Siamo in Sicilia, alle pendici dell’Etna, per toccare con mano Dorsoduro 1200 nella sua versione 2012 – la prima, come spiega il PR Daniele Torresan in conferenza stampa, di tante novità che arriveranno dal gruppo in questa stagione. Una location particolare, quella di Viagrande, scelta apposta per farci provare come, con qualche affinamento qua e là, la Dorsoduro (già recordman – passateci il maschile, ma una moto del genere ha davvero poco di femminile – quanto a potenza della categoria) sia diventata ancora più efficace e divertente.
Purtroppo il meteo non ci è stato troppo amico e, pur non dovendo affrontare un clima disastroso come altri sfortunati colleghi, il freddo e la pioggia non ce li siamo risparmiati. Fortunatamente, però, abbiamo trovato abbastanza asciutto da riuscire a tirare un po’ il collo alla motardona di Noale e trovare per l’ennesima volta riscontro alla teoria secondo cui piccoli affinamenti nei posti giusti fanno grandi differenze. Rimandandovi alla prova della prima Dorsoduro 1200 per la descrizione tecnica, qui ci concentreremo proprio su queste differenze cedendo direttamente la parola a chi questi affinamenti li ha pensati e messi in atto.
MOTARD: STORIA DI SUCCESSO
Prende la parola Umberto Basso, responsabile marketing prodotto, che spiega come l’ispirazione di Dorsoduro venga dal settore del Motard, in cui la casa di Noale è entrata solo nel 2004 con la SXV ma che ha già fruttato ad Aprilia sette titoli mondiali fra piloti e costruttori. Fedeli alla tradizione di riportare sulla serie quanto imparato in gara, a Noale hanno creato prima la Dorsoduro 750, nel 2008, facendola diventare Factory nel 2010 e creando poi questa 1200. “Una moto senza compromessi, nata sulla base di un motore completamente nuovo interamente pensato e realizzato in Aprilia, che apre ad una contaminazione del settore naked per offrire potenza e guidabilità da riferimento” spiega Basso. Una moto che rappresenta una storia di successo per Aprilia, con oltre 14000 esemplari venduti fra 750 e 1200, e diventata quasi un oggetto di culto che ha dato vita a fenomeni di associazione spontanea su forum e social network.
IMPARARE DAGLI UTENTI
Aprilia ha tenuto le orecchie aperte, raccogliendo le impressioni dei clienti e prendendo nota di tutte le modifiche che venivano effettuate – Dorsoduro è una delle moto più personalizzate, tanto esteticamente quanto tecnicamente, sul panorama mondiale – per affinare il modello 2012, che diventa… ancora più Dorsoduro. Ci spiega meglio Andrea Friso, responsabile della gamma High-End Aprilia, dove si sono concentrate le modifiche. “Volevamo rendere Dorsoduro ancora più matura e divertente, e ci siamo riusciti ottenendo una moto che pesa solo 1kg più della 750, perdendo peso soprattutto dove conta”. I nuovi cerchi forgiati riducono l’inerzia del 15,4 e del 22% rispettivamente ad avantreno e retrotreno, migliorando accelerazione, maneggevolezza e guidabilità. Il peso complessivo cala di 3kg, soprattutto grazie al portatarga in plastica e a nuove soluzioni per parafanghi e copri scarichi. Totale? 209kg con tutti i liquidi, senza benzina. Giù il cappello.
CICLISTICA COLLAUDATA
La ciclistica non si discosta sensibilmente da quella del modello precedente, con il conosciuto telaio misto traliccio in acciaio/piastre in alluminio, pur avendone modificato leggermente le rigidezze. L’interasse si attesta su 1528mm, con un inclinazione del cannotto di sterzo di 28° e un’avancorsa risultante di 118mm. Le sospensioni – forcella rovesciata da 43mm, posteriore a monoammortizzatore con piggyback, entrambi Sachs, entrambi completamente regolabili – sono state riviste nella taratura, diminuendo leggermente i valori di precarico e di frenatura idraulica per adeguarle al minor peso, ottenendo il vantaggio collaterale di abbassare il baricentro della moto.
MOTORE ITALIANO
Il propulsore è il solito V2 di 90°, interamente pensato e realizzato in Italia. Marcatamente superquadro nelle misure caratteristiche (106mm d’alesaggio), è stato affinato nella riduzione degli attriti e nella lubrificazione, oltre che nella gestione elettronica con mappature riviste, arrivando a prestazioni costantemente superiori a quelle dichiarate. Al di là dei valori ufficiali, infatti, prove ripetute hanno restituito valori sempre oltre i 135cv e 12kgm, senza intaccare l’erogazione morbida e sfruttabile del modello precedente. Restano invariate la doppia accensione con anticipo differenziato fra le due candele, la distribuzione bialbero con comando misto catena/ingranaggi e fasatura differenziata per ciascun cilindro, alimentazione gestita con comando ride-by-wire e dimensioni generali addirittura più contenute del 750.
