Beni confiscati alla mafia. Servono 2,7 mln per riconvertire a fini sociali appartamenti o abitazioni di pregio in 8 Comuni

Il presidente del Consorzio etneo per la legalità e lo sviluppo ha inviato al ministero dell’Interno la richiesta delle somme.

Nicotra: «Vogliamo creare concrete occasioni di prevenzione e recupero di situazioni di disagio ed emarginazione»

Il presidente del Consorzio etneo per la legalità e lo sviluppo dei beni confiscati alla criminalità organizzata, Raffaele Pippo Nicotra, sindaco di Aci Catena, ha inviato al ministero dell’Interno il fascicolo relativo alle somme necessarie per la riconversione e la ristrutturazione dei beni immobili confiscati alla malavita organizzata.
L’impiego a fini sociali nel circuito virtuoso collettivo impone un programma di investimenti articolato su più punti di intervento, al fine di adeguare gli immobili alle esigenze a cui sono stati destinati dal programma operativo nazionale, denominato «Sicurezza per lo sviluppo», a seguito della procedura di evidenza pubblica che ha affidato la gestione dei beni a soggetti del Terzo settore.
Il costo per il ripristino di 10 immobili distribuiti in 8 Comuni della provincia etnea, concordato con la Prefettura di Catania, ammonta a 2 milioni e 770mila euro, ripartiti secondo le esigenze dei singoli manufatti destinati a centri di aggregazione sociale.

Si tratta di appartamenti o di abitazioni singole di pregio che sono state acquisite dallo Stato nei Comuni di Aci Catena, Belpasso, Camporotondo, Gravina, Linguaglossa, Mascalucia, San Giovanni la Punta e Viagrande.
«Lo scopo dell’iniziativa – ha spiegato il sindaco di Aci Catena e presidente del Consorzio, Raffaele Pippo Nicotra – è quello di creare concrete occasioni di inclusione sociale, con particolare riguardo ai giovani disabili, ma anche agli extracomunitari, prevenendo e recuperando situazioni di disagio ed emarginazione».
«Nel piano sviluppato dal Consorzio etneo, a due anni dalla sua nascita – prosegue Nicotra – si punta anche a promuovere azioni volte alla creazione di concrete opportunità occupazionali, attraverso lo sfruttamento delle naturali vocazioni del territorio su cui i beni confiscati insistono e sulla base di un modello di sviluppo sostenibile e nello stesso tempo integrato, legato nell’immediato ai bisogni e alle potenzialità delle realtà e delle comunità coinvolte».
Anche le scuole della provincia hanno un ruolo primario nell’ambito dell’iniziativa.
Il concorso istituito dal Consorzio per la creazione di un logo identificativo ha, infatti, coinvolto gli studenti di 16 scuole della provincia e 125 sono stati gli elaborati presentati. Alla fine è stato scelto il logo abbozzato dagli studenti di una scuola di San Giovanni la Punta, che prossimamente verrà presentato e premiato nel corso di una cerimonia pubblica che coinvolgerà tutte le scuole partecipanti al concorso.

IL CONSORZIO COSTITUITO NEL 2008
Il Consorzio etneo per la legalità e lo sviluppo, costituito da 16 Comuni etnei e dalla Provincia, ha per fine ultimo l’amministrazione ai fini sociali del patrimonio assegnato dallo Stato dopo la confisca alla criminalità organizzata.
Il consorzio, che agisce sotto l’egida della Prefettura di Catania, fu costituito il 20 novembre 2008. Ne fanno parte i Comuni di Catania, Aci Catena, Belpasso, Camporotondo, Gravina, Linguaglossa, Mascali, Mascalucia, Motta Sant’Anastasia, Piedimonte, Ramacca, San Giovanni la Punta, San Gregorio, San Pietro Clarenza, Tremestieri, Viagrande oltre alla Provincia regionale. Presidente è il sindaco catenoto Raffaele Pippo Nicotra.

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