NUOVA IMPRESA DI MARIO MACRÌ.
Soffrire il freddo. E il caldo. La solitudine, a volte. In cambio della libertà, quella che soffia con il vento in faccia, e corre su due ruote. A tutto gas per fare il pieno di esperienze, arricchendo a ogni tappa la propria esistenza.
Mario Macrì, catanese, 47 anni, è pronto a ripartire stavolta in sella a una Honda Transalp 700 che lo porterà a conoscere un nuovo spicchio di mondo. Quaranta giorni in tutto, destinazione Argentina e Cile, con la Patagonia e la Terra del Fuoco. Mentre sulla schiena corre il solito brivido. «Una sensazione, sempre la stessa, perché non sai mai cosa ti aspetta» dice Macrì. Fascino, ma spesso paura, dell’imprevisto, che si manifesta in «un’improvvisa bufera di neve a 5.200 m, sulle Ande, o nel pericolo di un’imboscata, o quella volta in Colombia, con il blocco stradale dei campesinos…».
La scommessa però è un’altra.
«Non si tratta di superarsi, non è una sfida fine a se stessa – spiega – quanto di calarsi del tutto nel contesto, nell’ambiente, vivere come in un documentario, conoscere, completamente, ecco la sfida è questa».
E mentre la moto macina chilometri, i pensieri rombano, sfondano il muro della quotidianità, per arrivare dove tutto è una scoperta, aggiungendo a ogni orizzonte nuovo, volto, tramonto, un pezzo in più.
«Una ricchezza», dice lui, turista per niente, viaggiatore non a caso, divoratore di emozioni, inseguendo luoghi e persone, con l’idea precisa di portarsi via qualcosa, di rubare immagini e sensazioni. E non essere più quello di prima. In posti così, dove la natura è incontaminata, selvaggia, nel deserto, ad alte quote, in mezzo a (s)conosciuti, le prospettive cambiano. Capisci che il mondo sa essere così diverso. «A volte mi dico: qui ci porto la mia famiglia e mi trasferisco per sempre». Ma poi si torna. E anche questo fa parte del viaggio. «Documentato a ogni tappa», spiega Macrì, in contatto con la moglie e i tre figli che lo seguono a distanza passo passo, e da un gruppo di amici-fan che non lo perdono di vista su facebook. (Diario di bordo su www.murodelrock.com/moto).
Questo l’itinerario. Da Buenos Aires, tutta la Pampa argentina per congiungersi poi con la Cordigliera andina (lato argentino) fino al Perito moreno, il ghiacciaio perenne che dovrebbe, nel tempo, estendersi, e il cui fronte invece crolla in continuazione a causa del riscaldamento terrestre, “come assistere – usa quest’immagine – al ripetersi del crollo delle torri gemelle“. Ancora giù, nella Terra del Fuoco, fino a Ushuaia, la città estrema, la più a sud del globo, il lembo ultimo, la fine del mondo.
Da lì fino a Capo Horn, la bestia nera dei naviganti e dei motociclisti, per le fortissime raffiche di vento che arrivano a soffiare fino a 140 km/h, per poi risalire percorrendo la Terra del Fuoco dal lato argentino, quindi la Patagonia fino alla Penisola di Valdes.