Su I promessi sposi il dibattito è sempre aperto. Si tratta di un’opera che non lascia indifferenti, che sollecita a prese di posizioni nette. Questa volta, credo che il dibattito abbia drasticamente segnato una svolta: l’autore dei Promessi sposi è un ‘cretino’. Vengo a conoscenza di questa tesi leggendo la pagina culturale del quotidiano La Sicilia del 23-07-2009. Apprezzo molto la franchezza dell’autorevole commentatore e, dietro il suo stimolo, sicuramente leggerò il libro che così favorevolmente recensisce, per farmene un’idea compiuta.
Al momento, tuttavia, mi si consenta di manifestare, prima facie e simpaticamente, un dubbio: sarà poi così difficile dimostrare, ad esempio, che La coscienza di Zeno è opera di un nevrotico, e La luna e i falò è stato scritto da un depresso (che infatti si è suicidato)? Non sarà che il romanzo ‘perfetto’, e dunque degno di essere letto e studiato, è quello… che ancora deve essere scritto? Sembra che molti studenti l’abbiano già capito, e si comportano di conseguenza, i docenti ancora no.
Per quanto mi riguarda, quando qualche volta rileggo I promessi sposi mi viene di pensare, ad esempio, a quanto poco sia cambiata l’Italia dai tempi del Manzoni. Prendiamo il capitolo XIX: due potenti (“due potestà, due canizie”), il conte zio ed il padre provinciale, colloquiano ‘al vertice’; alla fine è sempre un povero Cristoforo a dover andare a piedi da Pescarenico a Rimini, “che è una bella passeggiata”.
Salvatore Daniele