Un monumentale albero secolare (credo si trattasse di una specie di acacia), lungo la strada provinciale che collega Viagrande a Monterosso, all’altezza della via Chiuzza, ha segnato un riferimento sicuro per i passanti nel corso di alcuni secoli.
L’ “arvuru longu”, così lo chiamavano i miei nonni, non c’è più. Dapprima impietosamente sfrondato, del suo maestoso tronco resta oggi solo un ceppo mozzato, quasi un monumento funebre che ne commemora la scomparsa.
Un gioiello della natura, riportato anche nella cartografia storica e ben noto ai molti viandanti che lungo i secoli hanno percorso il tratto della “Via Regia” che, intersecando il “Casale della Via Grande” portava da Catania a Messina, viene abbattuto con la complicità silente di quanti dovrebbero vigilare acciò che tali scempi non si compiano.
Avv. Alfredo Guliti
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