ELETTRONICA EVOLUTA
E’ il turno di Andrea Ricci Iamino, responsabile sistemi elettrici ed elettronici, che ci fa un rapido ripasso della parte elettronica partendo… dai freni. L’impianto full Brembo, con pinze radiali e dischi da 320mm con pinze a 4 pistoncini (unità da 240 e pinza monopistoncino al retrotreno) è tenuto a bada da un impianto ABS Continental a due canali ed azione indipendente rispetto al sistema di gestione del controllo di trazione ATC. Il controllo di trazione ricalca il principio di funzionamento già visto sul più sofisticato APRC, intervenendo in maniera veloce o più lenta (rispettivamente su iniettori o anticipo dell’accensione) sulla base delle necessità. Di fatto, rispetto a quanto montato sulla RSV4, manca solo il sensore inerziale perché non utile allo scopo vista la diversa destinazione d’uso della Dorsoduro. “Resta presente invece la funzione di calibrazione” dichiara orgoglioso Andrea, “che a differenza di tutte le realizzazioni di altre case permette di cambiare senza problemi pneumatici con altri di diverso profilo”. Basta impostare la voce sul cruscotto, percorrere in seconda a trenta all’ora un tratto di strada per otto secondi, e il gioco è fatto. Adesso, però, non vediamo l’ora di provarla…
DOMINIO ASSOLUTO
In sella, il colpo d’occhio è invariato rispetto alla versione precedente: ci si siede alti, come vuole la postura da Supermotard, ma senza provare impacci particolari nelle manovre a bassa velocità grazie ad un bilanciamento dei pesi riuscito e ad una sella ben profilata. I comandi sono tutti dove uno se li aspetta e consentono ampia libertà di movimento longitudinale in sella. Il ricordo della “vecchia” 1200 è un po’ sbiadito, ma comprendeva qualche imbarazzo nel maneggiare la moto da fermo – la riduzione del precarico deve aver regalato qualche millimetro sufficiente a mettere a proprio agio anche i corti di gamba come il sottoscritto.
A PASSEGGIO? PERCHE’ NO?
L’attraversamento dei paesi che ci deve portare verso la location scelta per provare meglio la Dorsoduro ci costringe a tenere ritmi piuttosto blandi ma la “mezzosangue” naked-motard Aprilia ci mette subito a nostro agio: il controllo è perfetto e la mappatura Touring ora offre una risposta dolcissima. Intendiamoci: se si spalanca, la sberla di coppia e cavalleria impiega poco a farci cambiare provincia, ma l’erogazione è praticamente perfetta. Da poco sopra il regime del minimo fino all’intervento del limitatore la curva di coppia sembra una diagonale perfetta, non fosse per un leggero appiattimento verso i 5000. Complici un controllo di trazione impeccabile e una scelta di rapporti marcatamente sul lungo (evidentemente necessaria per evitare di finire infartuati con cadenza settimanale), se non si presta troppa attenzione alle sospensioni un po’ rigide e ad una frizione “maschia”, si può guidare disimpegnati quasi come su una tourer. Anzi, facciamo una naked turistica, perché, come facilmente intuibile, alla voce “protezione aerodinamica” bisogna segnare un bel “non pervenuta”.
GRINTOSA QUANDO SI VUOLE
Dopo un po’ di sofferenza, dovuto a neve a bordo strada (e non solo…), rivoli d’acqua e temperature normalmente non associate a queste latitudini, ci avviciniamo finalmente alle Gole dell’Alcantara e ad uno splendido tratto misto che alterna tornanti a curve più veloci, inframezzati da qualche rettilineo dove far sfogare un po’ la cavalleria del bicilindrico Aprilia. Se potessimo godere, dalla sella, della vista frontale della moto siamo sicuri che la mascherina faro della Dorsoduro assumerebbe un’espressione maleficamente compiaciuta – quella di chi si sfrega le mani, pronto a divertirsi come forse non si dovrebbe. In questo frangente vale la pena di inserire la mappa Sport, che resta impegnativa ed un pelo brusca, ma… ragazzi, che gusto. La connessione fra acceleratore e ruota posteriore si fa direttissima, e grazie alle Pirelli Diablo Rosso II di primo equipaggiamento (ma Dorsoduro 1200 uscirà anche con Dunlop Sportsmart) ci si può godere una delle moto più gratificanti in circolazione. Su cui, per inciso, l’assetto tendente al rigido diventa qui molto più sensato, soprattutto per gestire la coppia che il propulsore scarica sul retrotreno in uscita e la potenza dell’impianto frenante.
