Costruire, non abbattere

Ho letto con interesse l’intervento di Franco Siclari sull’edizione odierna del quotidiano La Sicilia [1]. Concordo con convinzione con quanto scritto, tuttavia non capisco, sicuramente per mio difetto, cosa significhi precisamente l’affermazione che la cultura debba essere “la base perché un popolo possa comprendere la necessità di abbattere etnie, dialetti, costumi, modi d’essere; per avvertire unità di lingua, di pensiero, di comunicazione”. Io penso che il compito della cultura sia costruire, non abbattere. L’idea che la cultura debba essere qualcosa di assoluto che cancelli tutto ciò che non rientra nel suo ambito, potrebbe essere percepita come una forma di estremismo illuministico o positivistico e imporrebbe una definizione ristretta di ‘cultura’. L’unità non implica poi l’uniformità. E’ certamente compito primario della scuola trasmettere la tradizione culturale italiana, letteraria, artistica, scientifica, che esiste da almeno otto secoli, ci unifica, ci rende un popolo, ci fa conoscere ed ammirare da altri popoli, ma accanto ad essa perché non possono continuare ad esistere altre tradizioni o altre ‘culture’? Il problema è quello di dare a ciascuna il giusto peso, se non in termini di ‘valore’, questione intricata, sicuramente di ‘funzione’. E non c’è dubbio che la cultura nazionale italiana svolga una funzione essenziale per il nostro Paese e debba essere un punto di riferimento imprescindibile. Ma perché dovrebbe “abbattere” tutte le altre ‘forme di vita’? La cultura, fortunatamente, non si esaurisce nelle aule scolastiche. La scuola ha un compito alto e difficile da svolgere, deve conservare e trasmettere un sapere comune e condiviso, base essenziale per il progresso della nazione, ma non può imporre la ‘monotonia’ culturale.

Salvatore Daniele


[1] Franco Siclari La scuola alla base dell’Unità La Sicilia Catania 30/03/2011 pag.45

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