Tornati dall’America per assistere alla festa

VIAGRANDE. Una coppia di coniugi emigrati è arrivata dal Massachusetts per la processione di S. Mauro Abate.

Dall’America per la festa. Sembra il titolo di un romanzo e, invece, è quanto è accaduto a Viagrande per le celebrazioni patronali. Una coppia di coniugi emigrati, infatti, ha fatto ritorno nel proprio paese appositamente dall’America, ed esattamente dal Massachusetts dove tutt’ora esiste una corposa colonia di figli di viagrandesi emigrati nel dopoguerra, per assistere all’eccezionale (nel senso che non si ripeterà più, come sempre promesso dal parroco Alfio Bonanno) giro esterno del paese con il simulacro di S. Mauro Abate, issato sull’artistico fercolo, con la stupenda coreografia dei fuochi pirotecnici, sia all’uscita (quelli di domenica erano i famosi botti fuori calibro sequestrati dai carabinieri a Gennaio scorso) che all’entrata del santo in Chiesa.
«E’ stata un’emozione indescrivibile – ci hanno confessato i coniugi emigrati, Patanè-Finocchiaro – rivivere dopo quasi mezzo secolo la nostra festa di S. Mauro. Certo si è arricchita sotto tutti i punti di vista e noi vorremmo trasmettere queste nostre emozioni ai nostri parenti in America, ma sarà difficile.
Ormai la “vecchia” generazione di viagrandesi va scomparendo ed i giovani non potranno mai gustare momenti come questi, forse dovrebbero venire in Italia, ma sarà difficile».
Cirino Patanè, oggi ultrasettantenne, è figlio del mitico ed ultimo vero sagrestano della chiesa di S. Mauro, che in paese chiamavano “don Neddu spadditta” (per via della posizione delle spalle nel muovere manualmente le corde delle tre campane della chiesa Madre).
«Se vi ricordate fino a qualche anno fa riuscivo a raccogliere fra i viagrandesi d’America i dollari per l’addobbo del fercolo. Adesso non ne vuole più sentire nessuno di offrire dollari per queste cose. Mah!», chiude così il discorso Cirino e va via quasi con le lacrime agli occhi.
Attorno alla festa le solite polemiche e diatribe di sempre: i festaioli vorrebbero più “bombe” e la festa in estate, piuttosto che a gennaio, come da secolare tradizioni. Gli antifestaioli maledicono i rumori delle “bombe” (eppure lo spettacolo è visto da migliaia di persone) e, soprattutto, i cittadini che abitano accanto all’edificio delle Elementari, nel cui cortile vengono piazzati i mortai, protestano poiché «i muri delle nostre case tremano, i quadri scivolano giù e lo spostamento dell’aria rompe i vetri».
Storia vecchia: dicono che presenteranno esposti ai carabinieri ma, si sa, passata la festa…

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