinatore ha inoltre denunciato che questa “vecchia logica di gestire la cosa pubblica” non appartiene più al governo regionale attuale e ha chiesto pubblicamente al Pd provinciale di assumere una netta e contraria posizione su quanto avvenuto all’assemblea dell’Acoset.
A stretto giro di posta le dichiarazioni del segretario provinciale del Pd etneo,
Luca Spataro. “L’esito della votazione con cui sono stati stabiliti gli organismi dell’Acoset ha creato una situazione oggettivamente negativa per la società stessa – prosegue Spataro – Nulla di personale, ma la nomina a direttore generale di Fabio Fatuzzo rappresenta un fatto sbagliato per due ragioni: da un lato perché è stato scelto come direttore generale un soggetto con una interdizione temporanea dai pubblici uffici, dall’altro perché questo si tradurrà in un aumento di costi per la società. Non voglio entrare in sottigliezze giuridiche, si tratta prima di tutto di un problema di opportunità e di serietà – sottolinea ancora il segretario del Pd etneo – Credo che a questo punto sia fondamentale un atto di responsabilità dello stesso Fatuzzo, con un passo indietro, e un reale coinvolgimento dei Comuni che non hanno partecipato al voto nel governo della società. Sono sicuro che il nuovo presidente Giuseppe Rizzo, a cui tutti riconoscono serietà, rigore e competenza – conclude Spataro – sarà in grado, anche senza il supporto della nuova figura di direttore generale, di dare alla società l’impulso giusto volto soprattutto al miglioramento della qualità dei servizi a favore degli utenti, i cittadini di una vasta porzione della provincia etnea”.
In data 11 Gennaio anche l’Acoset è intervenuta con una nota. “Con riferimento agli interventi dei vari organi di stampa in ordine all’Assemblea dei Soci dell’Acoset SpA del 3 gennaio u.s. (che ha portato all’elezione di Rizzo, ndr) si desidera precisare quanto segue: in occasione di un precedente Assemblea dei soci tenutasi in data 30/11 u.s. il presidente Prof. Fabio Fatuzzo presentò la situazione economico finanziaria dell’azienda con un andamento positivo del bilancio ed un utile di esercizio. L’assemblea, all’unanimità, valutò questi risultati straordinari specie in considerazione del fatto che l’Azienda, appena due fa, alla nomina dell’attuale CdA presieduto dal Prof. Fatuzzo presentava una perdita di circa due milioni di euro.
Nella stessa occasione il Presidente Prof. Fatuzzo comunicò altresì la volontà di dimettersi dalla carica ancorché nessuna comunicazione ufficiale gli fosse stata comunicata (ed ancora oggi nulla è pervenuto).
La quasi totalità dei sindaci presenti (e il capitale sociale rappresentato superava in tale occasione il 95%) nel riconoscere al presidente Fatuzzo l’ottimo lavoro di risanamento dell’Azienda svolto, ebbe ad evidenziare l’opportunità di mantenere, nella necessaria nomina di un nuovo Presidente, una continuità nella gestione dell’Azienda con l’obiettivo di non vanificare i risultati raggiunti in questi due anni grazie alla professionalità e l’impegno dimostrati dal presidente Fatuzzo. Già in tale occasione venne avanzata, quindi, da un’ampia maggioranza dei Sindaci Soci, l’opportunità di avvalersi ancora della collaborazione del Prof. Fatuzzo, con altro ruolo.
Va evidenziato inoltre che la quasi totalità dei dipendenti Acoset indirizzò ai Sindaci Soci una lettera in cui si chiedeva di non disperdere l’esperienza e la capacità dimostrata dal Prof. Fatuzzo.
Pertanto l’assemblea del 3 gennaio u.s., con la nomina del Prof. Fatuzzo a Direttore Generale non ha fatto altro che rispettare la volontà dei Sindaci Soci espressa nella precedente assemblea tenendo anche conto dei legittimi timori dei dipendenti Acoset di veder vanificati gli sforzi mirati al risanamento dell’Acoset con il venir meno dal management dell’Azienda di professionalità apprezzate.
Si evidenzia inoltre che la figura del Direttore Generale non è una novità nella storia dell’Azienda: infatti fino al 2004 tale incarico era regolarmente attribuito. Sarà un caso ma la mancata indicazione, dal 2004 in poi, di un Direttore Generale è coincisa con un percorso poco virtuoso per l’Azienda interrotto soltanto, come su evidenziato, solo dall’Amministrazione presieduta da Fatuzzo. Siamo sicuri che il ripristino di questo incarico sarà ampiamente ripagato da positivi ulteriori risultati di gestione.
I legali della società, appositamente incaricati, stanno verificando ulteriormente la valenza giuridica delle decisioni assunte dall’Assemblea dei soci del 3 gennaio, al fine di fugare le perplessità sollevate da alcuni Commissari di recente nomina da parte del Presidente della Regione. Il parere dei legali incaricati sarà oggetto di esame in occasione del Consiglio di Amministrazione di gennaio. In quell’occasione sarà valutata anche l’opportunità di un’ulteriore assemblea dei soci per valutare più ampiamente, con maggiore partecipazione e con la necessaria serenità quanto sopra.
In ogni caso riteniamo che ciò che stia a cuore degli utenti, del personale dipendente e dei sindaci soci sia proseguire nell’opera di risanamento dell’azienda, con le massime garanzie possibili”.