L’idea di dedicare un progetto a Giovanni Paolo II “il Papa montanaro” è maturata da un incontro tra Tom Perry, Maurizio Dal Bosco e Carmelo Nicoloso. Nasce alle pendici dell’Etna, il più grande vulcano attivo d’Europa, mitica Montagna al Centro del Mediterraneo. Grazie alla disponibilità di Don Giovanni Scicolone e la piccola comunità Benedettina di Nicolosi, il Monastero G.B. Dusmet è stato il luogo dove si è concretizzato il progetto. L’intento è quello di raggiungere con i mezzi a disposizione di Tom “i piedi scalzi” LE MONTAGNE CARE al PONTEFICE VENUTO DALL’EST, con la specifica attenzione per la sacralità della Montagna, concentrando la fusione mistica del Grande Uomo e Pontefice che risponde al nome di Giovanni Paolo II.
A novembre del 2008 il gruppo promotore del progetto, incontra presso la sede della Provincia Regionale di Catania il presidente on.le Giuseppe Castiglione, dove viene presentato e illustrato il programma con le relative tappe del progetto “Tom Perry a piedi scalzi sui sentieri di Giovanni Paolo II – LE CARE MONTAGNE CHE PARLANO DI DIO”, il consenso sarà immediato, così come concreta la disponibilità ad operare.
Il maestro Elio Ruffo ha realizzato e donato un quadro raffigurante Giovanni Paolo II inserito in quelle Care Montagne che parlano di Dio, questo è diventato l’icona del progetto, resterà definitivamente presso il Monastero G.B. Dusmet di Nicolosi quando saranno completate le varie tappe dell’avventura a piedi scalzi di Tom Perry.
Il 13 maggio 2009 si parte da Piano Vetore sull’Etna, festività della Madonna di Fatima, la sobria cerimonia in loco sarà presieduta da don Giovanni Scicolone. La data ricorda anche l’attentato subito da Giovanni Paolo II in piazza S. Pietro. Maria è simbolo del pontificato di Karol Wojtyla, colei che l’ha salvato da morte certa proprio il 13 maggio, questo giorno segna nel 2002 l’inizio delle avventure di Tom Perry in giro per il mondo, anche per lui un grande legame con la Madonna.
Sull’Etna, tra le autorità sono presenti il presidente del Consiglio Regionale della Valle d’Aosta Albert Cerise, l’assessore della Provincia di Vicenza Andrea Pellizzari, l’assessore all’ambiente della Provincia di Catania Giovanni Bulla, il comandante Valerio Saitta della Polizia Provinciale di Catania, il vicepresidente del Parco dell’Etna insieme ad alcuni amministratori comunali, quindi una rappresentanza di militari e delle forze dell’ordine.
Perché questo progetto parte dall’Etna? Karol Wojtyla nel 1962 quale vescovo di Cracovia era stato sul vulcano dove si trovava l’altarino della Madonna della Neve, ma voleva ritornare, diventato Papa Giovanni Paolo II, nel 1994. Aveva espresso il desiderio di scalare le pendici dell’Etna; durante la sua visita a Catania ne aveva fatto esplicita richiesta a mons. Bommarito, ma non riuscì ad andarci.
Il 20 maggio in Vaticano il team di Tom Perry e una delegazione della Provincia Regionale di Catania sono in udienza generale dal Santo Padre Benedetto XVI, per ricevere la benedizione del quadro/icona e del progetto in ricordo di Giovanni Paolo II, commovente e toccante la sosta presso la Sua tomba nelle grotte vaticane.
Il 18 luglio tappa ad Assisi, luogo simbolo per la pace nel mondo, ricordando l’incontro tenuto da Giovanni Paolo II nel 1986 con i vari rappresentanti religiosi; la sosta presso la Basilica Inferiore alla tomba di S. Francesco ci riconduce “al naturalista per eccellenza”, colui che “in punta di piedi” è stato capace di ricondurci all’essenza del Creato. Ad unire la PACE con il CREATO l’incontro con padre Polidoro di Assisi Pax presso la Chiesa Nuova – casa paterna di S. Francesco, a cui ha partecipato Franco Tassi storico direttore del Parco Nazionale d’Abruzzo, il tutto accompagnato dall’esibizione musicale di Ferdy Sapio che ha musicato Il Cantico delle Creature.
