Prima che il nostro preclaro concittadino Antonio Aniante divenisse il valente e facondo autore teatrale, che ci ha lasciato opere famose quali Gelsomino d’Arabia, Mezz’uomo, La rosa di zolfo e via continuando, la vena poetica animò i suoi primi scritti.
Uno dei suoi primi componimenti, a 18 anni, fu il seguente “Inno al paese nativo“
C’è un paese che chiamano conca,
questo paese si chiama Viagrande
e dorme a dosso a un vulcano gigante,
caldo ha l’inverno e calda ha l’estate.
La gente una notte emigrò oltremare
e il paese rimase deserto,
ma ci fu sempre chi volle lasciare
ai rimasti un garofano all’aperto.
Le strade sue odorano la sera
di gelsomino come in paradiso;
quando il paese dorme, S. Mauro veglia assiso su nuvole d’argento e tra lumi di cera.
Gli emigranti partirono una notte
che il cielo era stellato a primavera;
per le strade, sulle mura, negli orti
il gelsomino odorava di sua dolce bontà.
Per voi rimasti che siete nella conca
di Viagrande, vi basta sognare
una vela che approdi oltre mare
dove la sorte non è avara né monca.
Antonio Aniante 1918.
Dedicata a tutti coloro che sono partiti, a coloro che sono ritornati per riassaporare il profumo del gelsomino e a coloro che sono invecchiati, sognando altri mari, altri lidi…
Tiziana Iannotta