Una collana colorata intorno al collo e il testo di un celebre brano dei Pink Floyd tra le labbra.
Jasmine Colica, al suo secondo capitolo degli esami di maturità 2008 al Liceo scientifico “Galileo Galilei”, ha deciso di esordire così, leggendo il testo di «Another brick in the wall».
E quella psichedelica esortazione della leggendaria rockband anglosassone «professori, lasciate in pace i ragazzi! Tutto sommato, siete solo un altro mattone sul muro», ipnotizza la commissione esaminatrice.
«È il grido di liberazione degli studenti alla concezione tecnocratica della vita», spiega all’uscita dall’”aula bunker” della sua scuola, tra baci, abbracci e applausi dei compagni di classe.
«Purtroppo la società ci vuole o bianchi o neri. Sembrano non esserci più le mezze misure. Gli uomini si costruiscono un muro e restano imprigionati nel personaggio che si sono creati o che magari gli altri gli hanno imposto», aggiunge la studentessa. Ma Jasmine, ormai maggiorenne, ha già deciso. E ad accettare questo cliché non ci sta.
«La società non ci lascia liberi di esprimerci – commenta ancora la giovane – è tutto spersonalizzato.
Eppure, secondo me, per ribellarsi a questo sistema non occorre sconvolgere il mondo. La rivoluzione dobbiamo farla dentro di noi».
Poi, a sorpresa, sfodera dal cilindro la vocazione di missionaria, che a settembre la porterà lontano: «Con le suore di Madre Teresa di Calcutta andrò in Etiopia. Voglio guardare in faccia la gente che soffre»…
(font: La Sicilia – Elena Orlando, 02 luglio 2008)