«Mi si dice anche che, nelle ultime elezioni siciliane, c’è stata una compravendita di voti e i prezzi sono fortemente lievitati, addirittura mi si dice che un voto è stato pagato 300 euro. In Calabria, alle scorse elezioni, al massimo si era arrivati a 70 euro. Allora, se lo Stato non pone rimedio a questo con leggi rigorosissime, se si consente a gente che fa la politica di investire per guadagnare nella politica, io dico che lo Stato non c’è».
La pesante denuncia è arrivata in aula a Montecitorio durante la seduta che aveva come ordine del giorno la discussione del disegno di legge sulla prevenzione e repressione della corruzione e dell’illegalità nella pubblica amministrazione. L’autore è l’onorevole Elio Belcastro ex coordinatore del Movimento per le Autonomie della Calabria (attualmente iscritto al Gruppo Misto – Noi il partito per il Sud) e avvocato penalista di spicco il cui studio legale difende i principali affiliati della ‘Ndrangheta calabrese. Dalla cosca dei Pesce, una delle più potenti ‘ndrine della piana di Rosarno, fino a quella dei Piromalli operativa nel territorio della piana di Gioia Tauro identificata dalla DIA come la più grande cosca dell’Europa Occidentale.
Le dichiarazioni di Belcastro hanno scatenato una grossa polemica tra gli stessi membri dell’aula di Montecitorio. Il primo a darne notizia tramite Twitter è stato il deputato del Partito Democratico Andrea Sarubbi, seguito da un intervento in aula del deputato Udc Roberto Rao «Se il mio collega o altri colleghi fossero davvero a conoscenza di fatti non gravi, ma gravissimi, come questi, prima o subito dopo il voto dovrebbero recarsi alla procura della Repubblica per denunciarli e raccontare all’autorità giudiziaria tutto quello che sanno». Rao ha poi rincarato la dose sottolineando il passaggio in aula di Belcastro «altrimenti, signor Presidente, il loro comportamento omertoso e omissivo e le loro insinuazioni – mi permetta – striscianti non faranno altro che generare una sensazione di complicità di questo Parlamento».
Belcastro ha poi cercato di fare chiarezza sul suo intervento chiedendo la parola e annunciando come la sua denuncia sia “de relato” maturata quindi attraverso una conoscenza indiretta. A concludere le dichiarazioni di voto ci ha pensato Rocco Buttiglione in qualità di Vice Presidente della Camera dei Deputati «Mi permetto sommessamente di far notare che il cittadino che abbia notizie di reato ha un dovere morale di portarle a conoscenza della magistratura».
Compravendita di voti e prezzi in rialzo: Quella di Belcastro è solo l’ultima denuncia eclatante di una delle più sommerse modalità di ricerca del consenso elettorale. A definirne i particolari in passato sono stati politici, intercettazioni telefoniche e anche le confessioni di numerosi collaboratori di giustizia, tra cui lo storico pentito Maurizio Di Gati. L’ex reggente provinciale di Cosa Nostra ad Agrigento in numerosi passaggi nelle aule di tribunale riferisce del costo di un singolo voto”40 euro a voto e loro mi portavano i voti e mi mandavano le foto con il telefonino e io gli davo i soldi”. Un “tariffario” che varia per ogni zona della Sicilia anche nella stessa Provincia, a parlare è sempre Di Gati “a Favara (AG) si arrivava anche a 100 euro per ogni singolo voto e nei casi più delicati si adottava anche l’uso delle maniere dure”.
Dario De Luca