Il Piano di tutela delle acque è lo strumento di pianificazione introdotto dal decreto 152/99, del quale vorrei ricordare l’art. 25:
Art. 25.
Risparmio idrico
1. Coloro che gestiscono o utilizzano la risorsa idrica adottano le misure necessarie all’eliminazione degli sprechi ed alla riduzione dei consumi e ad incrementare il riciclo ed il riutilizzo, anche mediante l’utilizzazione delle migliori tecniche disponibili.
2. Il comma 1 dell’articolo 5 della legge 5 gennaio 1994, n. 36, (a) e’ sostituito dal seguente:
“1. Le regioni prevedono norme e misure volte a favorire la riduzione dei consumi e l’eliminazione degli sprechi ed in particolare a:
a) migliorare la manutenzione delle reti di adduzione e di distribuzione di acque a qualsiasi uso destinate al fine di ridurre le perdite;
… etc.
Il piano contiene l’insieme delle misure necessarie alla tutela qualitativa e quantitativa dei sistemi idrici, a scala regionale e di bacino idrografico.
(font: APAT – Agenzia per la protezione dell’ambiente e per i servizi tecnici)
Abbiamo disquisito a più non posso, durante la campagna elettorale appena trascorsa, della necessità di fare il possibile per migliorare la nostra rete idrica, anche giusto per evitare gli sprechi ed i conseguenti disservizi ai cittadini.
Più volte in questo ultimo periodo mi è capitato di passare, con la mia moto, per l’incrocio in alto di Via Indirizzo a Viagrande (la salita del Vallone, per intenderci; l’incrocio con a dx. il Villaggio Madonna degli Ulivi ed a sx. la salita verso Trecastagni).
Chiaramente noi motociclisti abbiamo un occhio un po’ più attento per queste cose, visto che un torrente d’acqua improvviso ti si presenta davanti, magari proprio dopo una curva e potrebbe essere causa di pericolose perdite di aderenza. A quel punto, molto cautamente, segui la scia d’acqua cercando di passare il più possibile sull’asciutto, pensando che prima o poi finirà. Invece ti ritrovi a percorrere il resto della salita del “vallone” in mezzo all’acqua, su… fino all’incrocio, dove finalmente ti rendi conto che la perdita sta proprio lì; nel bel mezzo della strada, da un buco dell’asfalto, si è formata la sorgente incriminata.
Il problema però sta nel fatto che già da più di 15 gg. il flusso non si ferma e non sembra proprio che alcuno abbia preso provvedimenti.
Nella nostra ignoranza in materia potremmo “popolarmente” esordire dicendo “… e poi a noi manca l’acqua giornate intere!!!”
Magari, in realtà, non si tratta di acqua potabile; questo non è concesso a noi profani poterlo appurare con facilità, ma in ogni caso penso proprio che il problema rimanga.
Probabilmente si tirerà fuori la disputa sulla territorialità, ma se leggiamo con attenzione e consideriamo quanto espressamente citato nel decreto 152/99, ci rendiamo conto che l’acqua è un bene comune patrimoniale dell’umanità e l’accesso all’acqua, potabile in particolare, é un diritto umano e sociale imprescrittibile che deve essere garantito a tutti gli esseri umani, e come tale deve essere garantito da chiunque, a prescindere dai confini.
Forti di questo pensiero, a cui tutti ci appelliamo nel momento in cui rimaniamo increduli davanti ad un rubinetto dal quale non esce acqua, diventa ancora più normale e forse poco tecnico arrabbiarsi davanti ad uno spettacolo del genere.
Siamo ugualmente certi, però, del fatto che qualcuno dei nuovi eletti, armato della buona volontà che contraddistingue chi sta all’inizio di un governo, ci darà presto maggiori delucidazioni.
Nell’attesa… state attenti a non scivolare.
Mario Macrì
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