Siamo ormai arrivati alla fine della stagione estiva ed è il momento giusto per fare un piccolo riassunto degli eventi a cui ho avuto il piacere di partecipare durante le vacanze. Dopo Taormina sono stato chiamato a presidiare la giuria dei cortometraggi all’XI Festival del Cinema di Frontiera di Marzamemi diretto dal regista Nello Correale. Il festival rappresenta ormai una bella realtà che è riuscita ad affermarsi negli anni come una delle manifestazioni culturali più importanti sul territorio. Durante le giornate a Marzamemi ho avuto modo di vedere tanto cinema di qualità, dai lungometraggi, sempre in linea con lo spirito del festival, come Offside di Jafar Panahi a interessantissimi corti selezionati sapientemente da Andrea Di Falco. Selezionare il vincitore dei corti non è stato facile ed alla fine l’ha spuntata Pizzangrillo di Marco Gianfreda, bell’esempio di cinema poetico, mentre per i lunghi il riconoscimento è andato a Notizie degli scavi di Emidio Greco.
Oltre alle attrazioni cinematografiche il festival ha offerto anche dei bei momenti culturali tra cui ricordiamo le chiacchiere sotto il fico, quest’anno svoltesi all’interno dell’antica tonnara, moderate dalla brava Sabina Minardi in cui si sono presentati nuovi lavori letterari e interessanti progetti culturali come il documentario In altro mare di Franco La Cecla e i libri di Attilio Bolzoni, Carmelo Sardo e Sebastiano Gesù solo per citarne alcuni. Il Festival del Cinema di Frontiera è stato anche teatro di uno dei primi incontri del neonato consorzio dei festival siciliani (Coordinamento dei Festival del Cinema in Sicilia) fortemente voluto da Nello Correale che fa ben sperare per un rafforzamento della diffusione della cultura cinematografica nella nostra isola.
Tornato da Marzamemi ho partecipato come giurato allo spassoso festival di corti umoristici State aKorti organizzato da Riccardo Di Bella presso uno splendido agriturismo a Viagrande. Il festival ha proposto 16 cortometraggi dando spazio a un cinema che ha, generalmente, difficoltà ad arrivare al pubblico. Malgrado le simpatiche trovate gli autori italiani in concorso non hanno convinto molto, eccezion fatta per il delicato e fantasioso corto d’animazione Gamba trista di Francesco Filippi. Hanno invece convinto i due corti spagnoli in concorso Te quiero di Sergi Portabella e El mueble de las fotos di Giovanni Maccelli, alla fine proprio quest’ultimo si è aggiudicato il premio della serata.
Con grandissimo piacere mi sono recato presso l’area archeologica di Kamarina, nelle vicinanze di Vittoria, per partecipare, ancora come giurato, alla XIII edizione del VideoLab Film Festival diretto da Andrea Di Falco. Nel bellissimo e suggestivo scenario del teatro di Atena per due giorni il festival ha mostrato dei corti di buon livello supportati da un’organizzazione impeccabile e dalla brava conduttrice Deborah Lentini. Per il premio finale si è ripresentato un testa a testa già avvenuto a Marzamemi tra Pizzangrillo di Marco Gianfreda e 108.1 Fm Radio di Angelo e Giuseppe Capasso. Questa volta però l’hanno spuntata i due fratelli napoletani che, malgrado la giovane età, si sono dimostrati degli autori totalmente consapevoli del loro lavoro e della loro poetica.
Una menzione merita il regista Emiliano Cribari, già vincitore del premio come miglior regia a Marzamemi e qui premiato con il riconoscimento alla miglior sceneggiatura: ironico e intelligente, Cribari è capace di raccontare bene le manie e le psicosi del suo tempo sebbene forse ancora troppo legato al mito morettiano. Il festival di Kamarina ha visto la partecipazione dell’attrice Lucia Sardo semplicemente magnifica nel darsi al pubblico con generosa autenticità. Da citare anche la presenza del regista Manuel Giliberti che ha presentato in anteprima il trailer del suo nuovo film Un milione di giorni in uscita ad ottobre.
Giunto ormai alla fine degli eventi estivi, quasi per caso, mi sono ritrovato ad assistere ad uno spettacolo teatrale nella piazza principale di Gravina, lo spettacolo si chiama “Sicilia 1860” di Gisella Calì con musiche di Laura De Palma. Non è facile sfuggire alla banalità e alla retorica quando si sceglie di raccontare un evento come l’Unità d’Italia che le recenti celebrazioni per il 150° anniversario hanno consegnato al più semplice buonismo, la Calì ci riesce scegliendo una via diversa, realistica, forte e dura nel narrare, con testimonianze dell’epoca, l’orrore dei moti siciliani. Per la gente del luogo più che di libertà e di unità si trattò di un cambio di aguzzini, dai Borboni agli invasati carbonari fino agli ipocriti Garibaldini e al politico Bixio.
La Sicilia come metafora dell’impossibilità di imporre una libertà da nessuno compresa, così simile a quei territori medio-orientali in cui oggi si cerca di imporre un sistema di democrazia non idoneo. Fa riflettere sulla distanza tra esigenze reali del popolo ed esigenze di potere questo atto unico della Calì e ci riesce con appena cinque elementi, i tre bravissimi attori Gabriele Mangione, Marco Piana e Dario Castro, la talentuosa polistrumentista Flaminia Castro e l’intensa autrice e interprete Laura De Palma oltre alla stessa regista Gisella Calì che sul palco regala degli intensissimi monologhi. Insomma una bella sorpresa in una serata di fine estate che mi ha fatto conoscere una realtà teatrale a cui auguriamo grandi successi futuri. Finisce così questo piccolo diario di fine estate, a presto nuove recensioni e nuove storie…