Un uomo, condannato in passato nell’ambito di un processo di mafia e fratello di un pentito dei clan agrigentini, ha ucciso il padre e la madre e si suicidato nell’abitazione familiare ad Aci Sant’Antonio (Catania). La tragedia di questo pomeriggio, dunque, sarebbe maturata sullo sfondo di vicende giudiziarie che avevano segnato la vita della famiglia.
Secondo quanto ricostruito dai carabinieri, Luigi Gagliardo, 38 anni, ha ucciso il padre Antonino Gagliardo, 82 anni, e la madre Rosa Amoroso, 74 anni, colpendoli alla testa con oggetti contundenti e poi si è soffocato col gas.
Come emerso dai rilievi coordinati nell’appartamento di via Paolo Vasta dal sostituto procuratore della Repubblica di Catania, Fabrizio Aliotta, per suicidarsi l’uomo ha preso il tubo del gas e ha infilato la testa dentro un sacchetto di plastica. Una morte atroce.
La famiglia Gagliardo era originaria di Racalmuto (Agrigento), e si era trasferita nel Catanese dopo le inchieste giudiziarie antimafia che avevano coinvolto Luigi Gagliardo e suo fratello Ignazio, collaboratore di giustizia che ha rivelato ai magistrati i retroscena delle attività criminali delle cosche mafiose agrigentine e in particolare del clan dei cosiddetti “Pidocchi”.
Qualche giorno prima di essere arrestato nell’operazione “Sicania 2” del 2007 contro i boss di Agrigento, coordinata dalla Dda di Palermo, Luigi Gagliardo si era pubblicamente dissociato dal pentimentò del fratello Ignazio. In seguito, Luigi Gagliardo era stato condannato per l’inchiesta “Sicania 2” a tre anni e quattro mesi di reclusione. In precedenza, il parricida era già entrato in indagini antimafia, ed era stato arrestato per la prima volta nell’ambito dell’operazione “Ombra” nel 2003.
Tornato in libertà, Luigi Gagliardo non aveva mai trovato un impiego e si arrangiava con lavori saltuari. Secondo quanto si apprende, la famiglia Gagliardo non aveva accettato il programma di protezione previsto per i familiari dei pentiti di mafia. Tuttavia, dopo che Ignazio Gagliardo aveva cominciato a collaborare con i magistrati e Luigi aveva finito di scontare la sua condanna, la famiglia aveva deciso di lasciare Racalmuto e si era stabilita ad Aci Sant’Antonio.
A scoprire la tragedia è stato un altro fratello della vittima, un ex brigadiere dei carabinieri in congedo, una persona conosciuta e stimata nell’Arma, che si era recato a trovare i genitori. Non avendo risposta e non potendo entrare nell’abitazione, che era chiusa a chiave dall’interno, ha chiesto ad alcuni operai che stavano lavorando su una impalcatura posta sulla facciata del palazzo di spingere l’anta di una finestra per entrare nell’appartamento.
Dopo aver visto la scena ha dato l’allarme chiamando i suoi ex colleghi con una telefonata al 112.
Per gli investigatori non ci sono dubbi sulla dinamica del duplice omicidio seguito dal suicidio. Anche se resta ancora non chiarito il movente, che potrebbe essere legato a un momento di depressione di Luigi Gagliardo. Le indagini sulla tragedia sono state eseguite dai carabinieri della compagnia di Acireale e del comando provinciale di Catania.