Il rapido ed imponente emergere di modelli culturali e di stili di vita e di consumo, i neo-bisogni degli ultimi decenni, hanno costituito terreno fertile all’insorgenza di assetti cognitivi, affettivo-emotivi e comportamentali sensibilmente critici se non, in molti casi, di rilievo clinico.
Il fenomeno delle dipendenze, figlio imponente di questo nostro tempo, comunque, non vale soltanto ad evidenziare disagi e patologie, ma determina anche bisogni, speranze, aspettative e a tratti anche progetti che non trovano strumenti e modalità adeguati per realizzarsi; quindi è utile non vedere tout-court nelle varie forme di dipendenze aspetti unicamente distruttivi, regressivi, disadattativi.
A tal proposito, J. Mc Dougall afferma che “le vittime della dipendenza sono impegnate in una immensa sfida alle dipendenze umane universali, compresa l’illusione di ritrovare il paradiso perduto dell’infanzia dove si è liberi dalla responsabilità e il tempo non esiste”.
La domanda nascosta che sta spesso alla base delle dipendenze comportamentali è una domanda di vita, di piacere, di relazione e di contatto, domanda che si infrange spesso contro l’impossibilità a vivere rapporti autentici e profondi (D. La Barbera).
Naturalmente, diverse sono le considerazioni e gli aspetti clinici che caratterizzano i vari tipi di dipendenza, anche se tutti hanno, in linea di principio, una matrice simile, sia essa neurobiologica, che ambientale, che familiare: possono semmai cambiare gli aspetti sintomatologici in senso stretto, mentre molto hanno in comune gli atteggiamenti e gli assetti relazionali.
Per definizione, con il termine “Nuove dipendenze” viene definito un gruppo di disturbi eterogenei (come la dipendenza da internet, il gioco d’azzardo patologico, l’exercise addiction, ecc.) che implicano un coinvolgimento in una abitudine ripetitiva e persistente, tesa a modificare lo stato di coscienza dell’individuo, e che a lungo termine comportano una compromissione significativa della sfera lavorativa, affettivo-relazionale e sociale del soggetto.
Ogni dipendenza, sia essa dovuta ad uso di sostanze che non, determina delle modificazioni a livello cerebrale tali da consolidare la condizione stessa di dipendenza, oltre che basarsi, fondamentalmente, su una preesistente condizione di vulnerabilità.
In tutti i casi è presente l’impulso a mettere in atto la condizione tossicomanica o di dipendenza e la compulsione a reiterare l’atto stesso, nell’ambito di una abitudine incontrollabile e irrefrenabile che causa un disagio clinicamente significativo.
Numerose ricerche, infine, confermano la presenza di traumi relazionali nell’infanzia (trascuratezza emotiva, abuso fisico, sessuale e/o psicologico, ecc.) in chi soffre di una qualche forma di dipendenza patologica, con esclusione dal normale flusso di coscienza delle relative componenti emotive che vengono così “depositate” in un doloroso sistema di memoria traumatica; se e quando queste memorie traumatiche vengono a galla sotto forma di sintomi quale rabbia, confusione del pensiero, disturbi somatici, amnesie dissociative, ecc., il soggetto cercherà di contrastarle “ritirandosi” in stati mentali dissociati (meccanismo di difesa della dissociazione = mancanza della normale integrazione di pensieri, sentimenti ed esperienze nel flusso di coscienza e memoria) dal resto della coscienza ordinaria per mezzo di un oggetto-droga.
Per quanto concerne le principali dipendenze senza droga, o New Addiction, la Dipendenza da Internet è la deriva patologica, ovvero un comportamento disfunzionale, legato ad uso improprio ed eccessivo del computer atto a conclamare la valenza compensatoria dell’uso della rete in soggetti preminentemente tendenti ad evadere la realtà, proprio perché non sufficientemente dotati delle opportune difese a rispondere alle sollecitazioni dell’ambiente circostante.
