Viagrande. Interrogazione sui possibili rischi. Il sindaco: «Sicurezza innanzitutto».
Entrano nel vivo i festeggiamenti in onore di S. Mauro Abate, patrono di Viagrande, con le polemiche e le problematiche di sempre, approdate, in questa edizione, anche sugli scanni del Consiglio comunale in seguito a un intervento del consigliere di opposizione, Antonio Intelisano, il quale ha chiesto al sindaco, Vera Cavallaro (che è anche presidente del Comitato dei festeggiamenti), quali misure di sicurezza sono state adottate per evitare pericoli durante i fuochi d’artificio della vigilia della festa, accesi in via Aldo Moro, nella gara tra i quartieri di Scalatelli e S. Caterina.
«Mi risulta che gli abitanti di via Garibaldi bassa hanno inviato lettere all’amministrazione comunale chiedendo misure di sicurezza per evitare eventuali danni alle abitazioni e alle persone nella zona interessata dagli spari».
Il sindaco Cavallaro ha risposto che in, effetti, da qualche anno a questa parte pervengono all’amministrazione un numero sempre maggiore di lettere di cittadini che esprimono giudizi negativi sui fuochi d’artificio di S. Mauro, ma è convinta che sarà dato spazio «innanzitutto alla sicurezza».
Le polemiche sui fuochi d’artificio, comunque, ci sono sempre state e continueranno a esserci, sebbene poi agli spettacoli partecipino migliaia di persone, provenienti anche dal sud Italia (Campania, Calabria e Puglia). Tuttavia, non va trascurato il fatto che il territorio di Viagrande ormai è ricco di ville e villini (la popolazione tocca gli 8 mila abitanti, di cui oltre un terzo non indigeni) e trovare un sito che non abbia nel raggio di 200 metri case di civile abitazione, diventa sempre più difficile.
Le problematiche riguardano l’occupazione di strade provinciali e comunali da parte dei venditori di mercanzie varie, che non vengono chiuse ufficialmente al traffico (tranne piazza S. Mauro e dintorni).
E’, quella di S. Mauro, una festa patronale molto complessa e per organizzarne le varie fasi i devoti si sottopongono a sacrifici immani e, pertanto, per almeno 10-15 giorni, occorre molto buon senso da parte di tutti, così come da secolare tradizione. Anche se i tempi, ovviamente, cambiano.
(font: La Sicilia – Paolo Licciardello, 13 gennaio 2009)
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