Da Benanti si comincia con Noblesse, spumante metodo classico con uve carricante imbottigliato in gennaio, quattro anni di età prodotto in 5mila bottiglie al massimo.
Si passa al mitico Pietramarina, il vino bianco simbolo del Rinascimento dell’Etna. Si inizia con il 2004, ancora fresco come fosse d’annata, una acidità sorprendente, minerale; al naso complesso come pochi altri. E poi si sente il mare. Insomma uno dei migliori vini bianchi italiani e del mondo. Da applausi.
Passando ai rossi si inizia con Rovittello, Etna Rosso doc con profumi esplosivi ma fini. In bocca è di un equilibrio perfetto.
Il Serra della Contessa è un altro dei vini che hanno fatto la storia dell’enologia siciliana. Una vigna pre-filossera che ha 110 anni, un caso più unico che raro in Sicilia e in Italia. L’annata 2000 è semplicemente stupenda. Profumi intriganti che si evolvono con lentezza ma inesorabilmente, sorprendo ogni volta che si mette il bicchiere alla bocca, dove si beve apprezzando una eleganza fuori dal comune, pur rimando fragrante. Passando al 2006, l’annata attualmente in commercio rende giustizia alla complessità del nerello mascalese. Non è giovane, è pronto e perfetto. Semplicemente diverso dal 2000, egualmente affascinante. Difficile scegliere. Potendo andate in cantina e comprateli entrambi.
Il Nerello mascalese monovitigno 2006 e il Nerello cappuccio monovitigno sono stati messi a confronto per capire gli Etna doc che devono essere un blend dei due vini con 80% del primo che dà i profumi, il secondo per il corpo.
Chiudiamo con Il musico 2008, moscato di Noto, con vigne a Pachino, note di rosmarino e salvia, e il passito di Pantelleria Coste di Mueggen, dalle spiccate note mentolate.