19 luglio 2009 dal Gran Sasso “ombelico d’Italia”, il consigliere Pasquale Corriere del comune dell’Aquila si è attivato con la comunità locale (nonostante la precarietà strutturale del momento) per l’accoglienza di Tom Perry e del suo team. Nel “santuario della natura“ di S. Pietro della Ienca (AQ), all’interno della “chiesetta del Papa” (Giovanni Paolo II possedeva le chiavi) è stata celebrata una S. Messa presieduta da don Martino (polacco come Papa Wojtyla). Presente con uomini e mezzi un nutrita rappresentanza del Corpo Forestale dello Stato con il comandante Davide De Laurentis per la Regione Abruzzo.Tom Perry guidato dagli uomini del Soccorso Alpino della Forestale e accompagnato dall’amico alpinista Bepi Magrin, si è inerpicato lungo il sentiero “Papa Wojtyla”, per raggiungere dopo poco più di 2 ore la Cima Giovanni Paolo II, dove si trova una croce alta 2,30 mt, posta su un torrione lungo la cresta del Gran Sasso tra la cima delle Malecoste e Pizzo Cefalone a circa 2424 mt. Fondamentale il ruolo della Polizia Provinciale di Catania al comando del dott. Valerio Saitta, che ha fornito sostanziale supporto per la realizzazione del progetto.
La quarta tappa del progetto dedicato a Papa Wojtyla, si è snodata dal monastero di Quart, a pochi chilometri da Aosta, al santuario di Cuney, “Notre Dame Des Neiges” a 2.700 metri, il più alto Santuario Mariano d’Europa.
04 agosto 2009 – nel Monastero di Quart, che ospita una piccola comunità di suore di clausura dell’Ordine delle Carmelitane scalze, il vescovo di Aosta, monsignor Giuseppe Anfossi, alla presenza delle massime autorità locali e dell’ “alpinista scalzo” Tom Perry, ha celebrato i vespri e successivamente ha scoperto e benedetto la litografia realizzata dal maestro catanese Elio Ruffo che ha raffigurato Papa Giovanni Paolo II con alle spalle le montagne innevate. Proprio Giovanni Paolo II nel 1986 partecipò alla posa della prima pietra del monastero, nel 1989 alla sua inaugurazione e vi tornò 10 anni dopo in visita.
05 agosto – autorità istituzionali e religiose e diverse centinaia di fedeli si sono dati appuntamento a quota 2.700 metri al Santuario di Cuney, di recente restaurato, dedicato alla Madonna delle Nevi , in occasione del 350° anniversario della sua consacrazione, per la messa, officiata da monsignor Anfossi, e la tradizionale benedizione della Croce nell’acqua del torrente che scorre nelle vicinanze. Tom Perry a piedi scalzi si è inerpicato su per le cime attraverso il greto di un torrente, per poi riscendere attraverso scoscesi dirupi fino al Santuario, qui, sostando in preghiera ha affidato alla Madonna il prosieguo del suo percorso.
Questo progetto, coordinato da Carmelo Nicoloso, ha avuto proprio un entusiasta sostenitore nel presidente del Consiglio regionale della Val d’Aosta Alberto Cerise, che fu per molti anni guida del Santo Padre nelle sue escursioni sulle montagne valdostane durante i soggiorni a Les Combe.
