I toni sono molto simili a quelli del 1994 ma questa volta Berlusconi appare più corazzato e determinato a non lasciarsi sopraffare. È pronto ad affrontare l’attacco della magistratura. Dalla sua ha la forza dei numeri di una maggioranza granitica e di sondaggi che continuano a vederlo ai massimi nel gradimento degli elettori.
Il premier così approfitta della platea della Confesercenti per sferrare un attacco che non risparmia nulla a quei «giudici ideologizzati che tentano di sovvertire il voto degli italiani mettendo il Paese e la democrazia in libertà vigilata».
E se quei «789 pm che dal 1994 al 2006» lo hanno perseguitato «con accuse folli e infondate», sono riusciti nel ’94 a farlo cadere, «non ci riusciranno questa volta» avverte.
L’offensiva del presidente del Consiglio arriva inaspettata, quasi l’inciso a un intervento che nulla del genere lasciava presagire. Berlusconi comincia con ironia. Parlando dei «lacci e lacciuoli» della burocrazia che legano le mani al presidente del Consiglio, usando la mimica, scherza dicendo che «molti giudici mi vorrebbero vedere così…». Una battuta che però è seguita da una più pesante bordata. Poco prima dei saluti, si lascia prendere la mano e punta il dito contro quei «giudici politicizzati che sono la metastasi della democrazia». Berlusconi abbandona i toni pacati del suo intervento, applaudito più volte, e parte a gamba tesa sul tema della giustizia.
Qualcuno in sala non gradisce e fischia. Il premier però non se ne cura e risponde a tono: «mi avete invitato voi…».
E giù a snocciolare i dati di quella che ha sempre considerato una persecuzione giudiziaria: «dal 1994 al 2006 ci sono stati più di 789 tra pm e magistrati che si sono interessati del pericolo Berlusconi. Ho ricevuto 587 visite della polizia giudiziaria e della Guardia di Finanza. Ho subito 2.500 udienze e ho sostenuto spese legali per 174 milioni di euro». Un’operazione con lo scopo non solo di colpire lui ma di «sovvertire la democrazia». E sottolinea che comunque i processi «mi hanno sempre visto assolto».
Poi sposta la mira. E punta in direzione del Pd. In sala c’è Walter Veltroni al quale consegna personalmente la dichiarazione di «fine rappporto maggioranza-opposizione».
«Quando vedo queste cose, quando vedo che si cerca di cambiare un governo con accuse false, folli e infondate – tuona Berlusconi – mi indigno. E mi indigno anche se vedo che c’è chi si lascia trasportare dall’ala giustizialista della magistratura se vedo una democrazia in libertà vigilata sotto il tacco dei giudici politicizzati». E allora con l’opposizione non c’è più possibilità di dialogo, ma «perchè l’hanno voluto spezzare loro». E perchè, argomenta, «questa è un’opposizione che ancora non capisce ciò che sta accadendo e non si unisce alla maggioranza per cercare di combattere chi sovverte la democrazia».
Alla fine dice chiaro e tondo, qualora il messaggio non fosse arrivato al destinatario, che «a questo punto il dialogo con loro siamo noi a non volerlo più». Pesano, si legge nelle parole di Berlusconi, soprattutto quegli attacchi che l’opposizione gli ha riservato contro le leggi ad personam. «Dicono che faccio leggi nel mio interesse. Ma io – sottolinea – in politica sono sceso per difendere gli interessi degli italiani. Il mio interesse semmai – fa presente – sarebbe quello di lasciare la politica e il paese e godermi i soldi che mi sono meritatamente guadagnato».
(font: Il Tempo – Laura Della Pasqua, 26 giugno 2008)
Ed ecco l’ennesimo attacco di Marco Travaglio, nemico N. 1 del Cavaliere
(font: Il Blog di Beppe Grillo, 23 giugno 2008)
Marco Travaglio è nato a Torino il 13 ottobre 1964. Conseguita la maturità classica al Liceo Salesiano Valsalice di Torino, si è laureato in Lettere Moderne e in Storia contemporanea presso l’Università degli studi di Torino.
