STORIA LOCALE. Le vicende del borgo ricostruite con metodo scientifico nell’ultimo libro di Stefano Di Stefano.
Scrivere di “storia locale“, un volta, rimandava a figure di isolati “appassionati” di “storia patria“, ferventi cultori di tradizioni “locali“, dediti a redigere corpose o smilze “summae” su origini e sviluppo storico di singole municipalità. Spesso, tranne eccezioni, si basavano su ricostruzioni di avvenimenti approssimative, in parte prive di riferimenti a fonti originali e di metodo storico, con tendenza più a uno stile retorico-celebrativo che all’essenzialità del discorso storiografico.
Non è che mancassero in storiografia i modelli esemplari da cui attingere metodologia di ricerca, impostazione di stile, valga per tutti quello offerto dal saggio “Un comune rurale della Sicilia etnea. Biancavilla, 1810-1860“, Catania, 1963, dello storico Giuseppe Giarrizzo.
Sono opere nelle quali si trovano fissati criteri e concetti fondamentali per una trattazione storica, quale quello di “Historia minima” nel suo inequivocabile e moderno significato di “microcosmo” che riproduce il “macrocosmo“, i destini “locali” necessariamente legati a quelli “generali“. Oggi, le cose sono cambiate, grazie a evoluzione culturale, consapevolezza interdisciplinare, i cui effetti si avvertono anche nell’ambito della storiografia “locale“. Certo, permane una sorta di “sottobosco“, da cui prendono le distanze, però, opere di indiscutibile valore culturale e dignità storiografica.
È da considerare tra queste la già cospicua produzione saggistica, in ambito di “storia locale“, di Stefano Di Stefano, “etneo” di Aci Bonaccorsi, classe 1935, di formazione umanistica, diplomato in Archivistica, Paleografia e Diplomatica, profondo conoscitore di luoghi e Storia della Sicilia, studiata con dedizione di autentico studioso attraverso la storiografia classica e le ricerche presso Archivi di Stato, comunali, diocesani e parrocchiali.
In particolare il saggio “Bonaccursi, un antico quartiere di Jaci nella storia“, edito nel 2005 a cura del Comune di Aci Bonaccorsi e, recentemente, un nuovo impegnativo lavoro, “Lavina. Pietre e Anime. 600 anni di storia sulla lava del 1408“, Pro Loco Aci Bonaccorsi, edito con il contributo della Provincia regionale di Catania e il patrocinio del Comune di Aci Bonaccorsi.
In quest’ultimo Di Stefano ha raggiunto un esito più che lusinghiero, occupandosi di un quartiere periferico, “Lavina“, condiviso dai Comuni di Aci Bonaccorsi, Aci Sant’Antonio e Viagrande, con lo studio di eventi naturalistici (le colate laviche) e “fatti” storici in seno ai quali sorge, sul finire del XVI secolo, da una rustica edicola in pietra lavica, una speciale devozione per la “Madre di Dio“, curata dalla presenza di eremiti, in seguito venerata come “Maria Ritornata“, che nei decenni recenti raggiungerà assai ampia diffusione. Il pregio che distingue il lavoro sta proprio nell’attento esame della cospicua documentazione reperita, nella rigorosa ricostruzione storica degli avvenimenti, nell’aver individuato e tratteggiato con mano felice veri e propri “personaggi” chiave, appartenenti a popolo, al clero, alle famiglie benestanti del luogo. L’insieme è sapientemente calibrato in uno stile coniugato tra rigore scientifico e accattivante fluidità narrativa.
(font: La Sicilia – Antonio Di Mauro, 18 luglio 2010)