“La montagna rappresenta la massima e pacifica espressione della natura – ha sottolineato l’assessore provinciale alle Politiche dell’Ambiente, Giovanni Bulla, già presente anche sull’Etna in rappresentanza del presidente Giuseppe Castiglione, accompagnato dal comandante della Polizia provinciale Valerio Saitta -. Questo progetto accomuna realtà territoriali lontane in termini culturali e geografici, ma unite dal rispetto e dall’amore per la natura, nel ricordo di un protagonista della fede e della storia contemporanea qual’è Giovanni Paolo II”.
12-13 agosto 2009, Adamello – Cresta della Croce Punta Giovanni Paolo II (m. 3307). Tom accompagnato dagli amici del suo team e da Bortolo Perdetti (l’incisore della Croce in granito), ha solcato con i suoi piedi scalzi la neve del ghiacciaio, fino a raggiungere quel “Simbolo Cristiano” che riporta il ricordo dei tragici eventi legati alla prima guerra mondiale, ma anche lo storico passaggio del “Papa montanaro“, momenti unici incisi nella memoria collettiva.
In un imprecisato giorno del mese di giugno 1984, il Papa decise di venire sui ghiacciai che cingevano la Cresta della Croce. Vi arrivò insieme al Presidente Sandro Pertini. Giovanni Paolo II si vestirà da sciatore: sembrerà uno di noi. Con gli sci ai piedi percorrerà una parte di quell’immensa distesa bianca. Egli s’informò sui cimenti che segnarono la tragedia di tanti uomini mandati allo sbaraglio e più volte, si soffermò in silenzioso e sofferto raccoglimento. Sostò dove gli Alpini avevano costruito i camminamenti, le trincee, le gallerie, l’ospedale da campo e tutti i baraccamenti che formavano la loro città fortificata. Chiederà, sapendo che sul sovrastante rilievo era stato issato un cannone calibro 149/G., perché tale altura aveva assunto il nome di Cresta della Croce. Apprenderà, così, che la toponomastica si riferisce ad una vetusta croce realizzata con due esili tronchi, ancora fasciati da una corteccia erosa dai venti e divenuta simile al sughero.
Durante il tramonto del 16 luglio 1984, quando Giovanni Paolo II volle rimanere solo sul terrazzo del rifugio, egli si trovò di fronte alla Cresta della Croce. Nel vespro silente delle vette, quell’uomo vestito di bianco si stagliò nell’azzurro crepuscolare del cielo. Lo videro, sbirciando dalle imposte del rifugio, “prostrarsi in ginocchio” e rimanere, per lungo tempo, assorto nelle sue riflessioni. Ora, ha per tetto la volta celeste.
A ricordo di quella storica visita del Papa sui ghiacciai dell’Adamello, Maritino Zani dialogando con Bartolo Pedretti e Remigio Righi pensarono di realizzare un altare in granito. A febbraio del 1987 i fratelli Pedretti si adoperano a collocare il granitico altare nella Lobbia Alta. L’11 febbraio dello stesso anno una delegazione d’alpini, fu ricevuta in udienza privata dal Santo Padre. Nel corso del breve colloquio, Giovanni Paolo II scrisse una dedica e auspicò ogni bene a tutti gli Alpini delle due Valli, all’atto del commiato, sfiorando con una carezza paterna la guancia di Gabriele Pedretti (il piccolo alpino), mormorò un “arrivederci”.
Luglio 1988 – Il Santo Padre, visibilmente lieto ed a suo agio nello sfolgorante scenario dei grandi ghiacciai era tornato in quel rifugio dedicato a tutti i caduti dell’Adamello.