PIU’ EFFICACE, MA ANCHE PIU’ FACILE
Parlando di freni, sembra sparita la tendenza dell’ABS ad intervenire un po’ in anticipo che avevamo riscontrato a Jerez sul modello 2010, e si conferma invece la grande modulabilità, soprattutto all’attacco della pastiglia dove altre proposte della concorrenza si mostrano invece troppo aggressive in qualunque frangente non sia il circuito. Adesso la guida diventa gradevolissima anche portando la staccata fin dentro la curva, proprio quando, sul modello precedente, la ruota anteriore sembrava distante e un po’ avara di comunicativa. Insomma, sul misto, dal lento al veloce, si gode come matti. E la vocina che girava per la testa sul vecchio modello, quella che insinuava come la 750 fosse forse meglio sullo stretto e altrettanto… inadatta al veloce, ora si zittisce in fretta. Suggestione o reale miglioramento dato dalla riduzione delle masse non sospese? In un improvvisato confronto fra tester abbiamo trovato una divisione delle ipotesi quasi in parità, ma per quel che vale il sottoscritto propende per la seconda ipotesi – il ricordo di una moto un po’ faticosa non ha trovato il minimo riscontro nelle impressioni di questo test.
FONDI DIFFICILI – O FORSE NO
Purtroppo dopo poco anche la nostra buona sorte si arrende, e nel pomeriggio rientriamo sotto una pioggia leggera ma costante. Sono poche le moto di questa cubatura e prestazioni che mettano a proprio agio in simili frangenti, ma pur potendo dichiarare serenamente di non essermi goduto il trasferimento, devo ammettere che non mi sono mai trovato in particolare difficoltà. Paradossalmente, gli unici imbarazzi sono venuti dal tentativo di impiegare la mappa “rain”– sulla carta la più dolce fra le tre offerte, nella realtà un po’ poco prevedibile nelle sue risposte. L’erogazione ai bassissimi regimi è un po’ sporca e irregolare, causando addirittura qualche strappo in più che non con la più prestante Touring, e alla prima apertura la risposta è praticamente inesistente fino al valico dei 3000 giri. Dopo, la potenza arriva – più dolce che in modalità T o S, ma comunque sempre con un cambio piuttosto repentino. Non siamo stati gli unici a restare un po’ perplessi, dunque non è escluso che già al momento in cui scriviamo a Noale stiano prendendo in considerazione revisioni della mappatura.
Insomma: quanto è cambiata questa Dorsoduro 1200? Poco, sulla carta. Più di quanto non sembri, all’atto pratico. Ce la ricordavamo impegnativa e poco duttile sullo stretto e limitata dalla stessa natura del genere motard sul veloce. Questa 2012, invece, pur non potendo fare nulla per tenere testa alle supersportive quando si viaggia a velocità da autobahn (pur avendo potenziali velocistici da… berlina tedesca autolimitata, per capirci) diventa una vera e propria ira di Dio sul misto lento e medio. Insomma: un mezzo da godimento puro che sa gratificare chi ha polso fermo e una certa esperienza di guida – perché, non dimentichiamocelo, stiamo parlando di oltre 130 cavalli ma soprattutto di una coppia capace di ribaltare i tombini se ci si accelera sopra.
PIU’ BELLA, PIU’ ECONOMICA
Metteteci il riposizionamento di prezzo – già, perché ci siamo tenuti il meglio per la fine – a 10.990€ (1500 in meno rispetto al modello 2010), pacchetto elettronico compreso, e la Dorsoduro 1200 diventa una proposta davvero allettante per chiunque ami il genere. Le grafiche? A noi piacciono di più rispetto a quelle precedenti, che a nostro avviso valorizzavano poco i muscoli della Dorsoduro – la Flou Red è quella da prendere per chi ama le grafiche Aprilia Racing, la Glamour White è dedicata a chi preferisce un look più modaiolo ed elegante.
ACCESSORI: LISTA LUNGHISSIMA
Vi sareste aspettati una Factory? Anche noi. Aprilia ha scelto invece di darci invece una versione “base” più raffinata ed efficace, senza però trascurare chi desidera abbellire o rendere ancora più cattiva dinamicamente (o anche versatile) la Dorsoduro. Il catalogo accessori prevede infatti tutto quello che serve allo scopo: dagli immancabili terminali Arrow in titanio ai dettagli in carbonio e alluminio passando per una gustosa frizione antisaltellamento, proposta – ciliegina sulla torta – ad un prezzo abbondantemente inferiore ai mille euro e adattabile anche alla 750. Se poi siete fra quelli che la moto la usano anche per viaggiare ma non sapete proprio resistere al fascino della Dorsoduro, Aprilia ha pensato anche a voi con borse laterali, da serbatoio e da fianchetti. Non avete nessuna scusa per non provare una Dorsoduro…
CI E’ PIACIUTO
Erogazione e doti dinamiche
Dotazione elettronica
Riduzione del prezzo
CI E’ PIACIUTO… MENO
Mappatura rain
Durezza frizione