Come indicato dallo stesso titolo «Personaggi di Viagrande», in questo suo terzo lavoro, Paolo Licciardello riscava ancora una volta nella memoria, per estrarre dei ricordi che meglio rispecchino la parte più animata del suo paese natìo. Una folta schiera, cioè, di soggetti – dal più umile al più nobile, dal farmacista al faccendiere – che si sono avvicendati a Viagrande dalla fine del secondo conflitto mondiale ai giorni a noi più vicini, a ciascuno dei quali l’autore dà un’anima, assegna un ruolo nell’ambiente paesano, un modus vivendi, così umanizzandone l’effige e vivificando lo scenario, in una varietà d’aspetti, che sembrano anneriti dal tempo ma che, invece, rispecchiano una realtà capace di intenerire, emozionare, di far sorridere.
Si tratta di ricordi personali, osservazioni, analisi di fotogrammi, squarci di vita semplice, racchiusi nell’album della memoria come in uno scrigno dal quale trarre i gioielli ivi contenuti. Ambientazioni, cioè, dove trovano una loro collocazione vicende amorose, sofferenze, disagi, difficoltà del quotidiano, un susseguirsi di fotogrammi, in ognuno dei quali gente minuta si muove come burattini attaccati al filo del destino, ma che rappresentano la multiforme realtà dell’essere, così acquistando una veste di verità anche quando sembrano frutto della fantasia.
Personaggi, quindi. Nascosti spesso dal «pecco», dal soprannome (o ingiuria che dir si voglia), che sintetizza il rapporto con la comunità viagrandese, un legame che, meglio di qualsivoglia denominazione, esprime quanto il soggetto abbia inciso nella peculiarità delle usanze e dei costumi, contribuito alla caratterizzazione dei tempi andati. Persone, comunque, diversificate da satire, aneddoti, frivolezze, vicende dal sapore piccante, ricchi di quegli elementi che non costituiscono soltanto materia per cristallizzare episodi di vita reale, bensì anche, e soprattutto, per illuminare dei sentimenti, dei moti dell’animo, i principali fondamenti di ogni essere umano.
L’amore, infatti, acquista una configurazione primaria: dall’ingenuità del semplice, espressa con infantile innocenza, all’approccio sensuale; dall’inesperienza giovanile alla maestria dei più navigati, dal tradimento alla profondità platonica, dalla concretezza all’equivoco più umoristico.
Il tutto – e qui emerge l’abilità, la vivacità, la bravura dell’autore – con il tratto di penna leggero e fluido, accattivante, in misura da imprigionare il lettore e tenerlo avvinto alle pagine fino alla fine.
Il libro si avvale di una presentazione dell’autore e di due prefazioni d’alto livello, della dott.ssa Agata Caruso e del prof. Mario Rapisarda, con riferimento ai primi lavori di Paolo Licciardello.