Sull’altare in granito il Santo Padre celebrerà la S. Messa, di seguito alcuni brani della sua omelia:
“Grande Gioia è per me poter elevare al Signore, insieme con voi, il cantico della lode e della riconoscenza qui vicino alla vetta dell’Adamello, di fronte ai maestosi ghiacciai del Pian di Neve. Qui, dove la natura è un inno perenne alla grandezza del Creatore, è facile disporre l’animo a pensieri alti e corroboranti, e soffermarsi in preghiera. Infine, l’ultima riflessione che desidero ancora proporvi, cari Alpini, riguarda la Madonna del Carmine, che la liturgia ci fa celebrare, oggi 16 Luglio. Per il 26° pellegrinaggio sull’Adamello avete scelto una giornata veramente mariana, e avete deciso di innalzare accanto a questo altare l’effige della Madonna dell’Adamello, che volentieri benedirò al termine della celebrazione eucaristica. Mi compiaccio vivamente per questo gesto, che bene si inserisce nel quadro dell’Anno Mariano, e per la vostra devozione alla Madre Celeste, che in ogni luogo e in ogni tempo, è vicina ad ognuno di noi col suo amore e la sua protezione.”
La sera del 31.12.1999, mentre in “Mondovisione” scorrevano le immagini raffiguranti la Cresta della Croce, il Cardinale Giovanni Battista Re leggeva il messaggio di Sua Santità Giovanni Paolo II:
«Con gioia ho appreso dell’iniziativa di illuminare, nella notte di passaggio fra questo secolo ed il prossimo millennio, la grandiosa Croce in granito che svetta sull’Adamello.
Là dove negli anni duri della Prima Guerra Mondiale correva la linea del fronte e tanti esseri umani caddero prematuramente, brillerà la luce della Croce di Cristo, messaggio di pace e di riconciliazione, di speranza e di solidarietà, che inonderà valli e montagne. Esprimo apprezzamento per questa suggestiva iniziativa, sempre memore delle due occasioni in cui ho avuto l’opportunità di trascorrere alcune ore su quelle vette innevate nel luglio del 1984 e del 1988. Porto sempre vive nel cuore le emozioni allora provate. Nel contesto dell’Anno Giubilare, il gesto semplice ed eloquente che viene compiuto costituisce un significativo invito a fissare lo sguardo su Cristo e sul mistero della Croce che illumina e dà senso alle prove dell’umana esistenza. La luce della Croce di Cristo, che dall’Adamello si diffonderà per le valli bresciane trentine, giunga sin nelle case più lontane e, come la stella guidò i pastori alla Grotta di Betlemme, così essa tutti conduca ad incontrare il Salvatore nel mistero del suo amore per noi. In questo tempo natalizio echeggia con particolare intensità l’annuncio degli Angeli: “Pace in terra agli uomini che Dio ama” (cfr. Luc. 2.14). La Croce stende maestosa le sue braccia e tutti stringe in un perenne abbraccio di pace come richiamo ed invito ad attingere dai valori spirituali energia per costruire un mondo più fraterno e solidale, una società finalmente libera dall’odio e dalla guerra. Chiesa di Cristo, bandiera di pace che dalle alte cime delle montagne chiami a volgere lo sguardo verso il cielo, unendo la storia all’eterno, parla al cuore di quanti ti vedono splendere nella notte e fa loro sentire che Dio ci sta accanto e che ci ama.
Accompagno questi sentimenti con una speciale Benedizione, che di cuore imparto a voi ed alle Comunità cristiane di Trento e di Brescia».
Dal 29 settembre al 02 ottobre 2009, Tom Perry si trasferisce in Polonia, dopo l’avventura in Italia lungo le Care Montagne tanto amate da Karol Wojtyla, rende omaggio alla Patria del “papa montanaro”, insieme alle delegazioni istituzionali della Regione Valle d’Aosta, della Provincia di Catania e della città dell’Aquila, quindi gli amici del suo Team coordinati da Carmelo Nicoloso.
A gennaio 2009 Tom aveva lasciato sull’Aconcagua (la vetta più alta d’America) un’immagine che ritraeva Giovanni Paolo II e suor Lucia (l’ultima veggente di Fatima). Sui monti Tatra in Polonia a Zakopane, l’impresa di Tom parte proprio dal Santuario della Madonna di Fatima, al cui interno si trova un quadro con Giovanni Paolo II – suor Lucia e poco dietro il cardinale Stanislaw Dziwisz (allora segretario del Papa), accompagnato da una guida locale “l’alpinista scalzo”si è inerpicato lungo i sentieri tanto cari al giovane Karol, che è ritornato in questi luoghi anche da Pontefice.