La “fuga nel virtuale” sembra essere, in questi casi, frequentemente connessa anche a difficoltà nei rapporti interpersonali.
Oggi, computer, internet, tecnologie digitali influenzano in modo considerevole la vita relazionale di ciascuno di noi, interferendo anche con il normale esplicarsi degli aspetti emotivi e cognitivi, offrendo esperienze e novità dapprima impensabili.
In condizioni di “sensato contenimento”, i media elettronici creano una forte sinergia con la realtà mentale e i processi psichici svolgendo anche una non indifferente funzione di estensione del pensiero e di altre importanti facoltà umane come il linguaggio, la comunicazione, l’intelligenza.
Il Gioco d’Azzardo Patologico rappresenta fin dai tempi remoti una forma importante di intrattenimento e di socializzazione, spesso usato anche come strumento profetico, identificato dalle popolazioni primitive come attività divinatorie attuata per presagire il futuro (tracce di queste pratiche si trovano già ai tempi dei Sumeri e degli Assiri, ossia nel 3600 A.C.).
Come nelle altre forme di dipendenza, anche il giocatore d’azzardo vive momenti “high” connessi alla giocata (con sensazione di attivazione e euforia) e momenti “down” tra una giocata e l’altra (con sintomi depressivi e ansiosi, oscillazioni del tono dell’umore, irritabilità) come il tossicomane tra una assunzione e l’altra.
Sono presenti, inoltre, le condizioni tipiche delle condotte tossicomaniche tradizionali, quali il “craving” (desiderio incontrollabile verso uno stimolo di rinforzo), l’assuefazione e l’astinenza, oltre che pensieri intrusivi, perdita del controllo, incapacità di limitare l’attività, tendenza a protrarre la condotta nonostante le conseguenze.
Più diffuso tra gli uomini che tra le donne, il Gioco d’Azzardo Patologico rappresenta per le seconde una via di fuga da situazioni dolorose (relazioni conflittuali, delusioni affettive, ecc.) mentre l’uomo gioca per “sentirsi vivo, in azione”, alla ricerca dell’eccitazione, del piacere o di guadagni facili e veloci.
Infine, il Gioco d’Azzardo Patologico On Line, privilegiato più dagli uomini che dalle donne e abbastanza diffuso tra gli adolescenti è preferito, in molti casi, perché offre diverse condizioni: consente l’anonimato; può essere nascosto agli occhi dei familiari; offre più opportunità e maggiore varietà di giochi; sono ridotti i tempi di attesa e sono minori gli intervalli tra le giocate; il risultato è più o meno immediato e, infine, l’utilizzo della carta di credito consente di giocare ingenti somme di denaro senza averne piena consapevolezza.
L’Exercise Addiction o Dipendenza dallo Sport è un’altra dimostrazione della esagerazione, fino ad arrivare a condizioni di vera patologia, di qualcosa che, in condizioni normali, rappresenta una delle abitudini comportamentali quotidiane più salutari per molte persone, in quanto risorsa naturale estremamente importante per la salute fisica e mentale.
Ma proprio perché particolarmente diffusa a livello sociale, l’attività “sportiva” può cessare di assolvere le funzioni positive per cui è sostenuta per trasformarsi in una vera e propria schiavitù quando travalica i normali significati originali. In altre parole, la dipendenza dallo sport rappresenta, a livello individuale, la proliferazione, l’esagerazione e la distorsione patologica di un fenomeno che contraddistingue la società moderna: quello della necessità di “apparire” per esistere.
E’ cosi che il desiderio di piacere a se stessi e agli altri può determinare la creazione di un vissuto sportivo “paradossale”, trasformando una attività di svago, di sviluppo e di creatività in una schiavitù, mutando in dipendenze attività che, se praticate secondo adeguati programmi, possono sostenere lo sviluppo, la riabilitazione e persino la lotta alla disintossicazione.
Salvatore Di Dio