Ricercatori e psicologi a confronto sui disagi dei giovanissimi, dall’uso di sostanze stupefacenti e il bullismo alla guida pericolosa e all’infrangere le regole sociali.
Adolescenti e trasgressione, questo è stato il tema centrale del seminario nazionale “La trasgressione in adolescenza tra crescita e disagio”, promosso dalla Federazione Scs – Salesiani per il sociale, che si è tenuto ieri, (26 maggio) a Roma. Diversi gli ospiti convenuti tra cui Milena Santerini, pedagogista dell’Università Cattolica di Milano, Corrado Celata, educatore professionale della Asl Città di Milano – Dipartimento dipendenze e Stefano Castellani, educatore di “Energie sociali” di Verona.
Per Santerini dietro le trasgressioni degli adolescenti ci sono diversi fattori tra cui «confermare la propria identità, mettersi alla prova, esistere davanti agli altri, comunicare un disagio, esplorare sensazioni e condividere emozioni, compiere riti di iniziazione/passaggio che la nostra società non sa più offrire e rappresentare la violenza». Nella società di oggi, per la pedagogista così «intimista e narcisistica», queste forme esasperate di trasgressione «esprimono, una richiesta prepotente, o depressa, di conferma della propria esistenza, una ricerca adrenalinica di sentirsi vivi e provare agli altri il proprio coraggio/valore».
Soffermandosi quindi sul bullismo, Santerini sottolinea l’importanza di «un intervento integrato che coinvolga tutta la comunità scolastica», mentre invece nella scuola si riscontrano spesso al riguardo «impressionanti forme di passività e omertà». Quanto al consumo di sostanze, esso è, secondo l’esperta, legato a «curiosità, desiderio di esplorare, di condividere emozioni con il gruppo dei pari, di ‘sballarsi’ dopo una settimana di compressa normalità». Solo comprendendo i meccanismi che provocano queste forme di trasgressione, afferma Santerini, adulti e educatori possono tentare di prevenirle.
In Italia, fra gli studenti 15-19enni l’uso di cannabis «una o più volte negli ultimi 12 mesi» raggiunge il 24,5% del totale, quello di cocaina il 4% e quello di eroina l’1,6%. E poi c’è l’uso sempre più precoce di pasticche euforizzanti, alcol (il binge drinking è diffuso soprattutto tra i 15-16enni), tabacco, farmaci, sostanze apparentemente innocue come le bevande “energetiche” o gli “alcolpops”. Questi ultimi – bibite colorate e zuccherate aromatizzate al rum o ad altri superalcolici vengono distribuite da noti marchi, spiega invece Celata, «in confezioni accattivanti con i personaggi dei fumetti amati dai bambini delle elementari che ne sono i principali destinatari, per abituarli al gusto dell’alcol così da predisporli al suo consumo. Fin da giovanissimi – ha osservato – veniamo contattati e addestrati ad accettare e condividere la (falsa) equivalenza tra cittadino e consumatore. Per questo all’interno del lavoro educativo occorre anche saper decodificare e ricodificare queste operazioni di marketing».
Per contrastare il rischio di “normalizzazione dei consumi” e di “assuefazione sociale” occorre piuttosto «rafforzare la visibilità dei ragazzi ‘sani’, che non consumano, e possono offrire una testimonianza più credibile e persuasiva». La soluzione per Castellani è invece nel «ritorno della figura maschile, che può riattivare quella sana forma di trasgressione che rompendo gli schemi e infrangendo le regole aiuta a crescere». Nel corso del seminario verrà presentata la conclusione del progetto-percorso “Oltre la comunità terapeutica per leggere i comportamenti trasgressivi. Strada e gruppo: luoghi di sperimentazione di strategie preventive delle dipendenze” finanziato dal ministero del Lavoro e delle politiche sociali e realizzato per 18 mesi presso tre centri operativi di Viagrande (Catania), Ortona (Chieti) e Foggia, afferenti alla rete Scs/Cnos.
(font: RomaSette – R.S. , 27 maggio 2010)