Per iniziativa dell’associazione Culturale “Amigdala“, nei locali del centro diurno di Viagrande, la d.ssa Rosanna Correnti, primario coordinatore della divisione di neuropsichiatria infantile della ASP di Catania, ha tenuto un’interessante conferenza dal titolo: “Il bullismo: zero in condotta” in presenza di un folto pubblico motivato ed attento. L’incontro si è aperto con la proiezione di un cortometraggio ideato e realizzato dal dott. Sergio Zagami, che ha saputo fondere, con intelligente e appropriata allocazione, sinteticamente gli aspetti più profondi e articolati del comportamento dei bulli, rievocando il vissuto incongruo che sta alla base di simili atteggiamenti.
Fenomeno multidimensionale, bullismo significa, letteralmente, “prepotente“, indicando proprio le “prepotenze” perpetrate da bambini e ragazzi nei confronti dei loro coetanei, soprattutto in ambito scolastico nelle maniere più disparate: dall’aspetto fisico, caratterizzato da pugni, calci, furti, danneggiamenti, ecc, a quello verbale, attraverso la umiliazione, la derisione, la diffusione di voci false e offensive, ecc…, fino a quello relazionale, escludendo, per esempio, un compagno dalle attività di gruppo o rompendo i rapporti di amicizia di cui gode la vittima. Questi fatti capitano spesso e chi subisce non riesce a difendersi. Da ciò, si evince, ha sottolineato la d.ssa Correnti, come il bullismo sia un vero e proprio abuso di potere, anche se, per essere tale, è necessario che si verifichino comportamenti di prevaricazione diretta o indiretta, che le azioni siano ripetute nel tempo, che siano coinvolti sempre gli stessi soggetti, di cui uno o più sempre in posizione di dominio (il bullo) ed uno o alcuni più deboli e incapaci di difendersi (vittime). Tra l’altro, non meno importante ai fini della definizione del fenomeno, è la messa in atto di atteggiamenti pianificati, nel senso che il bullo, in genere, sceglie attentamente la vittima tra i bambini più timidi ed isolati, agendo nei luoghi meno controllati, per esempio (spesso) nella scuola; i ruoli di bullo e vittima sono, oltre che definiti, duraturi nel tempo; la vittima preferisce subire in silenzio; più che sul piano fisico, il bullo ha più potere “sociale” rispetto alla vittima (amici-complici); infine, frequentemente gli atti di bullismo vengono compiuti in gruppo.
Altro aspetto interessante evidenziato dalla d.ssa Correnti è quello che delinea i differenti tipi di bullo e di vittima, andando dal bullo “reattivo“, ovvero ragazzi preda di stati emotivi di rabbia, paura e tristezza, con bassa tolleranza alla frustrazione, al bullo pianificatore che non agisce in preda alla rabbia, piuttosto progetta a freddo comportamenti da mettere in atto, dimostrando buone abilità cognitive; questi ragazzi sembrano mancare della capacità di provare emozioni importanti. La vittima, invece, può, manifestare comportamenti inquieti, emotività esplosiva e scarsamente controllata con eccessiva reattività agli stimoli ambientali (vittima attiva), oppure eccessiva timidezza, assenza di amici, nessuna partecipazione a situazioni sociali come, ad esempio, le feste (vittima passiva). Naturalmente, il fenomeno bullismo permette anche di scorgere svariati segnali sia nel caso della vittima che in quello del “prepotente“: nella prima ipotesi, il ragazzo mostra segni generici di sofferenza emotiva, come ansia e sintomi fisici, irrequietezza motoria con umore depresso, difficoltà nel sonno, alterazioni dell’appetito, scarsa o mancata concentrazione sui compiti nonchè mancata partecipazione a situazioni sociali in generale; tutti questi segnali sono purtroppo appesantiti da atteggiamenti evidenti e preoccupanti, come compiere strani percorsi per andare da casa a scuola e viceversa, tornare a casa con ferite e vestiti strappati, improvvisi ed ingiustificati scoppi di rabbia, perdere il denaro e chiederne in continuazione, evitare di rispondere se “interrogato” dal genitore. In più, a scuola tende a rimanere solo, a non intervenire durante le discussioni in classe, a venire continuamente schernito dai compagni rimanendo vicino all’insegnante durante i momenti di gioco o di ricreazione. II bulletto invece si contraddistingue perchè, in genere, è più consapevole della propria nicchia e tende a proporsi in ambiti ristretti che gli sono propri e inoltre è sorretto non solo dalla esibizione della sua prepotenza compensativa ma anche dall’arroganza di status, oltre che da una amplificazione del senso di impunità.
In poche parole, ha sottolineato la d.ssa Correnti, il bullo corrisponde , come stile di comportamento, al tipo aggressivo (tende a porsi in primo piano, a valorizzare sè a discapito degli altri, rimprovera, manipola con la paura, l’adulazione, le false promesse e informazioni, ricerca la soddisfazione dei propri bisogni), mentre la vittima corrisponde di più al tipo passivo
(tende a non esprimere nulla di sè, curiosità, rabbia, pensieri,ecc., spesso prova ansia, colpa ed ha una bassa autostima, appare orientato dai bisogni degli altri).
In conclusione, la d.ssa Correnti , con la riconosciuta sagacia intellettuale e specifica competenza professionale, ha interessato il pubblico presente con la carrellata finale di particolari tipi di bullismo, come il Cyberbullismo (azioni aggressive ed intenzionali eseguite tramite strumenti elettronici (sms, mms, foto,video clip, e-mail, chatrooms, sitiweb, chiamate telefoniche, ecc.), il Flaming (battaglie verbali online, con messaggi elettronici violenti e volgari), I’Harassment (messaggi insultanti e volgari inviati ripetutamente tramite computer e/o videotelefonino), il Cyberstalking (una sorta di harassment particolarmente insistente ed intimidatorio con la vittima che comincia a temere per la propria sicurezza), la denigration (per esempio mediante la pubblicazione su un sito di una foto ritoccata del compagno di classe al fine di ridicolizzarlo oppure la diffusione sul web di materiale pedopornografico per vendicarsi della ex fidanzata, ecc.), la Impersonation (farsi passare per una persona dopo aver ottenuto consensualmente la sua password e inviare messaggi con l’obiettivo di dare una cattiva immagine della persona stessa onde danneggiarne la reputazione), l’Outing and trickery (diffondere attraverso e-mail, senza alcuna autorizzazione dell’interessato, le confidenze spontanee (outing) del coetaneo e le sue fotografie riservate ed intime), l’Exclusion (l’esclusione intenzionale di escludere un coetaneo da un gruppo ondine –”lista di amici” -, da una chat, da un game interattivo), il Cyberbashing o happy slapping (comportamento criminale che ha inizio nella vita reale (un ragazzo o più ragazzi picchiano un coetaneo mentre altri riprendono l’aggressione con il videotelefonino e che poi continua, con caratteristiche diverse, on line).
Il dibattito finale, come è facile supporre, è stato particolarmente vivace e arricchito da impressioni ed esperienze riportate dai presenti in un confronto culturale estremamente positivo.
Salvatore Di Dio