Il pellegrinaggio naturalistico/spirituale nella patria di papa Wojtyla, a cui ha partecipato la delegazione al seguito di Tom Perry, parte dal Santuario della Divina Misericordia (dal papa inaugurato nel 2002) con l’attiguo monastero dove si trovano le spoglie mortali di Santa Faustina Kowalska, prosegue per il grande e storico Santuario di Kalwaria, per raggiungere Wadowice (città natale di Giovanni Paolo II), con la sosta presso la casa paterna (oggi museo) e la Basilica della madre di Dio del Perpetuo Soccorso dove il piccolo Karol è stato battezzato e ha fatto la Prima Comunione, si conclude ad Auschwitz dove si ricordano le vittime dell’olocausto.
Cracovia è sicuramente la città che segna in modo indelebile il legame con Karol Wojtyla “Santo dei nostri tempi”, presso il castello di Wawel dove si trova l’antica Cattedrale, nella cripta dove celebrò la prima messa da sacerdote Karol Wojtyla, il cantautore Ferdy Sapio si è esibito con il “Cantico delle Creature”.
Albert Cerise (Presidente del Consiglio Regionale della Valle d’Aosta) s’è adoperato e ha partecipato all’incontro con il Cardinale Dziwisz, consentendo a Carmelo Nicoloso e Tom Perry di descrivere le varie tappe del progetto dedicato a Giovanni Paolo II e Le care Montagne che parlano di Dio, i due particolarmente emozionati, sono stati spronati e invitati dal cardinale a continuare questa loro testimonianza. Stanislaw Dziwisz che è stato per oltre 27 anni il segretario di Papa Wojtyla, confermando di aver perfettamente compreso il significato di questo progetto, ha ricordato la grande discrezione della guida prediletta Albert Cerise nell’accompagnare il Santo Padre nei diversi soggiorni valdostani, soffermandosi anche con Pasquale Corriere che segue la “chiesetta del Papa” a S. Pietro della Ienca. Il cardinale si è soffermato anche sul legame alla Madonna di Fatima e suor Lucia; prima dell’attentato del 13 maggio 1981, Giovanni Paolo II aveva posto una sufficiente attenzione sull’apparizione a Giacinta, Francesco e Lucia, successivamente, l’incontro con suor Lucia e l’approfondimento sul segreto di Fatima, Papa Wojtyla consolida il suo profondo legame alla Madre di Dio. Il progetto che l’alpinista vicentino ha voluto dedicare a papa Wojtyla è partito dall’Etna proprio il 13 maggio, il papa ha portato lo scapolare della Madonna del Carmelo fino alla morte, suor Lucia è stata suora presso una comunità monastica di Carmelitane.
E’ importante ricordare che papa Wojtyla diceva: “Il Carmelo indica simbolicamente il monte della piena adesione alla volontà divina e della nostra eterna salvezza. Tutti siamo chiamati a scalare questa montagna spirituale coraggiosamente e senza sosta.”
Attraverso Giovanni Paolo II s’è intrapreso un percorso che ci riconduce “alle montagne che parlano di Dio con la loro pacifica grandiosa maestosità”.
Lo spirito che anima questo progetto evidenzia con forza l’attenzione per l’ambiente mostrata da Giovanni Paolo II, il quale risalta l’importanza non come un tema marginale, ma come una prospettiva centrale, fittamente intrecciata con quelle classiche della giustizia e della pace.
La preoccupazione per il futuro della terra che abitiamo è realmente una dimensione qualificante della sua riflessione, profondamente radicata nella sua fede nel Dio di Gesù Cristo, Creatore e Salvatore.
“… la pace, la giustizia e la salvaguardia del creato non possono che essere frutto dell’impegno solidale di tutti nel perseguire insieme il bene comune”.