I dubbi della base: a che serve il nuovo partito?

MILITANTI? «Macchè, contributo». Ovvero? «Senta ci hanno chiamato ieri sera per fare le hostess e gli steward, cinquanta euro per due giorni e se vuole saperlo non siamo neppure del partito». Comincia così al Palaghiaccio di Catania “la naturale evoluzione“, come l’ha chiamata l’ Mpa, per Francesco e Veronica: «Prendete la casacca blu, e spostate le sedie e mi raccomando, i giovani tutti al centro!», si sentono gridare. Ma loro militanti non lo sono, tutt’ al più vicini al partito, ai patronati, alle associazioni studentesche, anche se cercano di simulare l’appartenenza quando qualcuno li rimbrotta.
SONO le nove quando a Catania comincia ad arrivare il popolo dell’ Mpa riunito per due giorni in quella che dovrebbe essere un’assemblea ma che sa tanto di amarcord e «non perdiamoci di vista». Assessori comunali, consiglieri, medici, imprenditori, impiegati, simpatizzanti e tutti per sentire il loro presidente e per capire che partito sarà. Ci pensa l’ onorevole Nicola D’ Agostino a mettere tutti a loro agio: «Tranquilli ragazzi, non ci sono accrediti, mica è un congresso, andate e disperdetevi». Ah no? Non la pensa così Umberto Russo, catanese ed istruttore di scuola guida, lui sì che è militante dalla prima: «Certo che è una sorta di congresso, parliamoci chiaro, siamo venuti perché ci aspettiamo un partito nuovo, basta guardare: i giovani mancano, io ho settant’ anni e Lombardo farebbe bene a lasciare ad uno più giovane, magari a Leanza; è necessaria una revisione interna». Sarà forse per zittirlo che cominciano a risuonare in sala le note di “C’era una volta in America” e le immagini del 2005, e sarà forse Morricone ma è con le sue note che la sala comincia riempirsi. Vengono da Noto, Trapani, Messina, tutti precettati con la forza dell’ sms ma come dice Andrea Guglielmino che è consigliere di facoltà a Scienze Politiche di Catania, «c’ è anche la telefonata diretta e sapesse quanti ne ho chiamato». C’ è l’ Mpa al completo, i dirigenti ci sono tutti, da Pistorio a Reina, a cui spetta il compito di aprire la kermesse, e c’è pure chi come Leanza, vestito in blu con camicia aperta e bocca lesta, risponde, abbraccia, stringe mani a più non posso: «Chiedete, chiedete, ah il partito? Sarà quello che vedrete oggi». Arriva pure un insospettabile, anche se non tanto, è Giovanni Villari, ex deputato regionale del Pd, che quatto, quatto s’infila dinoccolato nella folla e scompare sotto una risata scrosciante non si sa se di compiacimento o irrisione. E chi l’avrebbe detto che dal Pd sarebbe arrivato pure uno come Antonio Riccio, adesso autonomista e militante dalle idee chiare: «Non voglio un partito come la Lega, lo vorrei strutturato e soprattutto alleato al centrosinistra. Perché sono entrato nell’ Mpa? Mi sembrava il male minore e il bene possibile, anche se adesso…» Adesso cosa? «E’ in panne e non riesce a scardinare il sistema, la soluzione sarebbe un governo politico conservando gente come Centorrino, ma non parlatemi d’intellettuali alla guida». A scommettere sul governo politico sono in molti, come Cettina, una che del movimento conosce gli ingranaggi, viene a confidarsi e dice: «Do una notizia, a settembre governo politico, ne sono sicura, scriva, scriva, me lo ha detto il presidente!». Ed è proprio tra confidenze e mezze parole che arriva Lombardo, ingrugnito con i suoi organizzatori che continuano a proiettare le immagini della Costituente di ormai sei anni fa: «Quella di oggi è un’altra storia». L’avrà sentito un militante che ammaina la bandiera con la colomba e compunto va a sedersi.

Enzo Sanfilippo

Eppure non tutti la pensano così, c’ è chi come Enzo Sanfilippo di Catania sul palco, nel suo intervento stringato e applaudito, ribadisce: «Abbiamo regole e vertice, dobbiamo cambiare e passare da movimento a partito, ma il nuovo è quello che si è fatto sempre». Poi ci sono quelli che mugugnano e nonostante tutto continuanoa crederci, che dire allora di Paolina Reitano, venuta da Messina un po’ delusa e con la fiducia a tempo? «Sta cedendo alle logiche di partito, pur non essendolo mai stato, la verità è che ci vuole una cernita all’ interno. Sta perdendo risonanza». Intanto all’ ingresso, Francesco e Veronica adesso si mettono a vendere cravatte, «è dell’ Mpa, nera con bordini giallie rossi, a soli cinquanta euro, la vuole? (nel pomeriggio scenderà a trenta)». Un movimento? Un popolo? «No, non c’ è un fattore emotivo, siamo fluidi, di più! Multiculturali» dice Guido Lavetere, imprenditore. E anche comici. È infatti del comico catanese Litterio l’intervento più applaudito, «questo movimento è un atto di fede, tutto quello che si fa per la Sicilia è fede, questo movimento è indispensabile per la sopravvivenza civile! Bisogna credere senza vedere!». Tuttavia Corrado anche lui iscritto da anni preferirebbe vedere, altro che fede. «No, io sono venuto a vedere se questo partito si può dire ancora siciliano oppure no». Si allontana coni suoi occhialetti inforcati sul naso e un vistoso anello sul mignolo, poi torna sorridendo indietro e dice: «Ma a pensarci perché un partito nuovo? Stiamo così bene così, in politica tutto si ricicla».

 

La Sicilia è dei siciliani – Intervento conclusivo di Raffaele Lombardo

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