Ha cominciato la propria attività come giornalista free lance in piccole testate di area cattolica, come “Il Nostro tempo“, con il quale al tempo collaborava anche Mario Giordano.
Al Nostro tempo conobbe Giovanni Arpino che, nell’ottobre del 1987, lo presentò a Indro Montanelli il quale, alla vigilia di Pasqua del 1988, lo chiamò a collaborare al Giornale. Per il quotidiano milanese lavorò come vice-corrispondente da Torino dal 1987 al 1992. Quando, nel 1994 Montanelli lasciò il quotidiano che aveva fondato venti anni prima, lo seguì, con altri cinquanta redattori, nella breve esperienza de La Voce.
Travaglio ha poi collaborato con diversi quotidiani e periodici, fra cui Sette, Cuore, Il Messaggero, Il Giorno, L’Indipendente, Il Borghese e L’Espresso.
La sua principale area di interesse è la cronaca giudiziaria, dalle questioni legate all’antimafia, ai fenomeni di corruzione, a partire dalla cosiddetta inchiesta Mani pulite, sviluppata sotto forma di indagini e raccolte storico-giornalistiche. Più di una volta i suoi articoli hanno suscitato le ire dei politici, spesso senza distinzione di schieramenti.
Prima del 2001 ha pubblicato sul settimanale di destra Il Borghese, in versione integrale e a puntate, le intercettazioni telefoniche fatte dalla polizia al movimento Lotta Continua (inclusi Gad Lerner, Giuliano Ferrara, Andrea Marcenaro e Luigi Manconi) il giorno seguente l’arresto di Adriano Sofri per l’accusa dell’Omicidio Calabresi. Secondo Dagospia, “nei nastri registrati dall’autorità giudiziaria se ne sentono di tutti i dolori e colori”. Tale iniziativa ha causato insofferenza nei confronti del giornalista da parte di numerosi ex movimentisti di allora, ivi incluso Flores d’Arcais.
Il 14 marzo 2001 durante un’intervista nella trasmissione Satyricon, ideata e condotta da Daniele Luttazzi, presenta il suo libro L’odore dei soldi, due mesi prima delle elezioni; successivamente lo showman che lo aveva ospitato viene allontanato dalle reti televisive.
Dal 14 settembre 2006 al 2008 è ospite fisso nella trasmissione di approfondimento giornalistico Anno Zero, condotta da Michele Santoro, dove conduce una rubrica dal titolo Arrivano i mostri.
Molti hanno discusso sulla sua collocazione politica. Travaglio si definisce un liberale da sempre; o meglio, come lui stesso afferma “liberal-montanelliano“.
Vi sono opinioni discordi sul suo background politico: vi è chi lo ritiene un esponente di primo piano dell’area progressista e legalitaria, altri invece (tra cui i giornalisti Giuliano Ferrara e Filippo Facci) lo giudicano un reazionario, che ha trovato nel giustizialismo e nel potere dei magistrati il proprio riferimento fondamentale.
Nella sua famosa intervista rilasciata a Daniele Luttazzi, nella trasmissione Satyricon, ha dichiarato di essere un liberale (precisamente “un allievo di Montanelli“) che ha trovato “asilo” nell’area di sinistra, ma che non si dichiara appartenente a quest’area politica.
Durante la trasmissione Dodicesimo round ha dichiarato che nelle elezioni 2006 ha votato al Senato “senza turarsi il naso per la prima volta“: questo perché l’Italia dei Valori, afferma Travaglio, “mi ha fatto il regalo di candidare una persona che stimo e che mi onora della sua amicizia, Franca Rame“.
Sul blog di Antonio Di Pietro, viene pubblicato il 29 marzo 2008 un articolo di Travaglio dove esprime pubblicamente il suo voto ancora a favore dell’Italia dei Valori per le elezioni politiche del 2008.
In un’intervista al giornale La Stampa, Travaglio ha ammesso di aver votato Lega Nord nelle elezioni del 1996.
(font: Wikipedia)
1 comment for “Il Cavaliere: "Certi giudici ideologizzati sono un cancro"”